E se i social media potessero fare la loro parte nell’emergenza ambientale? Sembra un utopia, ma è pura realtà. Le corporate americane che controllano le piattaforme social più diffuse, dal 2021 si sono mosse a sostegno di clima ed ambiente, creando tag ed account che raccolgono in un’unica sezione soluzioni e rimedi sostenibili condivisi dagli stessi utenti. Un’innovazione che permette alla nuova generazione digitale di sentirsi parte delle causa, attivandosi e sostenendo la green economy nella maniera che gli riesce meglio: premendo su ‘’condividi’’. Finora i risultati più performanti li ha ottenuti TikTok, autore del tag EcoTok, che vanta più di 458 milioni di visualizzazioni superando i rivali del gruppo Meta, con il quale si impegna nella battaglia agli sprechi, in particolare a quelli di abiti ed accessori, ponendo l’attenzione sul fashion upcycling.
EcoTok ed il suo attivismo green nella moda
‘’Tik Tok è la piattaforma ideale per promuovere messaggi di sostenibilità’’ spiega Adriano Accardo, Managing Director della divisione Sud Europa del gruppo, perché, da quanto registrato da Omnicom Media Group, un utente su due si sente parte di una comunity eco-consapevole, anche grazie allo ‘’share’’ di EcoTok. Un tag che in realtà è molto di più se si considera che il 63 per cento degli utenti lo sceglie per confrontarsi su tematiche green, perché lì trova l’occasione di imparare divertendosi, scoprendo le nuove tendenze. Dai video di pochi minuti a contenuti interattivi, EcoTok è uno spazio creativo nel quale la moda diventa lo strumento per contribuire e spunto per nuove considerazioni. Ma che la moda ormai da anni si impegnasse nel proporre alternative sostenibili già si sapeva, ora il vero progresso è nella modalità.
Dalla condivisione alla sensibilizzazione
La moda sostenibile si sta affermando sempre più, così come il second-hand, supportato dalla diffusione di app come Depop e Wallapop che regalano ad abiti preloved una nuova vita. Sono proprio queste app di vendita ad essersi servite del tag EcoTok per arrivare a quante più persone possibili, potenziali compratori e nuovi green activist, che nello schermo del telefono si imbattono in video dai topic così diversi: dal trattamento homemade antinquinamento di tessuti, a nuovi eco-brand da scoprire, passanfo per format ‘’come creare un look riutilizzando vecchi abiti’’ e ‘’come distinguere l’ecopelle dalla vegan leather’’. Una strategia di comunicazione che propone, in alternativa al report contenutistico pieno di dati ed informazioni, un contenuto nel quale immedesimarsi, diventando parte della ‘’soluzione’’ solamente ‘’scrollando’’ sulla homepage. Sembra un inganno percettivo ma non lo è, perché ogni visualizzazione in più a quel contenuto aumenta la credibilità del messaggio, portandolo a comparire nelle homepage di migliaia di altri utenti, aumentando così le possibilità di interazione e di sensibilizzazione. La fondatrice di Depop Agus Panzoni spiega così la sua esperienza con EcoTok:
‘’adoro il fatto che TikTok abbia fornito una piattaforma per consentire alle persone di condivere le proprie creazioni e ispirare gli altri a fare lo stesso. Ho acquistato la mia macchina da cucire dopo aver visto mille video sul tema dell’upcycling su TikTok.’’
E proprio in merito a dichiarazioni come queste che TikTok registra una partecipazione dell’86 per cento di utenti che modificano le loro abitudini dopo aver visualizzato un contenuto.
Dal luxury al fast fashion
Un risultato sorprendente che attira nuovi brand, come Gucci e Dior, che si aggiudicano il loro spazio sul social media. Creandosi così una reputazione green anche agli occhi dei giovanissimi. Alla fine è risaputo, il 40 per cento degli utenti della piattaforma appartiene alla fascia 16-30anni, e sono loro il vero cluster di riferimento, coloro che determinano la riuscita di un video e la notorietà di un trend. Se si considera che maison come Burberry e Balenciaga si servono della comunicazione social come principale strumento di divulgazione, non sorprende che TikTok registra annualmente una crescita di interazioni di più del 20per cento dal 2020 ad ora, ed è proprio la moda, rappresentata da brand e fashion personalities, a detenere il monopolio, che si rivela un’occasione per ‘’educare’’ le generazioni future a tematiche sostenibili. Ma non solo i brand più esclusivi, anche i colossi della moda a grande distribuzione come H&M e Mango usano TikTok per condividere le loro iniziative a sostegno della green economy, come H&M Conscious e Mango’s Commited Collection. Grazie alle quali i tessuti di abiti second-hand vengono impiegati per dare vita ad intere collezioni upcycled. E come se non bastasse i profili social dei due marchi detengono il primato di interazioni a sfondo sostenibile, e nella lunghissima lista di commenti vi si scorge un’ampio uso di tag, tra i quali ‘’EcoTok’’.
Gli EcoToker da seguire
Tra le figure green più attive sui vari social spiccano quelle di Emma Watson, l’attrice che con il suo account @the_press_tour si fa ambasciatrice della fashion sustanibility, e Jaden Smith, il giovane figlio d’arte di Will che da anni con il profilo di @justwater (la sua bibita totalmente green) condivide alternative ecosolidali agli sprechi del quotidiano. Oltre ai profili dei due artisti, l’attenzione per la moda sostenibile a portata di share si diffonde anche grazie agli account di persone ‘’comuni’’ ora divenute eco-celebrity grazie al loro impegno sui social. Tra questi vi sono @carotilla, blogger americana d’adozione che, dal 2016, tratta di tematiche di slow fashion, green economy, e zero waste, @cami_al_naturale, social activist che affronta nei suoi contenuti i temi del riuso condividendo spesso guide all’acquisto di second-hand, @vestitoverde, account professionale (collegato ad una piattaforma esterna) gestito da Francesca Boni per il fashion buying ecosostenibile. Nomi comuni alle ricerche social di molti, che hanno fatto di TikTok ed Instagram il loro palcoscenico dove esibire una vita 2.0, che non rinuncia alla versione precedente fatta di eccessi e sprechi, ma si aggiorna ridimensionandosi nel proprio spazio ‘’verde’’.
Luca Cioffi
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