Lo hanno definito così i media statunitensi. “La tanto attesa controffensiva dell’esercito ucraino contro le forze di occupazione russe è iniziata”, annuncia il Washington Post, citando direttamente alcune fonti militari di Kiev secondo la quale si stanno intensificando gli attacchi da parte delle forze ucraine nell’area a sud-est del Paese.
Il crollo della diga di Kakhovka potrebbe cambiare le sorti della controffensiva ucraina
La diga di Kakhovka è esplosa poco dopo l’inizio dei primi attacchi offensivi da parte delle forze ucraine, il sei giugno scorso, inondando completamente i luoghi circostanti. La mossa ha provocato come conseguenza un rallentamento delle truppe di Kiev verso la Crimea, oltre a causare danni ai centri abitati e alle popolazioni vicine, nonché alle colture locali e più in generale all’ambiente. Le fonti infatti hanno riportato che la distruzione della diga ha liberato una macchia di petrolio che si è esteso verso il mar Nero, provocando di conseguenza ingenti danni all’ambiente. Alcuni media internazionali hanno di conseguenza definito l’atto un vero e proprio “crimine di guerra”.
Nonostante questo increscioso disastro, i combattimenti e l’avanzata ucraina non sembra comunque subire battute d’arresto anche se, più che di “controffensiva”, Kiev sembra parlare più di un’intensificazione dei combattimenti nei quali, nonostante tutto, i russi sembrano opporre una “strenua resistenza”. I punti nevralgici sono in tutto quattro: Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka, nella zona del Donbass, in cui “si combatte per ogni metro di terreno”. Secondo le dichiarazioni del portavoce delle armate orientali, Serghy Cherevaty, le truppe ucraine “sono avanzate di 1600 metri sui fianchi meridionale e settentrionale”. Lo riporta l’Ansa.
I timori verso la centrale nucleare di Zaporizhzhia
Intanto il presidente ucraino Volodomyr Zelensky in questi giorni si è recato in visita a Kherson, la regione colpita in pieno dal crollo della diga. Una zona devastata, in cui continuano le evacuazioni: “600 chilometri quadrati della regione di Kherson sono sott’acqua”, hanno riferito le autorità ucraine. In merito all’accaduto, invece, il presidente ha dichiarato che la responsabilità e da attribuirsi esclusivamente ai russi: “Hanno paura che iniziamo la controffensiva in questa direzione e vogliono complicare la liberazione dei nostri territori. Sanno molto bene che perderanno questa battaglia, perciò rallentano la liberazione dell’area”.
Il disastro nel Kherson ha destato l’allerta anche a causa di un rischio di discesa del livello dell’acqua all’interno della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Una mancanza d’acqua simboleggia anche una perdita della principale fonte di raffreddamento del nucleo della centrale e, quindi, l’aumento di un disastro nucleare. Il pericolo di un disastro nucleare impensierisce perfino la Russia. Una dichiarazione da parte di Rafael Grossi, direttore dell’agenzia atomica internazionale (Aiea), all’agenzia di stampa governativa di Mosca Ria Novosti stabilisce che “C’è la possibilità di un grave incidente nucleare con grandi conseguenze radiologiche, vorremmo fare di più, se possiamo”. Un appello che, come riferisce anche Rai News, sembra rivolgersi allo stesso Putin.
Lo scenario, seppur tenuto sotto osservazione dalle autorità (l’Onu ha infatti dichiarato che gli esperti dell’Aiea tengono sotto monitoraggio l’andamento della situazione) appare comunque drammatica. La centrale di Zaporizhzhia è l’impianto nucleare che detiene la più elevata produzione di energia in Europa. Un singolo passo falso potrebbe portare a conseguenze dalla portata devastante.
Lorenza Licata
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