In onda ieri il confronto televisivo dalla durata di 95 minuti tra Angela Merkel e Martin Schulz: analisi e impressioni.
Reti unificate, due giornalisti delle maggiori reti pubbliche, due giornalisti delle maggiori emittenti private, venti milioni di spettatori e infine loro: Angela Merkel e Martin Schulz. É questo il contesto in cui ieri si è tenuto il primo confronto tra i maggiori candidati alla cancelleria tedesca.
I cristiano-democratici (CDU), capitanati dall’intramontabile Angela Merkel (candidata per il quarto mandato consecutivo), possono trarre un sospiro di sollievo a seguito dei sondaggi rilasciati dalle due emittenti pubbliche, rispettivamente ARD e ZTF. Su un campione rappresentativo di circa mille elettori, infatti, l’attuale “cancelliera” avrebbe ridimensionato totalmente le aspettative di vittoria della social-democrazia tedesca, ipotecando virtualmente, e nuovamente, il posto nella Bundeskanzleramtsgebäude (residenza federale della cancelleria tedesca).
Per ciò che concerne il versante opposto, Martin Schulz, candidato nelle file della SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands), nonostante abbia messo in campo tutta l’esperienza derivante dagli anni al servizio della “magmatica” e “claudicante” politica europea, non è riuscito a convincere un numero funzionale alla propria causa di elettori tedeschi.
Il dibattito si è svolto con assoluta pacatezza. I due candidati hanno messo in scena uno spettacolo formale, fortemente “istituzionale” e, quantomeno all’apparenza, poco passionale. Questo atteggiamento ha portato il vicecaporedattore del quotidiano Der Spiegel, Christiane Hoffmann, a pensare che non si sia trattato di un duello televisivo, bensì di un “duetto” teleisivo.
Le tematiche affrontate nel corso del confronto sono state diverse e variegate. Tra le più importanti in politica estera figurano i negoziati per l’entrata della Turchia nell’Unione Europea e i rapporti con “l’alleato” d’oltreoceano in funzione della crisi Coreana. Il leader Socalista, a seguito dell’arresto dei due attivisti dei diritti umani tedeschi in Turchia, non ha perso l’occasione per sottolineare che qualora dovesse diventare premier si batterebbe sin da subito per tagliare i rapporti con il governo Erdogan, al fine di allontanarlo definitivamente dal “sogno europeo”. La Kanzlerin ha replicato prontemente che non è disposta a “rompere con la Turchia per fare la gara a chi ha la posizione più dura”. L’altro tema scottante riguarda l’escaletion e le tensioni derivanti dagli eventi verificatisi in questi giorni nella penisola coreana. Secondo Martin Schulz, l’alleato statunitense, nello specifico il presidente Trump, non è adatto a risolvere la crisi scoppiata in estremo oriente. La “Cancelliera” Merkel è convinta, invece, che non ci possa essere una soluzione della crisi prescindendo dall’intervento statunitense, ma aggiunge: “va detto con chiarezza che serve una soluzione diplomatica, pacifica”.
Successivamente il dibattito si sposta sul settore interno. Qui l’ex presidente del Parlamento Europeo incalza la “Cancelliera” su tre tematiche di cruciale importanza: il dieselgate, i profughi e infine le pensioni. Alle accuse di aver tutelato principalmente le industrie, specialmente quelle del settore automobilistico, la Merkel risponde che quello fu un atto finalizzato a tutelare i lavoratori dipendenti. La questione relativa ai profughi giunti nel 2015 grazie all’intervento “bonario” della stessa “cancelliera”, e senza la consultazione preventiva dei leader europei risulta essere un argomento spinoso che la candidata cristianodemocratica bolla come una necessità dettata dalle contingenze politiche di quel momento. Ultimo, ma non per importanza, è il settore “pensioni”. Alle accuse di volere innalzare l’età pensionabile a 70 anni, la cancelliera risponde fermamente che ciò, sino a quando sarà lei a guidare le sorti della Germania, non accadrà.
Terminato il confronto i due candidati apparivano decisamente soddisfatti della rispettive performance: l’attuale “Cancelliera”, fredda e impassibile come sempre, trasmetteva quella sicurezza di cui i tedeschi, stando ai sondaggi, non vogliono liberarsi; lo sfidante, abituato alle perenni “difficoltà politiche europee” si mostrava pronto a dar battaglia fino all’ultimo.
Seguiranno giorni intensi, ma abbiamo ragione di credere, stando alle “abitudini politiche” dell’attuale cancelliera, che non ci saranno ulteriori face to face. Non rimane, quindi, che attendere l’esito delle urne pronte a regalare la verità il prossimo 24 settembre.
William De Carlo