L’azienda multinazionale statunitense 3M ha raggiunto un accordo che parte da 10,3 miliardi di dollari per le accuse di contaminazione dell’acqua potabile con i prodotti Pfas. Il colosso chimico sta affrontando circa 4mila azioni legali da parte di Stati ed enti locali per la contaminazione da Pfas, non ha ammesso alcuna responsabilità.

Il danno da parte del colosso chimico e manifatturiero 3M

Azienda 3M- Photo Credits CBC News
Azienda 3M- Photo Credits CBC News

3M dovrà pagare nel corso di 13 anni dai 10,3 ai 12,5 miliardi di dollari a tutte le città, contee e villaggi, per testare e ripulire le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (Pfas) nelle forniture idriche pubbliche. L’accordo, che è ancora provvisorio, archivierebbe diverse class action intentate contro la compagnia. Queste riguardano in particolare le Pfas contenute nelle schiume ignifughe degli estintori commercializzati dall’azienda. 3M ha sintetizzato e utilizzato Pfas sin dagli anni Quaranta del secolo scorso, ed è accusata di aver contaminato le risorse idriche statunitensi e causato vasti danni alla salute umana. Ad oggi le aziende di diversi settori stanno cercando alternative alle cosiddette “sostanze chimiche eterne”. Queste sono utilizzate in diversi processi produttivi e con vaste applicazioni, dalle scatole per pizza sino ai cosmetici e ai semiconduttori.

Cosa sono i Pfas

Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono state sviluppate per la prima volta negli anni Quaranta del secolo scorso. Fino alla fine degli anni Novanta i rischi sanitari ad esse connessi non furono conosciuti al pubblico. Alcune delle maggiori aziende produttrici dell’epoca, però, erano consapevoli dei pericoli già dai primi anni Sessanta: lo rivela uno studio pubblicato su “Annals of Global Healt”, che lancia una pesante accusa a DuPont e 3M, di aver occultato per decenni i rischi sanitari delle Pfas. Studi interni a 3M e DuPont condotti negli anni ’90 sugli umani avevano evidenziato che il C8 poteva aumentare il rischio di soffrire di cancro alla prostata. Il 61% dei 30 lavoratori testati aveva evidenziato un numero elevato di enzimi epatici, a indicare un’infiammazione del fegato, e che gli operai di entrambe le industrie avevano un elevato livello di fluoro nel sangue, segno della presenza delle Pfas.

La compagnia non ammette le responsabilità

La compagnia sta affrontando circa 4mila azioni legali e non ha ammesso alcuna responsabilità. 3M ha affermato infatti che l’accordo riguarda la bonifica per i fornitori di acqua che hanno rilevato le sostanze chimiche in questione “a qualsiasi livello o potrebbero farlo in futuro”. Lo scorso dicembre l’azienda aveva annunciato che entro la fine del 2025 smetterà di produrre del tutto Pfas. 3M è stata oggetto di cause legali per i Pfas anche in Europa. Nel 2022, l’azienda ha accettato un accordo di 571 milioni di euro con la regione belga delle Fiandre per gli scarichi di sostanze chimiche Pfas intorno al suo stabilimento di Zwijndrecht, vicino alla città belga di Anversa. Anche in Lombardia e in Veneto Greenpeace enunciano la presenza di questi inquinanti.

Giulia Simonetti

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