Oggi veniva al mondo una delle favole più amate di sempre. Il paese delle meraviglie, di Alice, prende forma. Tutto ciò che vi sembrerà impossibile, o totalmente fuori dal comune, prende vita. Conigli parlanti, cappelli volanti, bruchi che fumano e gatti che fluttuano nell’aria. La magia ha inizio grazie alla penna di Lewis Carroll, scrittore e matematico. L’idea arrivò nel Natale del 1864, si trovava in compagnia di tre bambine, le sorelle Liddell. La storia la conosciamo tutti: ma dietro l’innocenza di una favola, le teorie sono tante. Molte le curiosità dietro al “paese del meraviglie”. Se siete curiosi di scoprirle, addentratevi anche voi nella tana del Bianconiglio. Alice vi aspetta!

4 luglio 1865, Lewis Caroll, pubblica “Alice nel paese delle meraviglie”

Alice nel paese delle meraviglie ph@pinterest
Alice nel paese delle meraviglie ph@pinterest

Per chi si fosse perso questa esilarante storia, ci pensiamo noi a rinfrescarvi le idee. Questo racconto narra di una ragazza, il suo nome è Alice. Negli anni la sua figura è stata sempre immaginata con una carnagione bianca, un aspetto molto adolescenziale, e soprattutto la folta chioma bionda. Anche se, inizialmente, nasce nella mente dell’autore con una capigliatura castana, poiché si ispira realmente ad una bambina davvero esistita, Alice Liddell. La favola prende vita nel momento in cui, per pura curiosità, la giovane cade attraverso una tana di coniglio in un mondo fantastico popolato da strane creature antropomorfe.

Il racconto gioca con la logica, dando alla storia una popolarità duratura sia negli adulti che nei bambini. È considerato uno dei migliori esempi del genere letterario nonsenso. Il suo corso narrativo, struttura, personaggi e immagini sono stati enormemente influenti sia nella cultura popolare che nella letteratura, specialmente nel genere fantasy. Tanto da influenzare lo stesso Salvador Dalì, a prendere parte alle illustrazioni del libro, inizialmente realizzate da Carroll in persona. Una storia che ha dell’incredibile, ancor oggi suscita mistero, dietro al significato stesso dell’apologia.

Cosa si nasconde dietro al significato della favola

Da molto tempo, sui social, girano tante teorie sui cosiddetti “lati oscuri” delle favole. C’era una volta un mondo incantato, dove tutto quello che è possibile nasconde in realtà una morale raccapricciante. Come la stessa “Alice nel paese delle meraviglie”. Il libro dello scrittore Lewis Carroll, dal titolo originale “Alice in Wonderland”, negli anni ha ispirato film, opere teatrali e cartoni animati. Questo romanzo, infatti, non è un semplice racconto per bambini ma è un testo pieno di riferimenti psicologici simbolici e culturali dell’epoca. Pubblicato per la prima volta nel 1865, è stato oggetto di numerose interpretazioni.

La storia di Alice nel paese delle meraviglie inizia con Alice, una bambina come tutte le altre, nel giardino di casa sua, intenta a leggere un libro, che le risulta un po’ noioso, e la cui attenzione improvvisamente viene rapita dalla visione di un coniglio bianco che corre e parlotta tra sé (“È tardi, è tardi!”) guardando un orologio da taschino. Alice decide così di seguirlo: il coniglio la porterà verso una tana che fa da ingresso a un mondo fantastico. Lì incontra numerosi personaggi, dal Brucaliffo fino alla Regina di cuori. Una lotta contro il tempo e le paure istaurate dai sogni.

La sindrome di “Alice nel paese delle meraviglie”

Ci sono tante versioni sul vero significato di Alice nel Paese delle Meraviglie o sull’interpretazione della sua simbologia in diversi settori. Questa analisi continua del libro e del film deriva dal fatto che Lewis Carroll ha sfruttato tutta una serie di metafore, similitudini e figure allegoriche per raccontare, probabilmente, il percorso di crescita di Alice e l’eterna lotta tra l’essere bambino e l’età adulta. Creando così il terreno per diverse interpretazioni e significati nell’ambito psicologico, letterario o sociologico. Si ritiene infatti che le avventure di Alice rappresentino in realtà la lotta contro il tempo, dove razionalità e immaginazione si scontrano sempre in quello che è il cammino verso il diventare grandi e l’età adulta. Parallelamente a questa crescita temporale si affianca anche una crescita interiore, dove Alice conosce sé stessa e le emozioni dell’animo umano.

A partire dagli anni ’60 si è inoltre iniziata a diffondere una teoria del significato di Alice nel Paese delle Meraviglie, secondo la quale tutto il viaggio di Alice non avesse a che fare con un’interpretazione psicologica o filosofica, bensì con la rappresentazione di un “trip mentale” legato alla somministrazione di tutte le droghe esistenti. Infatti stando agli studi riportati nel campo psicologico, la favola di Alice manifesta evidenti tratti psicopatologici. Alice infatti è disorientata, non sa chi è, irrequieta, desidera fuggire via dal suo mondo, che la costringe a un rigore eccessivo. Questo spiegherebbe il perché del non senso di tante conversazioni e parole: un modo per ribellarsi alle regole disobbendendo. Secondo altri si tratta di un trip allucinogeno, favorito dall’assunzione di droghe da parte dell’autore.

Per altri invece, Carroll Lewis non faceva uso, come si va dicendo, di sostanze allucinogene ma soffriva di un disturbo neurologico che gli provocava strane visioni e distorsioni delle forme. Disturbo che lo ha reso fortunato permettendogli di partorire una storia destinata all’immortalità. Ha persino un nome “Alice in Wonderland Syndrome”, detto anche sindrome di Todd o allucinazioni lillipuziane. Può essere temporaneo o durare nel tempo, può anche presentarsi come sintomo iniziale della mononucleosi infettiva da virus di Epstein-Barr. Le cause? Non sono chiare, ma si ipotizza dipenda da un’attività elettrica anomala che crea alterazione del flusso sanguigno nelle aree cerebrali adibite alla percezione visiva. Sarà vero o una scusa per non ammettere che Carroll vedeva oltre senza bisogno di sindromi nè di sostanze.

La favola immortale che ha ispirato musica, cinema e teatro

Alice nel paese delle meraviglie ph@pinterest
Alice nel paese delle meraviglie ph@pinterest

Da Tim Burton, fino ai Jefferson Airplane, con la canzone White Rabbit, contenuta nell’album Surrealistic Pillow, si rifà esplicitamente alle avventure di Alice per descrivere gli effetti dell’LSD. Il primo film che si ispira alla storia risale al 1913, in Gran Bretagna. Dura solo 10 minuti e fu complicato rappresentare le stranezze del libro, visto che il cinema era ancora agli inizi.

Lewis Carroll scrisse anche il seguito di Alice

Il seguito di Alice si intitola “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò“, storia cui è ispirato il lungometraggio di Tim Burton. Venne scritto nel 1871 e inizia con la protagonista intenta a osservare uno specchio nel salotto di casa. Alice scopre ben presto di poterci entrare e inizia così una nuova avventura. Il libro è più malinconico del primo perché a quanto pare fu scritto in un periodo teso per Carroll, che ebbe problemi con la famiglia Liddell.

“Prima di fare colazione penso a sei cose impossibili… Contale Alice: 1. C’e una pozione che ti fa rimpicciolire; 2. E una torta che ti fa ingrandire; 3. Gli animali parlano; 4. I gatti evaporano; 5. Esiste un Paese delle Meraviglie; 6. Posso uccidere il Ciciarampa!”

-Alice in Wonderland, di Tim Burton

Irene Marri

Seguici su Google News