Sono tre le ragazze, due amiche e una conoscente, dalle quali gli inquirenti potranno trarre, o come testimoni oculari di alcuni momenti cruciali della notte in discoteca o come interlocutrici la mattina successiva di alcune chat, elementi utili a saggiare l’attendibilità del racconto della 22enne che a fine giugno ha denunciato alla Procura di Milano per violenza sessuale il coetaneo ex compagno di liceo Leonardo Apache La Russa. Fonte Il Corriere.
Dal racconto della denuncia è possibile ricavare un racconto coerente della serata e di quello che è successo il mattino seguente. La storia si dipana in 23 punti. «A mezzanotte con la mia cara amica M. sono andata alla discoteca Apophis Club. Quando siamo arrivate ci siamo messe a ballare e ci ha raggiunto anche un’altra ragazza. Mi sono accorta della presenza di un mio compagno di scuola del liceo: Leonardo Apache, figlio del politico Ignazio La Russa. Ci siamo salutati. Da quel momento non ricordo più nulla», racconta la ragazza come riporta La Stampa. L’Apophis è un club membership only, ovvero si accede tramite iscrizione. Si trova in via Merlo. La scena successiva si svolge in una casa di Milano: «Mi svegliai in assoluto stato confusionale, non ricordandomi cosa avvenne la sera prima, nuda nel letto con a fianco Leonardo La Russa». A quel punto «chiesi espressamente cosa era successo, come eravamo arrivati a casa, dove fossimo». Allora Leonardo Apache le risponde: «Supino nel letto con me, anche lui nudo, mi disse, “siamo venuti qui dopo la discoteca, con la mia macchina”». E la ragazza racconta anche dell’altro ragazzo: «Mi confermò (Leonardo, ndr) che sia lui sia il suo amico avevano avuto un rapporto con me a mia insaputa». L’altro ragazzo si sarebbe fermato a dormire in un’altra stanza. L’altro ragazzo, N., fa il deejay.
Poi la ragazza racconta la comparsa di Ignazio La Russa, peraltro confermata dal presidente del Senato. Si sarebbe affacciato in camera e l’avrebbe salutata «vedendomi nel letto». Poi «se ne andò via». Lei dice di aver percepito in casa anche una voce di donna. Dovrebbe essere quella della moglie di La Russa (e madre di Leonardo) Laura De Cicco. La ragazza dice di non sapere se fossero arrivati in mattinata o se fossero già presenti in casa. In compenso descrive l’immobile: «Molto grande, con corridoi e altre stanze. Ricordo vagamente di essere stata nel salotto». Torna sul bicchiere offerto: «L’unico dato certo che posso riferire è che Leonardo mi ha dato un drink, mi ha portato a casa sua, senza che io fossi nelle condizioni di poter scegliere cosa fare, mi ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali, lui e l’amico, sempre a mia insaputa; la mia amica mi ha riferito che dopo l’assunzione di quella bevanda alcolica non era più in grado di parlare normalmente; mi disse che ero stata drogata»
Leonardo Apache La Russa e la denuncia per violenza sessuale: le chat
La prima è la ragazza di cui la 22enne dice «intorno alla mezzanotte del 18 maggio 2023 unitamente alla mia cara amica (…) mi recavo presso la discoteca Apophis di Milano dove ci siamo messe a ballare». È a questa amica che la mattina dopo, disorientata dallo svegliarsi nuda a casa La Russa, e asseritamente sconvolta da quanto lo stesso Leonardo le avrebbe a suo dire risposto («Mi confermò che sia lui sia un suo amico che dormiva in un’altra stanza avevano avuto un rapporto con me a mia insaputa»), scrive dal telefonino: «Non mi ricordo nulla. Raccontami di ieri, sono stata drogata?». Domanda alla quale l’amica avrebbe risposto: «Non mi ascoltavi, penso ti abbia drogata. Non mi ascoltavi, poi sei corsa via perché non ti ho più trovata. Tu stavi benissimo fino a prima che ti portò il drink». Stando alla denuncia, questa «mia amica mi ha anche detto che aveva provato a portarmi via non riuscendovi», «mi ha riferito che dopo l’assunzione di quella bevanda alcolica da parte di Leonardo non ero più in grado di parlare. Mi disse che ero stata drogata», e «mi scrisse di scappare». Ed è sempre questa l’amica che — dice la 22enne — «ho chiamato subito in lacrime», appena uscita verso le 13 e 15 da casa La Russa, «ci ho parlato e ha provato a calmarmi. Ho preso la metropolitana e sono tornata a casa».
La seconda possibile teste a riscontro è un’altra amica alla quale la 22enne pure si rivolge via chat quando è ancora nel letto di casa La Russa: «Scrissi anche a (…) raccontandole cosa era successo. Lei stessa mi invitò a recarmi al Pronto soccorso prodigandosi nell’accompagnarmi. Mi raggiunse a casa e mi convinse a parlare con mia mamma».
C’è poi una terza possibile teste che potrebbe però dire qualcosa di utile solo sulla parte iniziale della serata in discoteca, visto che sulla scena del racconto entra quando la denunciante aggiunge che «a un certo punto nel locale ci ha raggiunto anche tale (…), conosciuta quella sera».
Giacomo Amadori su La Verità sostiene anche che la denuncia fosse in possesso del Corriere a ridosso della presentazione in Questura. Da prima che finisse sul tavolo delle pubbliche ministere che indagano: Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro. Benvenuto è un civilista esperto di trust, di diritto societario e di famiglia. Il Fatto invece ipotizza che il telefono non sia stato sequestrato perché non intestato al ragazzo, ma al padre. Bisogna in ultimo ricordare che il codice penale in Italia punisce la violenza sessuale sia per costrizione che per induzione. Ovvero anche chi agisce approfittando della condizione di menomazione della presunta vittima. La ragazza testimonierà nelle prossime ore in procura.