Chi è Manuela Carriero è la nuova tronista di Uomini e donne. Il pubblico si ricorderà senz’altro di lei. Indimenticabile lo schiaffo al fidanzato Stefano Sirena durante il falò di confronto a Temptation Island 2021. Dopo la sua partecipazione al reality delle coppie, Manuela Carriero iniziò una nuova relazione accanto a Luciano Punzo, tentatore conosciuto all’interno del programma. La loro storia si è però interrotta nei mesi scorsi e oggi, a partire da lunedì 11 settembre, è pronta a cercare l’amore su Canale 5, nel dating show condotto da Maria De Filippi in onda ogni giorni a partire dalle 14. Di seguito, qualche dettaglio sulla sua vita privata e sul suo lavoro, tra età, famiglia e passioni

Chi è Manuela Carriero, tronista di Uomini e Donne:l’infanzia difficile

Manuela ha due sorelle e un fratello. “La mia non è stata una vita facile. Vengo da una famiglia problematica”, ha dichiarato Manuela nel video di presentazione. Racconta di essere cresciuta in fretta. Sua madre, figlia unica, proveniva da una famiglia molto ricca, e i suoi genitori (i nonni i Manuela) volevano sposasse un uomo ricco, se così non fosse stato le avrebbero tolto tutte le proprietà. “Mia madre scelse il cuore – racconta la troinsta – e scappò con mio padre (che non era ricco) rinunciando a tutto“.

Il buio totale quando ad un certo punto Manuela e la sorella vennero affidate agli assistenti sociali. “Un giorno, tornai a casa da scuola, davanti al cancello c’era un’ambulanza e la casa era vuota. Non capivamo cosa fosse successo – spiega – dove fossero i nostri genitori e i nostri fratelli…Venimmo separati e portati presso delle famiglie affidatarie”.  Situazione dipesa dai problemi del padre, che gettarono nel baratro anche la madre. Quando i genitori riuscirono a riprendere lei e la sorella, i problemi economici non erano però finiti e Manuela dovette iniziare a lavorare all’età di 15 anni.

Nel 2006 il padre morì di cancro. La malattia gli concesse pochi mesi: “Mia madre si ritrovò vedova a 35 anni con quattro figli, piena di debiti – continua – Dopo due mesi ci fecero uno sfratto e tornarono gli assistenti sociali a portarci in una casa famiglia. A 18 anni ho lasciato la comunità, avevo una casa, due lavori e l’affidamento dei miei fratelli. I soldi che guadagnavo mi servivano per pagare l’affitto, le bollette, le spese mediche e mettermi un piatto a tavola. Se mi rimaneva qualcosina facevamo una colletta con mia sorella e portavamo dei regali ai nostri fratellini. Con il passare del tempo mia madre guarì dalla depressione, le venne consegnato un alloggio popolare e le venne riassegnato l’affidamento dei due piccolini che oramai avevano 8 e 10 anni”.

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