Negli ultimi giorni i migranti che arrivano a Lampedusa sperimentano una nuova forma di solidarietà: dal basso, dalle persone che vivono l’isola, dal cuore grande degli abitanti.
Negli ultimi giorni i residenti si prodigano assistere le persone sbarcate. Come scrive “VITA” il giornale, si tratta a tutti gli effetti di “accoglienza fai da te” nel vero senso del termine: c’è chi offre una pizza, chi scarpe e vestiti.
Migranti a Lampedusa e la solidarietà spontanea degli abitanti
Altri 144 i migranti, 69 dei quali sbarcati direttamente a Cala Croce, sono approdati, a partire dalla mezzanotte, a Lampedusa dove ieri ci sono stati 23 approdi con oltre mille profughi.
Durante la notte, gli ultimi ad essere rintracciati dai carabinieri sono stati i 69 (tra cui 4 donne) egiziani, siriani e sudanesi. Essi hanno riferito di essere salpati da Zawia, in Libia, pagando 4mila dollari a testa.
Tutti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove, alle 7, c’erano 1.950 ospiti.
C’è chi gli apre la porta di casa e cucina un piatto di pasta. Anche chi porta indumenti e giocattoli al porto commerciale, dove i migranti si riparano dal sole vicino ai camion in partenza. C’è chi dal proprio negozio prende scarpe e vestiti, chi offre un letto, un materasso, un piumone. I migranti che toccano per la prima volta le coste di Lampedusa vivono una lezione di solidarietà che tutti dovremmo imparare. Era già accaduto nella storia recente dell’immigrazione, e assistiamo ancora una volta esempi di umanità che dovrebbe osservare mondo intero.
Avviene nel momento più cruciale del bisogno. Momento in cui le presenze dei migranti arrivano quasi a quota settemila, nell’isola dove i residenti sono poco più di seimila. Lo fanno mentre i barchini approdano in porto e centinaia di persone aspettano stremate al molo Favarolo per essere trasferite nell’hotspot che può contenere non più di sei cento persone.
La Parrocchia di San Gerlando
I migranti hanno così lasciato il centro e come accadeva nel 2009 o nel 2011 hanno incontrato la comunità «che già sa quello che deve fare» ricorda Grazia Raffaele, 52 anni volontaria della parrocchia di San Gerlando, che con “La Casa della Fraternità” lavora per accogliere i migranti sull’isola. Preparano il pranzo, donano la frutta, questi e tanti altri momenti di condivisione.
Al momento qui sono accolte una trentina di persone, donne con i loro mariti e bambini.
«Non sappiamo parlare l’inglese e il francese, ma ci capiamo con gli occhi. Due bimbi avevano delle scottature in testa, chissà per quanto tempo sono stati in quei barchini di ferro sotto al sole cocente. Non ci aspettavamo di rivivere quello che abbiamo vissuto 12 anni fa, non è cambiato nulla», aggiunge.
Grazia, volontaria in parrocchia da oltre 15 anni
Grazia va a fare un po’ di spesa, e neanche a dirlo quello che si spende viene direttamente dalle tasche dei lampedusani.
«Ci aspettiamo qualcosa in più dalla Caritas e mi chiedo come si fa ad accogliere queste persone in gazebi così piccoli, qui servono strutture della Protezione Civile, perché non sono state mai fatte?»
Grazia
In ogni angolo dell’isola c’è una storia di solidarietà che si manifesta.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine