È un record: nei cieli attorno a Taiwan sono apparsi in 24 ore ben 103 aerei militari cinesi. Il ministero della Difesa di Taipei ha comunicato il dato aggiornato dell’ultima giornata di tensione, un conteggio che termina alle 6 del mattino, ora locale. 
Dei 103 velivoli di Pechino, 40 hanno superato la linea simbolica che taglia in due lo stretto di mare che separa il continente dall’isola che Pechino considera una provincia ribelle – separatasi nel 1949 al termine della guerra civile ma destinata prima o poi, con le buone o con le cattive, a ricongiungersi alla madrepatria. 
Ipotesi quest’ultima a cui si oppone l’appoggio all’indipendenza dell’isola da parte degli Stati Uniti, principali fornitori di aiuti militari a Taipei e difensori dello status quo.

Fatto sta che Taiwan considera queste intrusioni come una provocazione. 
Le “continue molestie militari di Pechino – si legge in un comunicato del governo di Taipei – possono facilmente portare a un brusco aumento della tensione e a peggiorare la sicurezza regionale”: da qui l’invito alla Cina a “fermare immediatamente queste azioni unilaterali distruttive”.

Accanto a simili dimostrazioni di forza, troviamo però anche l’attuazione di un piano soft. La Cina ha fatto sapere che approfondirà lo sviluppo integrato della città cinese di Xiamen e delle isole Kinmen, controllate da Taipei, mediante collegamenti di gas, elettricità e trasporto tra i due territori. Le misure fanno parte di un piano annunciato da Pechino per trasformare la provincia costiera del Fujian in una zona di sviluppo integrato con Taiwan, che la Cina rivendica come parte del suo territorio.

Come se non bastasse, Cong Liang, vicepresidente cinese della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, ha spiegato che la Cina sostiene l’idea di consentire alle isole Kinmen, non distanti dalla costa cinese, l’accesso al nuovo aeroporto di Xiamen. Il gigante asiatico offre da tempo all’isola la scelta tra due percorsi: pace e prosperità oppure guerra e declino. La narrazione cinese non si sposta da questo aut aut.

In un contesto del genere gli Stati Uniti hanno aperto il loro ombrello protettivo nei confronti di Taiwan, non solo criticando le azioni della Cina, ma anche inviando armamenti a Taipei. In tutta risposta, Pechino ha deciso di sanzionare (ancora) i due colossi della difesa americani Lockheed Martin e Northrop Grumman a causa del loro ruolo nella vendita delle suddette armi a Taipei.