Un uomo, Duane Keith Davis, è stato incriminato con l’accusa di omicidio per la morte del rapper Tupac Shakur, ucciso a Las Vegas nel ’96. Il celebre artista hip-hop venne ferito a colpi di pistola la notte del 7 settembre di ventisette anni fa, e poi morì in ospedale sei giorni dopo. Shakur aveva 25 anni ed era considerato uno dei maggiori interpreti del rap americano. Davis era entrato fin da subito nell’inchiesta ma con un altro ruolo: quello di testimone oculare, insieme a un’altra persona.
Tupac Shakur fu uno dei rapper più influenti di sempre e la sua morte, avvenuta sei giorni dopo la sparatoria per le ferite riportate, era rimasta un caso irrisolto per quasi trent’anni.
L’uomo si chiama Duane Keith Davis. Ha detto che occupava i sedili davanti della Cadillac bianca che si avvicinò all’auto di Tupac, la sera dopo un incontro di pugilato tra Mike Tyson e Bruce Seldon, a Las Vegas. La procura lo ha accusato di omicidio con l’aggravante dell’associazione a delinquere. Per decenni il caso e le relative indagini non avevano avuto sviluppi fino a luglio scorso, quando la polizia di Las Vegas aveva fatto sapere di aver eseguito una perquisizione, senza inizialmente diffondere altri dettagli. Poi si era saputo che la perquisizione era avvenuta nella casa dell’ultimo testimone conosciuto e in vita dell’omicidio, Davis appunto. Secondo la procura Davis sarebbe stato il mandante dell’omicidio e il leader dell’operazione.
Tupac ha venduto milioni di dischi, registrati tutti nella prima metà degli anni Novanta. La sua carriera fu breve e legata alla criminalità afroamericana di Los Angeles, quando morì aveva 25 anni. Tra il 1994 e il 1996 Tupac si contrappose al rapper Notorious B.I.G. e all’ambiente hip hop della East Coast americana, in quella che diventò una delle rivalità più famose e controverse della storia della musica. Tupac era un rapper atipico, era un grande amante di Shakespeare e della poesia in generale, ed è celebrato per la qualità e la musicalità dei suoi testi, oltre che per il loro impegno sociale in favore dei diritti civili degli afroamericani.
Il caso è rimasto insoluto per decenni prima della svolta avvenuta quest’estate con le perquisizioni in casa di Davis. Stamani, all’alba, la polizia è tornata di nuovo nell’abitazione ma per arrestare quello che era diventato il maggiore sospettato. Secondo il vice procuratore distrettuale di Las Vegas, Marc Di Giacomo, Davis è stato il “comandante sul posto”, cioè l’uomo che “ordino’ di uccidere” il rapper. Non sono stati forniti, al momento, altri dettagli ma nelle prossime ore si terrà una conferenza stampa.
Gli investigatori hanno inoltre affermato che la famiglia dell’arrestato era a conoscenza dell’indagine della polizia e che ha “accolto con soddisfazione” la notizia della svolta. Non è escluso che la soffiata decisiva possa essere arrivata dall’entourage dello stesso Davis.
Tupac Shakur, le indagini degli anni tra teorie cospirazioniste e faide musicali
Negli anni si sono succedute numerose indagini da parte della polizia di Las Vegas, delle forze dell’ordine federali e di alcuni investigatori indipendenti, ma nessuno era mai stato individuato e arrestato per l’omicidio del rapper. Negli anni si sono diffuse diverse teorie cospirative su chi fosse il responsabile della morte del cantante, così come sull’ipotesi che in realtà l’omicidio di Tupac fosse solo una messinscena dello stesso rapper per sottrarsi dai riflettori e dai tanti problemi determinati dalle faide musicali. In un primo momento delle indagini si ipotizzò anche un ruolo della banda dei Crips nella sparatoria, su ordine di Notorious B.I.G., Puff Daddy e altri membri di spicco della East Coast.
Ventisette anni dopo è arrivata la svolta con la perquisizione nella casa di Davis, dove la polizia ha sequestrato cellulari, un computer da tavolo e quattro computer portatili oltre a una serie di tablet e una copia del libro di memorie. La notte in cui venne colpito, Shakur era andata ad assistere a un incontro di pugilato di Mike Tyson all’Mgm Grand Hotel di Las Vegas. All’uscita, il rapper si era diretto con un amico in un locale notturno. Ma non è mai arrivato.