È cominciata all’alba l’operazione di guerra senza precedenti, denominata “Alluvione al-Aqsa”, che Hamas ha sferrato contro Israele. Finora, il bilancio provvisorio parla di 40 morti e più di 730 feriti.

Un lancio massiccio di razzi, migliaia, dalla Striscia di Gaza verso le città israeliane del sud e del centro, soprattutto le più vicine al punto di frizione: Sderot e, sulla costa, Ashkelon e Ashdod. Ma i missili sono arrivati anche a Tel Aviv e a Gerusalemme.

Ma, e questo è il dato peculiare, per la prima volta si sono registrati sconfinamenti di gruppi di miliziani palestinesi che, al grido di “Hamasim!”, hanno seminato il terrore nei sobborghi vicini al confine.

Immediata la risposta del governo israeliano, che ha lanciato un’operazione di risposta, denominata “Spade di Ferro”, con cui sono stati colpiti obiettivi di Hamas nella Striscia. Il primo, provvisorio bilancio basato su fonti palestinesi parla di 161 morti e 931 feriti

Pagheranno un prezzo mai conosciuto prima“, ha minacciato Netanyahu. Hamas ha pubblicato foto che mostrano miliziani armati catturare soldati israeliani nel corso di un attacco a una base militare sul confine con la Striscia di Gaza.

Dall’alba di oggi dalla Striscia si è riversata – a sorpresa – una pioggia di almeno 2200 razzi verso il sud e il centro del Paese (Tel Aviv e Gerusalemme comprese) mentre dall’enclave palestinese penetravano in territorio israeliano decine di miliziani armati di Hamas (anche in parapendio), o dal mare. Il capo dell’ala militare di Hamas Mohammad Deif da Gaza ha definito l’operazione Alluvione al-Aqsa causata “dalla profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme” e dal costante rifiuto da parte di Israele di “liberare i nostri prigionieri”. Poi ha aggiunto che i razzi lanciati nella prima fase dell’operazione “sono stati 5.000”.

Hamas afferma di aver rapito 35 israeliani, tra civili e militari, dopo “l’infiltrazione delle sue forze in Israele”. Hamas ha pubblicato foto che mostrano miliziani armati catturare soldati israeliani nel corso di un attacco a una base militare sul confine con la Striscia di Gaza. Non c’è alcuna conferma né da parte dell’esercito, né da parte delle autorità politiche israeliane.