Tra venerdì e domenica la Lega ha diffuso tre brevi video in cui si vede la giudice Iolanda Apostolico partecipare a una manifestazione a favore dei migranti a Catania, nel 2018. Della giudice si è parlato molto nelle ultime settimane a causa di una sentenza con cui, a fine settembre, aveva annullato la richiesta di detenzione per quattro migranti tunisini nel nuovo Centro per le procedure accelerate di frontiera di Pozzallo, in provincia di Ragusa, giudicando illegittime alcune parti del decreto “Cutro”. La sentenza era stata molto criticata dal governo, che ha detto di volerla impugnare.

Nel primo video, pubblicato venerdì, si vede Apostolico in piedi tra la folla e il cordone della polizia, con un’espressione a tratti incerta. Subito dopo la diffusione del filmato molti osservatori ed esponenti politici di minoranza avevano chiesto spiegazioni riguardo alle modalità con cui il video era stato filmato e poi ottenuto da Salvini. La stessa giudice si era detta preoccupata che il governo stesse portando avanti «un’operazione di dossieraggio», ossia una raccolta non autorizzata di informazioni su una o più persone, spesso con lo scopo di ricattarle.

Il segretario della Lega, che ancora non ha spiegato dove ha preso il primo video girato dalla parte della polizia, non si pone il problema di esporre, sui canali del suo partito, un nuovo atto di accusa. I video arrivano uno dopo l’altro a cinque anni dalla manifestazione, dopo che il tribunale di Catania ha dichiarato illegittimo il nuovo decreto del governo Meloni che prevede che i richiedenti asilo paghino una cauzione, oppure finiscano reclusi in un Cpr.

Per dare forza alla posizione di Salvini, i social della Lega prendono in prestito le parole del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia: «Nessuno verrà a chiederci quanto siamo stati credenti, ma credibili».

Nel fine settimana sono arrivati alcuni chiarimenti su questo: il video sarebbe stato filmato da un carabiniere presente alla manifestazione che aveva deciso di riprendere la scena spontaneamente. Il presunto autore del video ha detto che nel 2018 avvisò i suoi superiori riguardo all’esistenza del filmato, i quali a loro volta avvisarono la procura di Catania. Il filmato però non fu allegato ad atti interni o ad altri fascicoli delle autorità relativi all’evento, come confermato dalla questura di Catania.

Pochi giorni fa, quando si è iniziato a parlare sui giornali di Apostolico e della sua sentenza contraria al decreto Cutro, il carabiniere (la cui identità non è stata resa pubblica, ma che è ancora in servizio) avrebbe inviato il video su una chat personale con alcuni suoi conoscenti. Non è chiaro come o perché l’agente abbia conservato il video per oltre cinque anni, né perché questo non sia stato allegato agli atti: secondo Repubblica l’Arma dei Carabinieri avrebbe aperto un’indagine interna per valutare possibili provvedimenti disciplinari a carico dell’agente, e per chiarire come e a chi questo sia stato inviato.

Sabato Salvini ha diffuso un video di circa 45 secondi, girato da un operatore dell’agenzia di stampa LaPresse, in cui si vede la giudice vicino a un’auto della polizia e ad alcuni agenti in tenuta antisommossa. C’è un manifestante che discute animatamente con la polizia, per poi allontanarsi volontariamente: per qualche secondo anche Apostolico alza il braccio e dice qualcosa agli agenti, ma nel resto del video la giudice si limita a rimanere ferma tra la folla. La Lega ha definito «sconvolgente» il video che mostrerebbe Apostolico «in piazza contro le forze dell’ordine», e ha invitato le istituzioni a intervenire.

Domenica Salvini ha pubblicato su X (Twitter) un terzo breve video relativo alla stessa manifestazione, in cui si vede Apostolico accanto a un uomo (che secondo i giornali sarebbe il suo compagno, funzionario del tribunale di Catania) battere le mani e partecipare al coro “Siamo tutti antifascisti”. Secondo la Lega, in questo modo la coppia stava «tifando con l’estrema sinistra».

Poco dopo la pubblicazione del primo video Salvini aveva chiesto ad Apostolico di dimettersi «immediatamente», per rispetto «nei confronti di tutti gli italiani e delle istituzioni». Sul tema è poi intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio