Una favola dai connotati loschi. La storia d’amore che diventa un giallo, e che si macchia di sangue. Quando la prima volta Patrizia Reggiani vede il giovane rampollo della famiglia Gucci, era su di un un’utilitaria, rispetto a quella in cui si faceva accompagnare lei. E pensò di lui: ‘questo qui è un poveraccio‘. Stasera in tv in prima visione, il film più geniale, appassonante e macabro della love story dell’impero Gucci: “House of Gucci” di Ridley Scott.

House of Gucci, stasera ore 21.30 RAI1

House Of Gucci stasera in prima tv su Rai 1

Bella e spietata. Una donna che sa ciò che vuole e come prenderselo. O soltanto incorreggibile e squilibrata, ma vitale. La signora Patrizia Reggiani ha riempito i rotocalchi di tutto il mondo. Appena conosciuta, il giovane Maurizio Gucci le dice: ‘Vuoi portare questo cognome?’. Questa è una storia poco romanzata, ma cruenta e veritiera, dove l’amore sconfina presto nell’irrazionalità. Dove il potere domina costante sui sentimenti, sui tradimenti, sulla gelosia. “La gelosia, dopotutto, è un sentimento” – scriveva Alberto Moravia, “nella misura in cui si crede di avere, socialmente, il diritto di esserlo“. Il film “House of Gucci” del 2021, è tratto dall’omonimo libro “The House of Gucci: A Sensational Story of Murder, Madness, Glamour, and Greed” (House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine – Garzanti), scritto da Sara Gay Forden (corrispondente di moda in Italia da 22 anni per alcune testate americane). Racconta di come la moglie, Patrizia Reggiani interpretata da Lady Gaga, diventa mandante dell’omicidio, avvenuto il 27 marzo 1995, dell’ex marito Maurizio Gucci (Adam Driver), a capo della celebre casa di moda italiana.

Patrizia, domina le feste della Milano anni ’70. Sebbene ha soli 22 anni, e umili origini. E lavora come responsabile d’ufficio nella piccola ditta di autotrasporti di suo padre Fernando. In una di queste serate incontra il coetaneo studente di giurisprudenza Maurizio Gucci. Più tardi lei dirà: ‘Ho capito che lui senza di me non era capace di niente‘. Con il suo spigliato modo, la verve e dei folti capelli neri corvino, corteggia da subito il goffo e timido erede. Fin quando Maurizio presenta in famiglia Patrizia. Solo il padre Rodolfo Gucci (Jeremy Irons), intuisce che la ragazza è interessata al denaro e al successo. E avverte il figlio: se la sposa, lo diserederà. Ma il matrimonio alla presenza di 500 invitati, avviene. Unico grande assente, suo padre.

La maga e consigliera di Lady Gucci

Lasciata dal marito per una donna più giovane. Così, lo spettro della gelosia è il movente che inchioda Patrizia Reggiani. Nota anche con l’appellativo di “Vedova Nera”, ordina alla sua guida spirituale, sensitiva e amica Giuseppina “Pina” Auriemma, di assoldare un killer. Pare che lei stessa, dapprima, in una sorta di delirio o commediografia, andasse in giro a chiedere al macellaio, o altri, se qualcuno potesse uccidere suo marito. Che viene freddato da quattro colpi di pistola nell’atrio del palazzo, in via Palestro a Milano, sede della sua società. Condannata a 29 anni di carcere, ridotti poi a 26 in appello, Patrizia ha anche tentato il suicidio in cella, e dal 2017 è tornata in libertà per buona condotta. Sua figlia Allegra Gucci dichiara alla polizia quando sua madre è stata arrestata: ‘È impossibile che lei sia la mandante, mia madre avrebbe ammazzato personalmente se avesse voluto‘.

Jared Leto (Paolo Gucci), dice al fratello:“Ti sei scelto una vera ribelle!”
Maurizio Gucci: “È dinamite pura!”. Nel ruolo di Aldo Gucci, zio del marito, c’è Al Pacino. Il regista britannico, Ridley Scott che ha appena compiuto 84 anni, guarda alla dinastia Gucci costruendone una soap, spesso anche bizzarra e ironica. Invidie, rivalità, in una gerarchia in precario equilibrio, “nel nome del padre, del figlio e della famiglia Gucci“. Dinamiche familiari la cui discesa agli inferi è accelerata da una ‘diabolica’ mano femminile. Impertinente donna, per nulla al suo posto, mira ad assumere un ruolo più attivo all’interno dell’azienda di moda, ed ottenerne il controllo. Il pubblico sa come inizia la storia e come finisce. Ma la curiosità morbosa, l’intrigo, il lusso degenerante, ha fatto incassare al botteghino 5,4 milioni di euro. Una saga nella saga, perché la dinastia Gucci non ha accettato il film “House of Gucci“, dichiarando di non esser mai stata interpellata. Aldo si è così espresso: «Penoso sotto il profilo umano – ha detto attraverso un comunicato, subito dopo l’uscita del film, Aldo Gucci – e un insulto all’eredità su cui il marchio è costruito». 

Estetica e fango di House of Gucci

«Non si è curata di interpellare gli eredi prima di descrivere Aldo Gucci e i membri della famiglia Gucci come teppisti, ignoranti insensibili al mondo che li circondava», recita il comunicato dato alla stampa dalla famiglia. Uno sfogo molto più lungo, le cui ira di Aldo, non sono alleggerite neanche dall’essere interpretato dal bravissimo Al Pacino. Un film che ha decisamente mosso gli animi. Perché in libreria è arrivato da poco anche, “Fine dei giochi” (Piemme) una raccolta di memorie, da 208 pagine scritto da Allegra Gucci, 14enne all’epoca dell’assassinio. In una visione sicuramente alternativa della vicenda, la giovane si è battuta a lungo a difesa della madre, oggi 73enne, ritenendola innocente. Laureata in Giurisprudenza a Milano, e oggi residente in Svizzera, Allegra travolta dall’accanimento dei media ha detto a Vanity Fair: «Ho scritto questo libro perché ho due figli piccoli. Vedendo il clamore suscitato dal film House of Gucci, non volevo crescessero senza sapere la verità».

Un’altra scomoda versione viene alla luce dalle pagine scritte di proprio pugno: si delinea la conturbante figura di Paola Franchi, compagna del padre all’epoca del delitto. «Quando nel 1998 mia madre è stata giudicata colpevole, Franchi si è rivolta al Tribunale per i Minorenni indicando che io e il mio patrimonio eravamo “allo sbando” e che lei si offriva per tutelare me e i miei interessi. Non ci ha dato tregua», dice Allegra.

‘Nessuno è venuto da me’, cose di casa Gucci

L’idea del film viene addirittura nel 2006 a Ridley Scott, che vorrebbe Angelina Jolie e Leonardo Di Caprio come protagonisti. La produzione ha avuto libero accesso agli archivi storici della casa di moda, si pensa anche grazie alla presenza della cantante pop Lady Gaga. Che sfoggia da sempre il marchio Gucci. La scenografia di Becky Johnston e Roberto Bentivegna, è ricca di particolari che ci trasportano negli anni settanta, rappresentati minuziosamente da uno stile, dalle automobili, e dagli interni delle case. E da quella “Milano da bere” degli anni Ottanta, che si muoveva in un lusso inaccessibile. Mentre risuonano pezzi di canzoni vintage di Pino Donaggio e Caterina Caselli. Un film fatto per gli americani che narra di italiani. Il caro, buon vecchio Ridley lo sa, gioca a impastare gli accenti, rifà macchiette e versi a personaggi con una buona dose di insensibilità, che, con estremo sforzo, vanno considerati reali. Capitanati dalla vera Patrizia Reggiani, che definisce così in un’intervista la sua posizione: «Non mi considero innocente, ma neanche colpevole».

E senza reticenze, lei dice del film “House of Gucci“: “Brutto e diffamatorio“. Spiegando all’Ansa i motivi del suo disgusto: “Sono alquanto infastidita dal fatto che a mi stia interpretando senza neppure avere avuto l’accortezza e la sensibilità di venire a incontrarmi. Non è per una questione economica, ma di buon senso e rispetto. Ogni bravo attore deve prima conoscere dal vivo il personaggio che va a interpretare“. Lady Gaga non ha neppure letto il libro da cui Ridley Scott ha tratto il film. Ha deciso, invece, di documentarsi leggendo ritagli di giornale e ascoltando delle registrazioni. Affermando: “Nessuno mi doveva dire chi fosse Patrizia Gucci. Nemmeno Patrizia Gucci“.

Federica De Candia

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