Un periodo storico importante per la fashion industry, che ha dovuto superare successioni amministrative, nomine creative e fasi di assestamento della catena produttiva che ha risentito di cali di manodopera artigianale, ma ancora rimane una questione aperta, che ora torna all’attenzione dei big del fashion: la scarsa rappresentanza femminile nell’industria. Le donne alla direzione creativa di maison sono sempre le stesse, il coinvolgimento di genere non tende ad umentare, ed i nuovi debutti nelle fashion scenes sono tutti al maschile. Così, dopo l’ultimo annuncio del nuovo successore alla direzione creativa di Alexander McQueen, il grande pubblico torna a parlare di genere e ruoli, e sono i social a dibattere sul tema della gender equality.

Women in Fashion: la gender equality

Collezioni genderless - Photo Credits vogue.com

In questi giorni, il profilo Instagram 1Granary ha portato all’attenzione dei suoi follower il quadro creativo del sestetto tutto al maschile del gruppo di proprietà Kering, ponendo in risalto la totale assenza di figure femminili. Questo tema ha portato il pubblico di Instagram a chiedersi se i valori di inclusività ed uguaglianza dei quali si fa portatore Kering, siano attivi, non solo nelle collezioni, ma anche nelle scelte amministrative. Sempre il gruppo nel 2010 aveva indetto un programma volto a colmare il vuoto tra il genere maschile e quello femminile, sostenendo la gender equality, firmando la carta dei principi sull’empowerment femminile stabilita da UN Women e dal Global Compact delle Nazioni Unite. Non si può negare però che la struttura del gruppo sia formata da diverse figure femminili in ruoli di director di dipartimento e vice-presidenti regionali, ma nessun ruolo che abbia una notorietà e che dimostri a chi non conosce i nomi delle donne ricoprenti cariche interne, cioè la maggior parte, che l’industria si sostiene sul contributo femminile.

Diversità di genere

Eppure ci sono, nascoste ma ci sono, e contribuiscono all’ideazione, alla produzione ed al guadagno dei grandi brand quanto gli stessi uomini. La crescita professionale femminile sembra non giungere, con quella stessa spontaneità, ai ruoli più alti, come quelli direttivi, ma si perde in una posizione di stallo. A proposito di diversità di genere a lavoro la UN Women dice:

‘’le donne impiegano il 20per cento di tempo in più a raggiungere una carica di spicco, ed il 14per cento in più nell’ottenimemto di riconoscimenti correlati alla propria attuale posizione lavorativa’’

informazioni che delineano un quadro complesso per la crescita della rappresentanza femminile che deve giungere ad un equilibrio rappresentativo con la parte maschile. Secondo un approfondimento sulla questione della gender work equality realizzato da Vogue, su 30 brand solo 8 vedono designer donna alla direzione creativa. Ovviamente il diritto alla direzione creativa di una maison non è dato dal genere, ma dal merito, ma la questione si complica quando la maggioranza diventa la totalità.

Il ruolo di genere

Allora, non è corretto scegliere una designer solo perché donna, in alcun lavoro, ma laddove il merito si accompagna al genere femminile, la scelta dovrebbe essere spontanea. Ma così non sembra, perché scompare in un processo operativo decisionale spesso al maschile. Allora il rimedio è nella modifica dell’assetto decisionale? No, bensì nella modifica quantitativa tra nomine maschili e femminili.

Luca Cioffi

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