Esperti Onu indicano contro Israele chiare e inequivocabili prove di incitamento al genocidio contro palestinesi.

L’escalation inizia il 7 ottobre con l’attacco dell’organizzazione Hamas contro Israele, a cui Tel Aviv ha risposto bombardando i civili di Gaza. Eradicare il terrorismo non può però significare tagliare gli aiuti umanitare, colpire le zone “franche” protette dal diritto internazionale come gli ospedali, uccidere persone deboli e bambini, commettere quindi quelli che persino la comunità internazione considera atti “intollerabili”. Israele è stato accusato dall’Onu di commettere un Genocidio.

Le parole in sede ONU e l’accusa chiara di genocidio contro Israele

“Le gravi violazioni commesse da Israele contro i palestinesi all’indomani del 7 ottobre, in particolare a Gaza, indicano un genocidio in atto”

Questo è ciò che hanno affermato oggi gli esperti delle Nazioni Unite. Omari è evidente, dall’analisi dei documenti in sede internazionale si hanno prove di un “crescente incitamento al genocidio”. SI parla di:

“intento palese di distruggere il popolo palestinese sotto occupazione”

e di forti appelli per una “seconda Nakba” a Gaza e nel resto del territorio palestinese occupato. Nakba significa “la catastrofe” in arabo. La Nakba come termine indica l’evento più drammatico per i palestinesi: la guerra del 1948 quando Israele combattè contro diversi Paesi arabi, in cui arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi o ne furono espulsi. Successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre, sia durante sia al termine del conflitto. Non si tratta più di opinioni, gli esperti delle Nazioni Unite stanno iniziando a sbilanciarsi, non è più tollerabile che una tale violenza perpetui nello stato di diritto. Si Parla chiaramente di “pulizia etnica”, un reato internazionle grafissimo (UN expert warns of new instance of mass ethnic cleansing of Palestinians, calls for immediate ceasefire | OHCHR ) e si chiede a Israele un immediato e chiaro “cessate” il fuoco. Ma Israele ascolterà il diritto internazionale?

La seconda Nakba: possiamo accettare la violazione del nostro stesso diritto?

In ufficiale sede ONU è terminata la pazienza, ma questo basterà a fermare la furia omicida di Israele contro il popolo palestinese? La violenza di Israele non è rivolta contro un vero nemico (l’organizzazione terroristica di Hamas) secondo gli esperi Onu, perchè il numero di violenza usata e disposta nel territorio è gravemente sproporzionata, al punto di far credere che il vero obiettivo sia molto più violento e crudele. L’ONU parla di:

“uso di armi potenti con impatti intrinsecamente indiscriminati, con conseguente colossale numero di vittime e distruzione delle infrastrutture di sostentamento della vita”

Leggiamo oggi nella dichiarazione (Gaza is ‘running out of time’ UN experts warn, demanding a ceasefire to prevent genocide – Question of Palestine) ufficiale diffusa dalle Nazioni Unite. Nel documento ufficiale, frutto di analisi di esperti del diritto internazionale leggiamo la loro costernazione di fronte alla sproporzione di violenza nel conflitto:

“Siamo profondamente turbati dall’incapacità dei governi di ascoltare il nostro appello e di raggiungere un cessate il fuoco immediato”

si legge in un comunicato del gruppo di esperti, che comprende diversi relatori speciali delle Nazioni Unite. Inseriamo alcuni nomi degli esperti: Pedro Arrojo Agudo, Relatore speciale sui diritti umani all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari; Michael Fakhri, relatore speciale sul diritto all’alimentazione; Sig.ra Tlaleng Mofokeng Relatrice Speciale sul diritto di ogni individuo al godimento del più alto livello raggiungibile di salute fisica e mentale, Sig.ra Paula Gaviria Betancur, Relatrice Speciale sui diritti umani degli sfollati interni; Irene Khan, Relatrice speciale sulla promozione e la protezione del diritto alla libertà di opinione e di espressione. Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati dal 1967; Ashwini K.P. Relatrice speciale sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza

L’ONU chiede ufficialmente a Israele un cessate il fuoco, ma gli darà retta o continuerà?

L’escalation di violenza sta raggiungendo un livello inedito anche per la maggiore organizzazione internazionale al mondo, che ormai ha anche disvelato pienamente un lato del conflitto, di natura geopolitica, che stava diventando così chiaro:

“Siamo anche profondamente preoccupati per il sostegno di alcuni governi alla strategia di guerra di Israele contro la popolazione assediata di Gaza e per l’incapacità del sistema internazionale di mobilitarsi per prevenire il genocidio”.

C’è un sostegno internazionale forte alla potenza di Israele che, a prescindere da motivazioni su distribuzioni del territorio, non può essere legittimata ad un tale livello di violenza. I confini si discutono tramite il diritto, la diplomazia preventiva, il percorso di consenso delle strutture sovra-nazionali. Non si può e non si deve permettere più che, al nostro livello di civiltà, i confini degli stati di compongano con la guerra, la morte, i massacri. Lo stato di diritto nasce proprio per questo, e queste regole valgono anche per Israele.

Non è più tollerabile, e questo è chiaro anche alla maggiore organizzazione internazionale, tute la diritto tra soggetti internazionali, che esiste al mondo: questa seconda Nakba non ha più motivazioni sufficienti al suo proseguimento. Forse non stiamo pienamente comprendendo che in questo preciso istante il conflitto comprende anche uso di armi al fosforo, rapimento dei giornalisti, il bombardamento degli ospedali, una vera e propria strage di bambini. Siamo una società ancora così violenta da poter tollerare tutto questo? Il nostro diritto, almeno, non lo è: per questo Israele è stato accusato ufficialmente di genocidio.

L’ONU cerca di evacuare gli ospedali: il genocidio di Israele è ufficialmente realtà

Le Nazioni Unite non si limitano a condannare Israele: stanno cercando modi per evacuare l’ospedale Al Shifa a Gaza. Ma la situazione non è semplcie: le opzioni sono limitate da problemi di sicurezza e logistica, molti percorsi sono pericolosi a seguito dei Bombardamenti, ha detto un alto funzionario dell’Organizzazione mondiale della Sanità. L’agenzia d’informazione SIR sostene che non è chiaro quali siano i corridoi effettivamente percorribili senza incursioni di terra e bombe che cadono dal cielo e anche il non rispetto dei corridoi umanitari è un altro reato internazionale di cui Israele dovrà rispondere. Consiglio una lettura Background on the term genocide in Israel Palestine Context.pdf (ccrjustice.org) che aiuta a orientarsi in quello che ormai non può che essere chiamato con questo nome.

Uno degli ostacoli è la mancanza di carburante sufficiente per le ambulanze della Mezzaluna Rossa palestinese all’interno di Gaza. Diventa sempre più difficile evacuare i pazienti, ha detto a Reuters Rick Brennan, direttore Oms per le emergenze regionali.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine