Oggi, 23 Novembre 2023, vi teniamo aggiornati sulla guerra in Palestina con gli ultimissimi aggiornamenti.
È il 48esimo giorno di guerra:
- Il bilancio tra i palestinesi è di oltre 14.000 morti, di cui 5.600 bambini, secondo i numeri di Hamas
- In Israele si contano 1.200 morti nell’attacco del 7 ottobre
- Finalmente oggi Israele approva l’intesa con Hamas per gli ostaggi.
Guerra in Palestina, aggiornamenti: rilascio dei reciproci ostaggi
La questione più importante è certamente il braccio di ferro tra le due forze in campo riguardo il rilascio dei reciproci ostaggi. Netanyahu:
«Difficile ma giusto»
Stanotte il governo Netanyahu ha approvato un accordo sugli ostaggi della guerra tra Israele e Hamas a Gaza. L’accordo, che sarebbe il primo fino ad oggi, prevede la liberazione di almeno 50 civili in 4 giorni di tregua militare. Si tratta di un rilascio in più fasi, che comprende anche l’estensione del cessate il fuoco. Si spera porti alla liberazione di tutti i prigionieri.
Hamas ha confermato lo scambio: 1 israeliano per 3 palestinesi. Il Qatar, potenza che nel corso di tutto il conflitto assume un ruolo di mediatore, ha annunciato formalmente l’accordo. C’è quindi da votare l’intesa con Hamas per il rilascio dei 50 civili — 30 minori con 8 madri e altre 12 donne — in cambio dei 4 giorni di cessate il fuoco.
Come alla vigilia di ogni (per ora soltanto ipotetica) tregua tutti cercano di essere gli ultimi a sparare. Osserviamo quindi i razzi lanciati da Gaza durante i vertici di Netanyahu, o anche l’esercito che continua le manovre al nord della Striscia. Ecco perchè si annuncia una tregua ma da fuori appare tutt’altro. L’intesa — che è stata mediata dal Qatar assieme all’Egitto e agli Stati Uniti — prevederebbe la liberazione, forse già da domani, di 12-13 ostaggi al giorno, sarebbero tutti israeliani o con doppia nazionalità. I fondamentalisti potrebbero decidere di lasciar andare anche gli stranieri portati via il 7 ottobre, numerosi thailandesi e nepalesi che lavoravano nei villaggi agricoli attorno alla Striscia. Il totale può arrivare a 80 persone su oltre 240 tenute dai terroristi.
Gli israeliani dovrebbero scarcerare a loro volta 150 detenuti palestinesi (donne e minori) usando la formula «senza sangue sulle mani», significa che non sono stati condannati per terrorismo.
L’ultra-destra di Israele
La coalizione di ultra-destra non trova pace sulla scelta. Tra varie peripezie, il sì è arrivato solo nella notte: gli “ultrà messianici” (il Corriere) Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich non vogliono ratificare l’accordo. Sentiamo da loro minacce addirittura di dimissioni.
Ben-Gvir un leader dei coloni:
«Restiamo come un muro per assicurarci che la guerra vada avanti fino alla distruzione di Hamas»
Netanyahu potrebbe addirittura espellerli. Non sarebbe un problema perchè con i deputati portati da Benny Gantz, che ha lasciato l’opposizione per la durata degli scontri, manterrebbe la maggioranza.
Gli analisti avvertono: a seguito dello stop a sud, l’esercito potrebbe concentrarsi sul fronte nord. ieri un missile ha ucciso il vicecomandante di Hamas in Libano. Sempre ieri, un colpo di artiglieria ha anche tolto la vita due giornalisti della televisione affiliata ad Hezbollah.
La guerra in Palestina, aggiornamenti: Hezbollah in Libano
Il gruppo sciita armato dall’Iran in queste settimane ha continuato ad attaccare le postazioni e le case israeliane sul confine. Hezbollah ha postodue limiti da non oltrepassare non superare: gli omicidi mirati e l’uccisione di civili. Entrambe oltrepassate in un giorno. Israele non rispetta gli accordi e non cessa le uccisioni, sale l’escalation con Hezbollah. Ultima ora: colpito da Israele centro di comando di Hezbollah in Libano. In azione il sistema antimissili israeliano in un teatro di scontri a fuoco quotidiani nel video ANSA. Lo ha detto il portavoce militare spiegando che tra gli obiettivi ci sono
“infrastrutture del terrore, depositi di armi e centri operativi di comando degli Hezbollah”.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine