Convalidato l’arresto dell’ex terrorista Cesare Battisti. Lui: “Io protetto, non temo l’estradizione”.

Il giudice federale Odilon de Oliveira ha confermato l’arresto dell’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo Cesare Battisti, latitante da trent’anni. 

Battisti è stato arrestato ieri vicino al confine tra il Brasile e la Bolivia. Dal 2010 viveva tranquillo nello stato carioca, protetto dall’asilo politico concessogli dall’ex presidente Luiz Inacio Lula. 

«L’Italia è fortemente determinata a far sì che Battisti sconti la pena e la sconti nel nostro Paese» ha dichiarato il nostro Ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando. Nel frattempo, dopo che l’ambasciatore italiano in Brasile ha chiesto formalmente al governo brasiliano di riavviare l’esame della richiesta italiana di estradizione, sembra che qualcosa si sia mosso. 

Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, la richiesta italiana avrebbe già incassato il si convinto di due importanti ministri carioca, ovvero di quello della giustizia Torquato Jardim e di quello degli affari esteri Aloysio Nunes Ferreira. In particolare, secondo quest’ultimo, l’estradizione sarebbe un segnale importante di distensione tra i due paesi dal punto di vista diplomatico.

Secondo quanto si apprende poi, il governo Temer avrebbe anche trovato il modo per poter aggirare il decreto con cui Lula concesse a Battisti lo status di rifugiato politico ed il visto permanente per soggiornare in Brasile. La chiave sarebbe una delibera della Corte Suprema del 1969, secondo la quale la pubblica amministrazione può annullare i propri atti in presenza di qualche vizio, oppure revocarli qualora vi siano ragioni di convenienza o di opportunità.

Battisti ostenta sicurezza, ma è chiaro che anche lui non si sentiva più al sicuro in Brasile. Da qui il tentativo di fuga in Bolivia ed il suo arresto. Arresto convalidato dal giudice proprio perché sussisterebbe il pericolo di fuga, date le condizioni in cui è avvenuto l’arresto. 

Al momento, Battisti è in carcere con l’accusa di evasione fiscale e riciclaggio di denaro, per via del denaro che trasportava con se senza averlo dichiarato. «Non c’è nulla da festeggiare, è un nuovo passaggio di questa battaglia interminabile. Magari siamo alla volta buona, questi due governi sono nelle condizioni di dare giustizia alle vittime», così ha dichiarato Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso da Battisti nel 1979.

Lorenzo Spizzirri