“Il testo di ‘Futura’ nacque come una sceneggiatura, poi divenuta canzone. La scrissi una volta che andai a Berlino. Non avevo mai visto il Muro così mi feci portare da un taxi al Check Point Charlie, punto di passaggio tra Berlino Est e Ovest. Chiesi al conducente di aspettare qualche minuto.
Mi sedetti su una panchina e mi accesi una sigaretta. Poco dopo si fermò un altro taxi. Ne discese Phil Collins – il cantante e batterista dei Genesis – che si sedette nella panchina accanto alla mia e anche lui si mise a fumare una sigaretta. In quei giorni a Berlino la sua band aveva un concerto in programma, loro erano un mio mito.
Tanto che mi venne la tentazione di avvicinarmi a Collins per conoscerlo, per dirgli che anch’io ero un musicista. Ma non volli spezzare la magia di quel momento. E così rimanemmo mezz’ora in silenzio, ognuno per gli affari suoi. In quella mezz’ora scrissi il testo della canzone, la storia di questi due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest che progettano di fare una figlia che si chiamerà Futura”.
I ricordi di Lucio Dalla sono quasi tangibili e come le immagini di un corto in Super8 ci riportano al centro della scena, del parto creativo. Siamo alla metà di giugno 1978 e il Nostro, in trasferta germanica per amor di viaggio e di stimolanti incontri, siede all’ombra del vecchio posto di blocco americano.
Possiamo immaginarlo: un paio di jeans e un giubbottone sopra i consueti occhialoni da vista rotondi, la barba folta, la collanina d’osso e il solito cappellaccio di lana calato sul capo.
Davanti a sé il Muro di Berlino, confine reale/metaforico di due storie tese, città simbolo della Guerra Fredda tra Russia comunista e Stati Uniti, limite fin troppo valicato di segreti e spie in incognito, polizia, merce di contrabbando, rapporti diplomatici e sentimentali, culture e stili di vita mai così avvincenti.
E proprio a quel pericoloso confine, là dove solo i temerari e gli artisti osano per poi offrire una testimonianza speciale, siede Lucio Dalla. Con le antenne tese, pronto a carpire ogni suggestione sotto quel cielo berlinese di fine primavera. L’incontro fortuito e a distanza con Phil Collins (che fisicità e look di quegli anni rendono quasi un fratello minore di Lucio) lascia scaturire la suggestione, quella polvere stellata che pian piano prende corpo in forma di versi e parole su di un taccuino tascabile.
E’ una storia clandestina, un amore coraggioso, una promessa luminosa dinnanzi a tanta oscurità.
Nulla di più seducente, non a caso era già stata la tentazione poetica di un altro collega: la superstar David Bowie, che proprio allora viveva nella capitale tedesca e che aveva appena pubblicato il brano ‘Heroes’ a partire dall’immagine di un bacio furtivo di due amanti al tempo stesso uniti e divisi dal destino.
E ora anche Lucio si trova lì, in attesa: è il pescatore al limitare delle acque. Tende la canna e lancia.
Nessuno da quelle parti lo conosce: del resto, lontana è l’Italia dove sta vivendo (e vivrà per alcuni incredibili anni ancora) il momento più fertile e felice di tutta la sua carriera. Una lunga e paziente semina discografica ha portato al tanto atteso raccolto: prima le felici prove sanremesi (‘4/3/1943’ e poi ‘Piazza Grande’), quindi la consacrazione con ‘Com’è profondo il mare’, lodato da critica e pubblico, e i trionfi venturi che il Nostro in quel mentre può solo vagheggiare: la tournée del 1979 negli stadi con Francesco De Gregori e il successo strabiliante giunto con la doppietta di album ‘Lucio Dalla’ e ‘Dalla’.
Ed è proprio il domani che il cantautore brama: riesce già a vederlo, a scriverlo a cantarlo. E ci sono quei due ragazzi, al culmine di un’indimenticabile ‘Sera dei Miracoli’, tanto per restare su di un titolo dalliano.
I protagonisti della canzone che sarà ‘Futura’: un’ode alla speranza e al sentimento che è più forte di qualsiasi avversità. Lui e Lei, incatenati in un presente fragile, ingrato e incerto, eppure la loro promessa d’amore, di una nuova vita che ha gli occhi e il sorriso di un figlio, concede il coraggio di volare via, librandosi sopra la luna come in un quadro di Chagall. Fantasticano, si chiedono dove andrà e cosa farà quell’anima bella e finalmente libera, che verrà al mondo e se sarà femmina si chiamerà ‘Futura’. Quindi si abbandonano all’amore, lo vivono con intensità e infine si lasciano andare, stanchi e felici, alle prime luci dell’alba, con una promessa e quel profumo di Domani, appena prima di chiudere gli occhi.
Lucio a questo punto rimette in tasca il taccuino: la sigaretta è spenta ma è soddisfatto. Il pesce dorato che attendeva è uscito allo scoperto. Ora è una canzone. Una delle sue più speciali. Chissà se già se ne rende conto mentre fa ritorno in albergo, in piena armonia con l’elettricità dell’aria.
Cambio di scena, salto temporale. Siamo in aperta campagna, nel cuore della Brianza comasca e quelle che vediamo sono le torrette merlate di un maniero medievale, ristrutturato in stile neogotico.
Con tanto di ponte levatoio ed enormi stanze da letto piene di drappi, fantasmi e armature, il castello visconteo di Carimate è la location più gettonata per la nuova musica italiana. In un’ala dell’imponente costruzione è sorto infatti lo Stone Castle Studio, avveniristico (per l’epoca) luogo di creazione musicale. Lucio Dalla è lì, a registrare il nuovo album. L’aria è di nuovo elettrica, come quel giorno.
Si accendono le luci nella sala d’incisione. Tutto è pronto. Due anni sono trascorsi da quel muro berlinese e le parole di ‘Futura’ stanno finalmente per diventare canto, suono, arrangiamento, canzone.
In sala sono in sei: oltre a Lucio – seduto alle tastiere e poi al sax – c’è Ron alla chitarra acustica e ai cori; Ricky Portera alla chitarra elettrica; Aldo Banfi al Synth; Marco Nanni al basso e Giovanni Pezzoli alla batteria. Il fonico dalla cabina di regia fa segno alla band di partire e l’incantesimo ha inizio.
E così, mentre tutto intorno al Castello il paese dorme già, restano la luna e le stelle a far da testimoni.
Di quella melodia così sinuosa e avvolgente, che nasce e cresce piano per poi esplodere come un fuoco d’artificio, tornare a sussurrare e infine volare di nuovo, verso il Domani che verrà. Come una promessa.
Ariel Bertoldo
Altre Informazioni:
Canzone: “Futura”
Artista: Lucio Dalla
Album: “Dalla”
Data di pubblicazione: settembre 1980
Genere: pop rock
Durata: 6:07
Etichetta discografica: RCA italiana
Produzione Artistica: Sandro Colombini; Renzo Cremonini
Registrazione: Stone Castle Studios; Carimate (CO)