La mostra Mangasia: Wonderlands of Asian Comics si apre il 7 ottobre a Al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Fino al 21 gennaio sarà presente con 281 tavole originali e 200 volumi del fumetto asiatico. Opere mai esposte provenienti dal Giappone, dalla Corea e dalla Cina. Ma anche da paesi emergenti come Cambogia e Vietnam. Una mostra che ci ricorda o ci svela che il fumetto è opera sospesa tra realtà e finzione, tra storia e racconti.

Un percorso che presenta, in anteprima mondiale, tavole “storiche” e originali del fumetto asiatico: questa è Mangasia.  Da Doraemon a Ken Shiro, da Galaxy 999 ai miti dell’Asia antica. La mostra che si apre il 7 ottobre a Palazzo delle Esposizioni è un’anteprima mondiale. Curata da Paul Gravett e un team di oltre venti esperti, apre le porte al mondo del fumetto asiatico, ma chiarisce anche alcuni concetti chiave. Concetti e termini la cui esatta conoscenza non è scontata. Come Manga, il tipo di fumetto che più si è diffuso, ma che non è l’unico e non è solo per ragazzi. O l’Asia, che non è un solo continente, ma un mosaico dai tasselli anche molto diversi fra loro. E che viene considerato un Paese unico solo da inizio Novecento.

Nella settimana di Romics,  arriva un percorso in sei tappe sulla storia del fumetto asiatico. Si entra in Mangasia come si può entrare nella British Library di Londra per la letteratura inglese. Ci sono tavole originali, fumetti politicamente impegnati, installazioni o sculture dei moderni “mangaka”. Come il mecha, un robot interattivo realizzato da Shoji Kawamori (suo il cane AIBO della Sony) che si muove insieme al corpo dello spettatore. Tutto grazie al body tracking.

Mangasia: la Storia dell’Asia tra miti e Storia

Ed è proprio dall’Asia che parte il percorso in sei tappe di Mangasia: Wonderlands of Asian Comics. O meglio, dal “Mappare Mangasia”. Perché non si può comprendere davvero un’espressione artistica come i Manga senza analizzare le radici storiche, politiche e religiose del continente in cui è nato. E le differenze tra Giappone e Corea. O tra Filippine e Singapore. Fino a paesi emergenti come Bhutan, Cambogia, Timor Est, Mongolia e Vietnam.

A partire da “Favole e Folclore”, la seconda tappa, scopriamo che il fumetto indaga miti e leggende e li tramanda in nuovo linguaggio. Esattamente come la letteratura, ma in un linguaggio visivo. Nascono così i rotoli dipinti e i kaavad, sorta di tempietti portatili in legno con figure del Rajasthan.

Uno dei kaavad esposti alla mostra Mangasia

Quando arriviamo a “Ricreare e rivisitare il passato” ci troviamo di fronte a un fumetto come giornalismo grafico. Oppure come strumento di propaganda politica, come fu per il cinema in Italia sotto il Minculpop. Le tavole che osserviamo ci mostrano una ricerca storica del patriottismo e della critica politica. Fumetti e manga capaci di affrontare temi controversi e vicende ignorate dagli organi di stampa ufficiali. Anche attraverso un diverso punto di vista: quello dei bambini. Insomma, un fumetto che può essere satira o cronaca. Uno strumento che serve a fare i conti col passato o a raccontare il presente.

Il percorso degli autori 

Siamo alla quarta tappa del viaggio di Mangasia. Si parla di “Storie e narratori”, ovvero della figura dell’autore. Chi è l’autore di Manga e fumetti? Come si fa a diventare fumettista? È un artista o un semplice disegnatore? Quanto è difficile guadagnarsi da vivere con questo lavoro?

Rispondere a queste domande non è semplice. Ma scopriamo in questa sezione qual’è e qual’era lo studio tipo di un autore di fumetti. E quali sono stati gli autori che hanno rivoluzionato il genere portandolo a trasformarsi in un nuovo tipo di arte. Perché la linea tra arte e fumetto è davvero molto sottile e sfumata.

Mangasia: censura e multimedialità

Da cosa nasce lo scandalo per i manga e il modo in cui tratta i temi della sessualità? Ce lo spiega e ce lo ricorda la quinta tappa di Mangasia: “Censura e sensibilità”. Manga che non hanno destato nessuno scandalo in Giappone sono diventati un caso in Italia per il loro modo esplicito, e spesso divertente e grottesco, di affrontarla. Questo perché la costellazione culturale asiatica è portatrice di una morale diversa dal resto del mondo, europei in testa. E poi perché il consumo di manga in Asia, soprattutto in Giappone, interessa tutte le fasce di età e di gusto. Soprattutto gli adulti. Perché il disegno è innanzitutto uno strumento di comunicazione. 

Lasciata la parte hot della mostra si approda ai Manga multimediali. Ovvero come e perché i manga hanno finito per influenzare cinema, videogiochi,serie tv e il mondo dell’arte (basti pensare a Takashi Murakami). Senza dimenticare il fenomeno e il mondo dei cosplayer, il manga che diventa personaggio in carne e ossa, fenomeno globale e in questi giorni in mostra al Romics. Un mondo, quello dei cosplayer figlio della postmodernità, ma anche nuova evoluzione di un concetto sempre presente.  Il fumetto come dimensione vitale, luogo dell’immaginazione in cui immedesimarsi e muoversi. Una dimensione nella quale fatti e personaggi diventano “reali”, come in un film o un romanzo. Un mondo che diventa tecnologico e virtuale senza perdere la sua magia.

Federica Macchia