Potrebbe essere giunta al termine l’esperienza di Theresa May alla guida del Governo britannico. Il 4 ottobre scorso si è tenuto il congresso Tory.
Al netto di ridicole inchieste sull’emotività dell’attuale premier, il partito conservatore appare diviso e privo di una guida forte in grado di traghettare la Gran Bretagna fuori dall’UE. Il primo atto del Premier, una volta incalzata la platea, è stato quello di rivolgere al partito riunito le scuse per la disfatta conseguita a seguito delle elezioni anticipate da lei stessa indette. “Una campagna scontata troppo presidenziale”, così ha definito il suo tentativo di ampliare i seggi della maggioranza parlamentare. Le scuse però non paiono sufficienti a rinsaldare il capo alle membra del partito, e la platea sembra sempre più distante. A rendere meno piacevole e scorrevole il già difficile atto comunicativo è stato l’intervento di un “invasore di campo” che ha consegnato una lettera di licenziamento alla relatrice. Mentre veniva allontanato dalla sala, l’invasore sosteneva a voce alta di essere stato inviato da Boris Jhonson. Proprio quest’ultimo pare sia l’agitatore che sta mettendo in discussione la già flebile leadership di Theresa May.
Il vertice degli esteri britannico è pronto a raccogliere l’eventuale eredità di Theresa May. Nei giorni passati, attraverso le pagine del Telegraph, lasciava intendere che la May non fosse all’altezza del ruolo, prospettando così una nuova leadership e un suo conseguente Governo. Ciò aveva diviso il partito che, considerando la sua una caduta di stile, ne richiedeva le dimissioni dall’attuale gabinetto. Nonostante tutto si ha la sensazione che possa toccare a lui subentrare qualora il governo May dovesse realmente cedere sotto i colpi del fuoco amico.
Questo possibile scenario preoccupa particolarmente i vertici di Bruxelles. Oltre manica, infatti, ci si augura una possibile defenestrazione di Boris Jhonson. Quest’ultimo è ritenuto altamente dannoso in vista della risoluzione pacifica e celere dei trattati relativi alla Brexit. Grande oppositore della “Brexit Bill”, il ministro degli esteri inglese potrebbe realmente incrinare ulteriormente la già difficile situazione che lega e divide la Gran Bretagna e l’Europa.
Infine, vi è da sottolineare come tosse, emozione e singolari espressioni facciali abbiano condannato mediaticamente il Premier Britannico Theresa May. Durante il congresso, infatti, la leader del partito è stata vittima di una gogna mediatica fine a sé stessa. Buona parte della stampa internazionale ha utilizzato, infatti, delle tecniche risalenti al medioevo per tracciare la personalità della first minister inglese. Lo sciacallaggio mediatico, finalizzato alla conquista del click, sta portando alla deriva il giornalismo contemporaneo. L’informazione, principalmente quella “online”, è costretta a un ridimensionamento culturale non indifferente. Come degli “sciamani” alcuni giornalisti hanno visto nelle espressioni facciali della leader conservatrice la fine di un governo e la debolezza di un’istituzione. Ci auguriamo che la stampa, soprattutto quella politica, torni ad essere di un certo spessore culturale e ad avere come obbiettivo l’informazione e non la popolarità contingente.
William De Carlo