La vittoria di Maduro per il referendum in Venezuela comporta una serie di conseguenze, tra cui l’annessione della ricca Guayana Esequiba. Parliamo davvero (come scrivono alcune testate) di un “successo schiacciante, una vittoria storica”? Maduro sostene che sia “la dimostrazione che il Venezuela ha un sistema elettorale trasparente e affidabile”. Ecco che si celebra la vittoria: non poche sono le dichiarazioni altisonanti per un referendum su cui aveva puntato tutte le carte. Maduro s’era lanciato in una sfida che accende adesso un nuovo focolaio di tensioni in America Latina.
La terra annessa nella vittoria del referendum di Maduro
La Guayana Esequiba è un territorio di 160 mila chilometri quadrati ricco di petrolio e risorse naturali. Il Venezuela rivendica il territorio come proprio da circa due secoli. Il referendum sarebbe, per alcuni, un tentativo di Maduro di aumentare la propria popolarità. Il tutto chiaramente in vista delle elezioni dell’anno prossimo. Tuttavia come prevedibile il risultato è stato l’aumentare delle tensioni con la Guyana. Questo perché lo ha ritenuto una provocazione esplicita.
Siamo ancora lontani dai lampi di una guerra, ma all’orizzonte appaiono le prime saette di un conflitto che sia gli Usa sia la Gran Bretagna osservano con preoccupazione. Lungo i confini della Guyana, nel nord est del Continente, si ammassano contingenti militari. Lo fa il Brasile, preoccupato per quello che potrebbe accadere, lo fa la stessa Guyana che con soli 800mila abitanti teme di essere travolta dai venti patriottici e nazionalistici che il regime di Caracas soffia da settimane. Il presidente del Venezuela vince il suo referendum sull’annessione di una larga fetta della Guyana Esequiba, un territorio di 160 mila chilometri quadrati ricchi di materie prime, oro, petrolio e gas e sancisce con 10.544.320 voti milioni un diritto che considera ancentrale, oltre che storico. Una valanga di sì che sfiora il 90 per cento.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine