La potabilizzazione è un processo finalizzato a rendere le acque idonee al consumo umano.
Per attuarla, si ricorre a una serie di trattamenti che permettono di eliminare ogni genere di contaminante, rendendo la qualità dell’acqua in linea con i parametri stabiliti dal Decreto legislativo 23 febbraio 2023, n. 18.
Secondo quanto predisposto dall’attuale normativa vigente, per essere definita potabile l’acqua non deve contenere virus, microrganismi, parassiti o altre sostanze in concentrazioni tali da compromettere la sicurezza dell’uomo.
Inoltre, deve presentare parametri chimici e microbiologici inferiori ai requisiti minimi riportati nelle parti A e B dell’allegato I del D.Lgs 18/2023 e, qualora necessario, soddisfare i valori limite previsti per una serie di parametri supplementari fissati dall’autorità sanitaria.
Potabilizzazione delle acque da falde sotterranee: parametri minimi e standard di qualità
La potabilizzazione dell’acqua prevede dunque una serie di procedure che variano a seconda della provenienza della risorsa idrica.
In particolare, per le fonti provenienti da falde sotterranee, che costituiscono l’80% dell’acqua che sgorga dai rubinetti, si può ricorrere alla dissabbiatura, all’ossidazione, alla filtrazione e alla disinfezione UV: procedure che permettono alle acque di raggiungere alti standard di qualità ed essere completamente sicure per la salute umana.
Il tutto, naturalmente, solo quando necessario, dato che spesso la qualità elevata di queste risorse idriche permette di evitare che vengano effettuati tali trattamenti.
I trattamenti per la potabilizzazione delle acque provenienti da falde sotterranee
La dissabbiatura è una particolare fase della potabilizzazione, ricadente nella gamma di trattamenti meccanici, finalizzata a eliminare quelle sostanze solide o sospese che potrebbero compromettere i trattamenti successivi.
Con questa procedura avviene infatti la separazione dei solidi in sospensione – in genere residui di sabbia e terriccio – tramite lo scorrimento delle acque all’interno di apposite vasche: un passaggio nel corso del quale il liquido viene fatto defluire a una velocità tale, da determinare la decantazioni delle particelle in sospensione dovuta alla sedimentazione.
Per eliminare i solidi sospesi non sedimentabili, comprese torbidità e sostanze di natura organica, si ricorre invece alla filtrazione, un processo ricadente nella gamma dei trattamenti fisici che, per effetto del passaggio dell’acqua attraverso un mezzo filtrante, in genere costituito da carboni attivi o da strati di quarzite e antracite di diversa granulometria, permette di intercettare elementi non trattenuti nelle fasi precedenti.
La potabilizzazione delle acque prevede poi una fase di ossidazione, che può essere sia chimica sia biologica. L’ossidazione biologica, che avviene all’interno di apposite vasche di ossidazione, sfrutta in particolare il metabolismo di alcuni microrganismi aerobi contenuti naturalmente nei corpi idrici, i quali, se sottoposti a un’abbondante aerazione, hanno la capacità di degradare la materia organica e combinarsi con essa, dando vita a elementi facilmente eliminabili con una classica procedura di filtraggio.
L’ossidazione chimica, che può essere attuata adoperando cloro o cloroderivati, viene eseguita invece per ossidare elementi come ferro e manganese non eliminabili con la fase di aerazione, in modo da tramutarli in forme insolubili, facilmente rimovibili tramite i normali processi di filtrazione.
L’ultima fase della potabilizzazione dell’acqua è la disinfezione UV, un trattamento innovativo, oggi sempre più diffuso nel settore della purificazione dell’acqua, che si avvale di lampade a raggi ultravioletti per eliminare, in modo istantaneo, ogni genere di microrganismo.
Al contrario di altre procedure di disinfezione, quella basata su raggi UV non è responsabile della generazione di sottoprodotti e ha l’ulteriore vantaggio di rivelarsi particolarmente efficace anche per eliminare le famiglie di protozoi resistenti ai trattamenti al cloro.