Ron DeSantis, un tempo considerato il candidato con le migliori chance di spodestare Donald Trump dal dominio sul partito repubblicano, ha gettato la spugna, ponendo fine a quella che invece di una corsa verso la nomination alla Casa Bianca è diventata la parabola di uno spettacolare fallimento politico. Lo ha fatto con un messaggio registrato, dietro un sorriso forzato che ha cercato di nascondere l’umiliazione ma non ha potuto celare la delusione.

Il governatore della Florida lo ha annunciato in un video messaggio pubblicato sui social network. “Sono orgoglioso di aver mantenuto il 100% delle mie promesse e non mi fermerò ora. Per me è chiaro che la maggioranza degli elettori delle primarie repubblicane vuole dare un’altra possibilità a Donald Trump. Anche se ho avuto disaccordi con Trump, ad esempio sulla pandemia di coronavirus, Trump è superiore all’attuale presidente in carica Joe Biden”.

Certo non ha mascherato il significato del suo abbandono: un rafforzamento di Donald Trump, che DeSantis si è affrettato ad appoggiare con ardore e dimenticando ogni acrimonia, definendolo un leader “nettamente superiore” per la Casa Bianca rispetto all’attuale Presidente democratico in cerca di rielezione Joe Biden.L’altra, immediata conseguenza è stata trasformare la sfida per la nomination conservatrice in uno scontro a due: l’unica rivale interna è rimasta l’ex ambasciatrice all’Onu ed ex governatrice della South Carolina Nikki Haley.

“È chiaro”, sottolinea DeSantis. “Ho firmato un impegno a sostenere il candidato repubblicano e onorerò quell’impegno. Ha il mio appoggio, perché non possiamo tornare alla vecchia guardia repubblicana di un tempo o alla forma riconfezionata di corporativismo riscaldato che Nikki Haley rappresenta”.

Ora, il futuro politico di DeSantis è in discussione dopo aver sospeso la sua candidatura presidenziale. Il 45enne ha un mandato come governatore della Florida che terminerà nel 2027.

Nikki Haley ha accolto la decisione del governatore della Florida di ritirarsi dalle primarie repubblicane esprimendo la speranza di attirare una parte dei suoi elettori. “Penso che amino l’America e penso che vogliano una nuova generazione di leader”, ha affermato. “Potremmo effettivamente vincere, e penso che sia ciò che vogliono i sostenitori di Ron DeSantis. Non vogliono perdere”, ha aggiunto. Haley ha fatto sapere che intende rimanere in corsa fino alle primarie del New Hampshire del prossimo martedi’ e alle primarie del mese prossimo nel suo Stato natale, la Carolina del Sud.

Ha anche e forse soprattutto chiarito meglio i contorni delle due strategie rimaste a confronto, quella da anni ascendente incarnata dal populismo radicale di destra di Trump e quella più moderata cui presta oggi il volto Haley, in cerca di riscatto dopo anni in affanno e e ritirata nel partito. Ci sono, tra i due, toni da scontro personale: con Trump che liquida Haley come debole e troppo progressista (quando non straniera, sfoderando venature razziste quando fa riferimento alle origini indiane della sua famiglia). E con Haley che cita invece, accant alle amicizie pericolose di Trump con i dittatori, le sue ripetute gaffe quale segno di diminuite capacità cognitive con l’età che avanza. Ma soprattutto ci sono due approcci: quello appunto di Trump, con DeSantis accodato, che evoca apertamente venature autoritarie e promesse lo “stato amministrativo”. E quello di Haley, che pare sforzarsi di resuscitare un’immagine più flessibile e “normale” del partito, corteggiando anche elettori indipendenti.