Varone sostiene che “l’aborto non è un diritto, nemmeno se vittima di stupro” al meeting su aborto e eutanasia alla Camera dei Deputati.
La maternità libera e consapevole (garantita dalla l.194/78) è stata messa in discussione per l’ennesima volta e nel modo più becero possibile, negando il diritto all’aborto anche nei casi di violenza sessuale.
La discussione verte sull’acceso meeting del Centro Studi Politici e Strategici “Machiavelli”. Il meeting si è svolto alla Camera dei Deputati e riguarda aborto ed eutanasia. Durante l’evento, è stata mostrata la rivista “Biopoetica“. Della rivista tutto si può dire meno che sia imparziale: critica il diritto all’aborto (che ricordiamo essere non un’opinione, ma un diritto). Poi, in modo sensazionalistico e anche un po’ macabro la rivista scrive che è come “uccidere, rubare, ferire“. Sorvolando su quanto sia già preoccupante tutto questo per la tenuta dei diritti che (con fatica) sono stati conquistati da tutte noi donne, andiamo avanti. Perchè purtroppo il peggio deve ancor arrivare.
L’aborto non è un diritto, nemmeno se subisci uno stupro:
Una relatrice, Maria Alessandra Varone, si è spinta veramente troppo oltre. Incredibile che un politico, soprattutto se donna, abbia detto che l’aborto non dovrebbe essere un diritto. La Varone nega il diritto (garantito, ripeto, per legge alle donne) all’aborto. E non contenta si spinge oltre: l’aborto non sarebbe un diritto neanche in casi tragici come lo stupro. Ha detto:
“Il bambino può essere dato in adozione. La madre non deve ucciderlo.”
Le parole, oltre ad essere biologicamente false (a quel che sappiamo, entro le settimane garantite dalla l.194/78 il feto non è ancora senziente e quindi non è corretto parlare di “uccisione“) vertono su un sensazionalismo emotivo che la politica non dovrebbe usare. Figuriamoci abusare così.
La legge 194 sull’aborto in Italia si basa su una solida comprensione scientifica dello sviluppo fetale. Secondo la scienza, il sistema nervoso centrale del feto, responsabile della percezione delle sensazioni come il dolore e la coscienza di sè, inizia a formarsi solo dopo le prime settimane di gravidanza. Durante le prime settimane, il feto non è in grado di percepire sensazioni come il dolore. Non si può parlare di “uccisione” analizzando il concetto di coscienza dell’uomo. Perché il suo sistema nervoso centrale è ancora in fase di sviluppo. La morte è la cessazione della vita, e tutto muore, dalle persone ai fiori. L’uccisione presuppone qualcosa di ultroneo che semplicemente in questo caso è gravemente anti-scientifico. Si può uccidere un fiore?
Questa conoscenza scientifica appena spiegata è fondamentale per comprendere la legge 194. Ricordiamo che la legge stabilisce il limite temporale per l’aborto entro le prime 12 settimane di gravidanza, quando il feto non è ancora senziente. Di conseguenza, la legge 194 si basa su una realtà scientifica. Essa vuole garantire che l’aborto avvenga in un momento in cui il feto non è ancora in grado di provare sensazioni come il dolore, garantendo così il rispetto della salute e dei diritti della donna… E letteralmente, senza uccidere.
Diritto all’aborto (a maggior ragione in caso di stupro), lo dice la legge:
L’evento è stato ospitato nella sala stampa di Montecitorio, dal deputato leghista Simone Billi, che però nega di sapere di cosa effettivamente si parlasse, come riportato da Ansa. L’opposizione, invece, c’era eccome, e ha reagito duramente.
La senatrice del Partito Democratico Ylenia Zambito ha scritto su X:
“L’aborto è un diritto, anche secondo la legge.”
La capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, ha detto:
“Non faremo tornare l’Italia indietro nel tempo. L’aborto è un diritto per tutte le donne, anche per le vostre compagne e figlie.”
La Varone definisce l’aborto un “diritto inaccettabile” e già questa definizione dovrebbe farci rabbrividire. Ricordiamo che i diritti non sono concessioni ma ci spettano come popolo in un sistema democratico. Ricordiamoci che i diritti sono la base della democrazia, sono letteralmente quello che ci distingue dai sistemi totalitari. Che ci piacciano o non ci piacciamo nello specifico, dovremmo sempre rabbrividire quando un sistema politico cerca di togliercene qualcuno.
Diritto all’aborto (e non c’è “uccisione”), lo dice la scienza:
Ebbene sì, è vero che entro le prime 4 settimane di gravidanza il feto non è senziente. Ripetiamo che durante questo periodo, il sistema nervoso centrale del feto è in via di sviluppo e non è ancora in grado di percepire sensazioni come il dolore o percepire di avere una coscienza. Questo è supportato da numerose fonti scientifiche e mediche.
Citiamo alcune fonti:
- Moore, K.L., Persaud, T.V.N., & Torchia, M.G. (2015). The Developing Human: Clinically Oriented Embryology. Elsevier Health Sciences. (libro)
- Glover, V. (2004). Maternal stress or anxiety during pregnancy and the development of the baby. Early Human Development, 79(2), 81-85. (articolo scientifico)
- Fetal Awareness: Review of Research and Recommendations for Practice. Royal College of Obstetricians and Gynaecologists. (pubblicazione del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists)
- Committee Opinion No. 661: Delayed Umbilical Cord Clamping After Birth. Obstetrics and Gynecology, 126(3), e25-e28. (pubblicazione dell’ American College of Obstetricians and Gynecologist)
Queste fonti forniscono informazioni sulla fase di sviluppo fetale e confermano che la sensibilità fetale si sviluppa in un momento successivo della gravidanza. La politica è fondamentale perchè amministra la popolazione in un dato territorio. Tuttavia la politica non deve e, soprattutto, NON può sostituirsi alla scienza. La scienza non è fatta di idee e opinioni (come la politica) ma di certezze. E speculare su questo è dichiaratamente e inequivocabilmente disonesto. Un conto sono le idee, un conto i fatti. Soprattutto, speculare sulla libertà e il corpo delle donne è una violenza. Una violenza che, purtroppo per voi, noi donne non siamo più disposte ad accettare.
Perché i diritti che conquistiamo sono così preziosi e non possiamo cedere:
Immagina i diritti come gemme preziose, custodite gelosamente da coloro che ci hanno preceduto. Le gemme non crescono sugli alberi: sono nella terra, nella roccia. Questo significa che, per ottenere quella splendida pietra, bisogna con forza e pazienza scavare nella roccia. Le nostre madri e le nostre non hanno trovato i loro diritti per terra, come fiori che crescono spontanei. I diritti non crescono spontanei, come i più privilegiati pensano. Le nostre madri e le nostre nonne lottato con fierezza e determinazione per queste gemme, spesso attraverso sacrifici e lotte politiche che hanno segnato la nostra storia. Ogni diritto conquistato è come una stella luminosa nel cielo della democrazia, perché spezza il buio dell’abuso e illumina il cammino delle generazioni future.
Immagina che la terra, quella che si può scavare e sulla quale noi camminiamo, sia la nostra società, che noi tutti attraversiamo. Queste gemme, questi diritti, sono l’anima stessa della democrazia. Sono la linfa vitale che scorre nelle vene di una società che cerca, generazione dopo generazione, di diventare finalmente una società libera e giusta. Questo processo è possibile solo grazie alle richieste che, dal basso, fanno persone come i lavoratori e i subalterni, ma anche come le nostre madri e le nostre nonne. Rubare o sottrarre uno di questi diritti è come spegnere una delle stelle nel cielo notturno, oscurando il percorso della giustizia e della libertà. Sottrarre questi diritti è come insultare chi li ha conquistati.
Dobbiamo proteggere queste stelle, che brillano nel buio come gemme preziose. Dobbiamo con amore e impegno tenerci stretta ogni conquista ottenuta; e se, l’amore e l’impegno non bastano, dobbiamo proteggerle con la protesta e la caparbietà. Non possiamo permettere che i nostri diritti vengano rubati, perché rappresentano il frutto delle lotte e degli ideali di chi ci ha preceduto. Non possiamo permettere che i nostri diritti vengano rubati o sottratti,, perchè rappresentano la via che guiderà le generazioni delle figlie che verranno dopo di noi. Sono il nostro patrimonio più prezioso, da tramandare con orgoglio a quelle figlie, alle generazioni future.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine