In quest’ultimo anno le nuove disposizioni sulla produzione dei beni di lusso sono divenute fondamentali per la crescita dei brand. Sono state più di 20 le normative introdotte nell’industria dalle istituzioni che trattano del rapporto tra produzione e ambiente, e tra questi la più recente di due diligence è la più rigorosa. La normativa, che in America è stata presentata con il nome di NewYork Fashion Fact, chiede a tutte i brand di tracciare e informare i propri acquirenti della qualità delle materie prime, la loro provenienza e le fasi produttive dei propri prodotti, inserendo anche il coinvolgimento ambientale.
Due Diligence: un lusso più attento
La crescente produttività, la distribuzione, e la fase finale di acquisto ed uso dei prodotti, sono le parti fondanti per il consolidamento del percorso di luxury selling. Le fasi di questo percorso non riguardano solo l’industria, ma coinvolgono direttamente anche lo spazio nel quale si lavora, e ancor più in grande l’ambiente ed il suo eco equilibrio. Per controllare che questo rapporto rimanga stabile, sono state introdotte delle normative da Paese a Paese che tracciano la produzione dei big brand. Tra questi, quella di due intelligence è nota per essere la più rigida e rigorosa, proprio perché si porrebbe a controllo dell’intera catena del lusso. La normativa già attiva nel 2023, è ora divenuta parte del New York Fashion Fact, una guida che raccoglie gli standard di produzione ai quali si devono attenere le società.
Una crescita comune
La nuova normativa è stata studiata dall’esperto Kenneth Pucker, che ha collaborato attivamente nel corso degli ultimi due anni con il New Standard Institute, al fine di promuovere l’approvazione del New York Fashion Fact in America, anche se ad ora riguarda specificamente tutti i brand operanti a New York. Sin da subito diversi nomi del fashion americano come Reformation, hanno collaborato alla attivazione della normativa, divulgando le informazioni di produzione, dalla prima all’ultima fase, all’istituzione e riportando tutto sui documenti di ogni proprio bene, ma non tutti l’hanno accolto immediatamente. C’è chi ha definito ‘’complesso’’ la sua applicazione ‘’perché il processo produttivo è lungo e coinvolge migliaia di società secondarie’’, lontane tra loro. Ma a tal riguardo Pucker dice:
‘’la collaborazione tra produttori primari e secondari deve essere garantita dal lusso. Ogni fase deve essere controllata dalla società di proprietà del prodotto finale, che deve conoscere la qualità in termini produttivi di quello che poi giungerà ai consumatori’’
ribadendo quanto sia fondamentale l’informazione brand-consumer, già più volte discusso dallo stesso esperto in apparizioni pubbliche sul dibattito industriale produttivo. Quello stesso dibattito che ora sta rendendo i grandi brand partecipi della crescita ambientale.
Lusso, produzione e qualità
Questa crescita però deve allontanarsi sempre più dall’outsorcing, che dagli anni ‘90 guarda unicamente al guadagno, senza investire sulla qualità. Quest’ultima deve essere tracciata e controllata, ‘’deve divenire parte del processo di due diligence’’ per un lusso duraturo, ‘’com’è di principio il luxury’’, dice Kenneth Pucker. Ora che la produzione è mutata, divenendo esterna e coinvolgendo più Paesi per la realizzazione di un unico prodotto, rimane fondamentale il principio di qualità. E se qualità significa lusso, questo deve attenersi ad un incessante rigore produttivo.
Luca Cioffi
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