Sui social sta spopolando un nuovo neologismo per commentare Sanremo 2024: Boppone. Ma cosa significa? La kermesse musicale, oggi, grazie alle varie piattaforme è non solo seguita ma anche commentata da diversi utenti. E sembra proprio che fra i termini simbolo per commentare questa edizione del Festival di Sanremo 2024 ci sia proprio Boppone. Il neologismo non ha un vero e proprio corrispettivo in lingua italiana, ma è molto utilizzato dai giovani per riferirsi a un’esibizione musicale particolarmente coinvolgente.
Boppone, l’origine della parola e la sua diffusione nel tempo
Boppone non ha alcun correlativo equivalente in lingua italiana perché, principalmente, si tratta di un inglesismo che origina da un adattamento all’italiano derivante dall’inglese ”bop”. In lingua inglese, il termine, è un verbo che può funzionare anche come sostantivo; il vocabolo è utilizzato in ambito musicale e la sua prima apparizione risale agli anni ’40. Come riporta Educalingo, la definizione di bop nel dizionario inglese è la seguente:
”La prima definizione di bop nel dizionario è una forma di jazz nata negli anni ’40, caratterizzata da complessità ritmica e armonica e virtuosismo strumentale. Originariamente chiamato: bebop. L’altra definizione di bop è una sessione di ballo alla musica pop. Bop è anche ballare alla musica pop”.
Bop è infatti l’abbreviazione di Bepop; uno dei primi jazz moderni sviluppatosi negli anni ’40 a New York e caratterizzato da tempi molto veloci. Oltre allo stile musicale, il termine indicava un vero e proprio atteggiamento e stile di vita per lo più ribelle e fuori dagli schemi e, per tal motivo, il neologismo diventa molto popolare fra i letterati della Beat Generation che si definivano Bopper.
Jack Kerouac, scrittore simbolo della Beat Generation, utilizza il lemma nel suo romanzo autobiografico Sulla Strada (On the Road) scritto nel 1951 e pubblicato nel 1957:
”A quei tempi, nel 1947, il bop impazzava in tutta l’America. I ragazzi del Loop suonavano, ma con stanchezza, perché il bop era a metà strada fra il periodo del Charlie Parker di Ornithology e quello di Miles Davis”.
Tornando all’ ambito musicale, bepop nasce da un’onomatopea che rimanda al suono bop e simboleggia una breve frase di due note utilizzata, talvolta, per chiudere un brano molto lungo. Uno dei primi a utilizzarlo fu Dizzy Gillespie: trombettista, pianista e compositore statunitense. Essendo un anglicismo la semantica dell’adattamento Boppone si è un po’ modificata in lingua italiana, arrivando a riferirsi a una prestazione musicale sopra la media che rimanda a un’esibizione particolarmente interessante.
Social e usi moderni
Il termine Boppone è apparso principalmente su X ( Twitter) dove, in seguito, si è largamente diffuso. Fra i tweet più visualizzati in cui appare c’è quello dell’utente Michele che nel commentare l’esibizione di Mahmood scrive:
“Mahmood ha tirato fuori un boppone di dimensioni clamorose, ma come fa ogni anno a non sbagliare mai canzone”.
L’Urban dictionary spiega che il termine è molto in voga nel linguaggio giovanile, e si utilizza maggiormente in riferimento a una melodia molto trascinante e che coinvolge o un’esibizione particolarmente carismatica.
Chi bazzica sui social noterà anche come l’uso di Boppone si accompagni a meme o commenti; il neologismo è spesso associato ad aggettivi che esprimono ammirazione sul cantante e la performance. Alla voce bop, infatti, su l’Urban dictionary si legge:
” Used to reference a good song; to say that a song is really good”.
Nel tempo, vari inglesismi sono diventati parte integrante del linguaggio colloquiale; basti pensare a neologismi come ”lovvare”, ”blastare”, ”shippare”. Grazie al massiccio utilizzo del vocabolo durante la settimana del Festival di Sanremo 2024, non è improbabile che ben presto il termine possa rientrare nell’elenco dei vari anglicismi che, ormai, si sono inseriti nel linguaggio corrente.
Stella Grillo
Foto in copertina: Loescher.it
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