Il giudice brasiliano Luis Fux ha deciso che le procedure per l’estradizione di Cesare Battisti dovranno rimanere sospese sino alla pronuncia sull’habeas corpus

«Cesare Battisti ha rotto il rapporto di fiducia con il paese che lo sta ospitando. Ha cercato di uscire dal Brasile senza una ragione precisa dicendo che stava andando a comprare materiale da pesca».

Con queste parole il Ministro della giustizia brasiliano, Torquato Jardim, aveva appena ieri commentato ufficialmente i fatti che hanno interessato Cesare Battisti, facendo pensare ad una vicina e probabile estradizione.

La situazione è, però, cambiata in fretta. E’ di poche ore fa la comunicazione della decisione del giudice Luis Fux, che sta trattando il caso, di sospendere le procedure di estradizione sino al 24 Ottobre.
Bisognerà aspettare che la Suprema Corte si esprima sull’habeas corpus, come richiesto dai legali di Battisti, per evitare vizi che possano inficiare il procedimento.
Prima di allora il Governo non potrà fare alcunché.

Sembra, comunque, che la volontà sia sempre la stessa, quella di estradare l’ex terrorista Cesare Battisti. A conferma di ciò anche l’incalzante istanza di João Doria, sindaco di San Paolo.
«Adesso abbiamo un governo veramente democratico in Brasile. Non possiamo dare protezione a un criminale. L’estradizione deve essere concessa e applicata» – ha detto Doria.

Sarebbe già stato individuato lo per garantire senza problemi l’estradizione di Cesare Battisti. Italia e Brasile hanno, infatti, siglato un accordo bilaterale  in passato (ne avevamo parlato QUI).
Nel documento l’estradizione è definita un “atto sovrano”, quindi in grado di far venire meno l’efficacia del decreto Lula e del termine di prescrizione che altrimenti lo avrebbe blindato, rendendolo di fatto intangibile.

Comincia forse a sentire l’odore delle carceri italiane Cesare Battisti e la fine della sua libertà. Tuttavia, egli ha avuto modo di affermare nuovamente la sua volontà di non chiedere scusa a nessuno, segno di un coerente non pentimento (sostenendo invece la sua innocenza).

Battisti si è, infatti, appellato al presidente brasiliano Michel Temer, chiedendo che «che il presidente Temer prenda coscienza profonda della situazione anche perché ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità e lasciarmi qui».

La strada sembra ormai segnata e l’unica alternativa è andare avanti: sarà il giudizio della Suprema Corte ad avere valore dirimente.

Se sarà positivo Cesare Battisti verrà probabilmente estradato, assicurate tutte le garanzie richieste circa la restrizione della sua libertà personale.

Se, invece, il tribunale non darà il suo placet, la situazione potrebbe farsi complicata e all’Italia rimarrebbe l’unica possibilità di continuare per via diplomatica, oppure rinunciare. Almeno (di nuovo) per un pò.

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Di Lorenzo Maria Lucarelli