La guida in stato di ebbrezza rappresenta una grave violazione delle norme stradali, con conseguenze che possono estendersi ben oltre una semplice sanzione.
In Italia, la legge prevede punizioni severe per chi viene sorpreso alla guida sotto l’effetto dell’alcool, delineando un quadro sanzionatorio che spazia dal civile al penale.
Ai sensi del Codice della Strada, il limite massimo di alcolemia consentito per i conducenti è di 0,5 grammi per litro nel sangue.
Superare tale soglia comporta sanzioni che possono includere ammende, detenzione e la sospensione o revoca della patente di guida, tutte situazioni in cui è necessario il supporto di un avvocato civilista a Roma, o nella città più vicina alle proprie esigenze e, ove ricorrano conseguenze di natura penale, di un avvocato penalista, per la trattazione della pratica in team. Nel caso di recidiva, le pene si aggravano, sottolineando la serietà con cui viene trattato il reato.
Le principali conseguenze legali nel caso in cui si superino i limiti previsti dalla legge
In Italia, la legislazione vigente disciplina con severità la condotta di guida dopo il consumo di alcol, stabilendo sanzioni che intensificano in risposta all’aumentare dei livelli di alcolemia nel sangue del conducente.
Il Codice della Strada, all’articolo 186, comma 2, lettera A, specifica con precisione le penalità applicabili, che variano da sanzioni pecuniarie a misure restrittive della libertà personale.
- Per concentrazioni moderatamente elevate (tra 0,5 e 0,8 g/l)
Un conducente sorpreso a guidare con un livello di alcolemia tra 0,5 e 0,8 g/l è passibile di una multa pecuniaria che va da 543 a 2.170 euro. In aggiunta, si procede alla sospensione della patente per un periodo che varia tra i tre e i sei mesi, a seconda della specifica situazione.
- Per livelli alti di alcolemia (tra 0,8 e 1,5 g/l)
Se il tasso alcolemico supera 0,8 g/l senza eccedere 1,5 g/l, il conducente affronta una multa di importo compreso tra 800 e 3.200 euro e può essere sottoposto ad arresto per un tempo massimo di sei mesi. Confermata è la sospensione della patente da sei mesi a un anno.
- Per tassi particolarmente gravi (oltre 1,5 g/l)
Nel caso di un tasso alcolemico che superi 1,5 g/l, le sanzioni si aggravano notevolmente, con multe da 1.500 a 6.000 euro e arresto da sei mesi a un anno. Si prevede anche la sospensione della patente da uno a due anni.
Qualora il veicolo coinvolto nell’infrazione non appartenga all’autore del reato, si assiste al raddoppio della durata della sospensione della patente. In caso di recidiva entro due anni, si procede con la revoca della patente.
A seguito di una condanna, indipendentemente dalla sospensione condizionale della pena, si può ordinare la confisca del veicolo usato per commettere l’infrazione, a meno che questo non sia di proprietà di un terzo. A ciò si aggiunge una decurtazione di 10 punti dalla patente di guida.
Un ulteriore inasprimento delle sanzioni è previsto per infrazioni commesse durante le ore notturne, tra le 22:00 e le 07:00, con un incremento dell’ammenda da un terzo alla metà dell’importo base.
Le implicazioni legali della guida sotto l’influenza dell’alcol sono quindi estese e complesse, richiedendo spesso l’intervento di esperti in materia legale per una gestione adeguata delle conseguenze.
Differenze tra le sanzioni amministrative e le misure cautelari
Nel contesto giuridico italiano, vi sono distinzioni importanti tra le sanzioni amministrative accessorie, come la sospensione o la revoca della patente in seguito a una condanna penale, e le misure cautelari amministrative, come la sospensione della patente disposta dal prefetto.
Sanzione amministrativa accessoria:
Quando un conducente viene condannato per un reato stradale, come la guida in stato di ebbrezza, oltre alla pena principale (come un’ammenda o l’arresto), il giudice può anche imporre delle sanzioni amministrative accessorie. Queste possono includere la sospensione o la revoca della patente di guida.
Tali misure sono considerate parte integrante della sentenza e sono finalizzate a sancire la gravità del comportamento e a prevenire ulteriori infrazioni.
La sospensione della patente è temporanea e ha una durata stabilita dal giudice in base alla gravità del reato, mentre la revoca è una misura più severa che comporta la cessazione del diritto di guidare e l’obbligo di sostenere nuovamente gli esami per ottenere la patente.
Misura cautelare amministrativa del prefetto:
Diversamente, la sospensione della patente da parte del prefetto è una misura cautelare amministrativa. Questo tipo di sospensione può essere applicata immediatamente dopo l’accertamento dell’infrazione -momento in cui solitamente avviene anche il ritiro della patente da parte delle Forze dell’Ordine- prima della conclusione di un processo penale.
La finalità di tale provvedimento è preventiva e protettiva, nel senso che mira a salvaguardare la sicurezza pubblica sospettando che il conducente possa costituire un pericolo imminente per la sicurezza stradale.
La durata di questa sospensione è generalmente determinata dal prefetto e può essere oggetto di un eventuale ricorso da parte dell’individuo sanzionato.
La differenza sostanziale tra le due misure sta nella loro natura e finalità: la sanzione amministrativa accessoria è punitiva e segue una condanna penale, mentre la misura cautelare del prefetto è preventiva e può essere applicata indipendentemente dall’esito di un processo penale, seppur debba tener conto dei possibili esiti di questo.
Entrambe le misure richiedono l’intervento di un professionista legale per riuscire a gestirle efficacemente e tutelare i diritti del conducente.
Cosa si può fare quando si ha la sospensione cautelare della patente da parte del prefetto
Quando si è soggetti a una sospensione cautelare della patente da parte del prefetto, ci si trova di fronte a una misura preventiva che implica la temporanea inibizione del diritto di guidare.
Tale provvedimento è spesso conseguente a violazioni stradali considerate gravi, come la guida in stato di ebbrezza, e serve per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica.
La principale azione che si può intraprendere in questa situazione, attraverso la nomina di un avvocato civilista:
- Ricorso al Giudice di Pace: Il destinatario della sospensione può presentare ricorso dinanzi al Giudice di Pace competente per territorio, facendo riferimento al luogo dove è avvenuta l’infrazione, per contestare la legittimità del provvedimento prefettizio, per ragioni di fatto e di diritto, anche con riferimento alla durata della misura cautelare.
A determinate condizioni, il destinatario della misura prefettizia può altresì chiedere al Giudice di Pace di sospendere in via cautelare e provvisoria la misura medesima, sino alla conclusione del giudizio. È in ogni caso fondamentale che colui che ha commesso la violazione si sottoponga alla visita medico legale disposta dal prefetto.
Cosa si può fare quando si ha la sanzione in ambito penale della sospensione o revoca della patente
La prima e più importante azione è cercare immediatamente assistenza legale. Un avvocato specializzato in diritto penale e delle infrazioni stradali può fornire consulenza sulla fattibilità e sulle procedure da seguire.
Infatti, bisogna sottolineare che una sanzione in ambito penale per la sospensione o revoca della patente a seguito dell’accertamento penale ha un valore definitivo.
Quindi le principali azioni che si possono intraprendere sono:
- La nomina di un avvocato che possa seguire l’intero iter processuale, sin dalla fase delle indagini;
- Definire la strategia difensiva in ambito penale, tenuto conto della specifica contestazione che viene sollevata, coordinandola con l’intervento dell’avvocato civilista nominato;
- Partecipazione attiva durante il processo, facendo valere la linea difensiva già concordata e proponendo le istanze che la legge consente.
Lavori di pubblica utilità
I lavori di pubblica utilità rappresentano una forma di pena alternativa alla detenzione, prevista dal sistema giuridico italiano per alcuni tipi di reati, inclusi quelli minori o di media gravità.
Questa misura si configura come un’attività non retribuita a favore della comunità che il condannato è chiamato a svolgere per un numero di ore stabilito dal giudice, a seconda della gravità del reato e delle circostanze del caso.
Il ricorso ai lavori di pubblica utilità ha l’obiettivo di favorire il reinserimento sociale del reo, riducendo al contempo il sovraffollamento carcerario. Dal punto di vista della persona condannata, questa opportunità offre il vantaggio di evitare gli effetti negativi della detenzione, mantenendo al contempo un ruolo attivo nella società.
Per accedere a questa forma di pena alternativa, è necessario che il condannato manifesti la propria volontà in tal senso e che il giudice accerti la sussistenza dei requisiti previsti dalla legge.
La richiesta può essere avanzata direttamente dall’interessato o dal proprio avvocato e sarà valutata dall’autorità giudiziaria sulla base di diversi fattori, tra cui la natura del reato, la personalità dell’individuo e la sua condotta precedente e successiva al reato.
Nell’ambito delle sanzioni penali, l’accesso ai lavori di pubblica utilità può essere considerato in alternativa o come complemento alla pena principale o alle pene accessorie.
Nel caso del reato di guida in stato di ebbrezza, lo svolgimento positivo dei lavori di pubblica utilità (art. 186 c. 9 bis C.d.S.), comporta la dichiarazione da parte del giudice penale di estinzione del reato e l’applicazione di uno sconto di pena relativamente alla sanzione accessoria della sospensione della patente di guida.
In tali casi, infatti, la durata della sanzione accessoria comminata in sede penale verrebbe scontata della metà.
In caso di revoca della patente di guida.
In tale specifica ipotesi, si discute circa l’applicabilità della medesima regola della decurtazione della metà della durata della sanzione accessoria, in quanto la revoca costituisce una misura, per natura, priva di una durata temporale.
Sul punto però è più volte intervenuta la Cassazione (Cass. pen., Sez. IV, Sentenza 23 ottobre 2018, n. 56962) che ha statuito che le due sanzioni accessorie, la sospensione e la revoca, debbano essere normativamente trattate allo stesso modo, in caso di esito positivo dei lavori di pubblica utilità.
Dunque, siffatta misura premiale dovrà applicarsi anche in caso di revoca, con conseguente sospensione della misura della revoca ed eventuale commutazione in quella della sospensione.
Una ulteriore e recentissima pronuncia della Cassazione (Cass. civile, Sez. II, Ordinanza n. 3019 del 1° febbraio 2024) ha stabilito che deve ritenersi che dopo la Sentenza 75/2020 della Corte costituzionale in caso di esito positivo della messa alla prova che ha estinto il reato di guida in stato di ebbrezza il prefetto non possa applicare la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di guida.
L’importanza del giusto intervento professionale
Per riuscire a gestire correttamente le vicende legali legate alla violazione dell’art. 186 C.d.S. è consigliabile e, in taluni casi, necessario farsi supportare sin da subito da avvocati esperti.
L’Avvocato Silvia Cermaria, titolare dello Studio Legale Cermaria, opera nella materia in tutta Italia avendo stabilito le proprie sedi principali in due città che rappresentano fulcri nevralgici: Roma e Milano. Che si tratti di una vicenda di natura civile o di un procedimento penale, lo Studio Legale Cermaria assicura, grazie ad un metodo ormai consolidato di lavoro in team, la più ampia assistenza legale, con l’obiettivo primario di salvaguardare i diritti dei propri assistiti