Intervista alla scrittrice Margherita Loy, autrice di Delia o un mattino di giugno edito Barta edizioni. Un romanzo che racconta una storia di ricordi, delicatezza e rinascita: un nuova vita che riparte dagli ossimori e, soprattutto, narra le mille sfumature che ogni donna possiede.

Intervista a Margherita Loy, un viaggio artistico e letterario nella bellezza delle emozioni

Margherita Loy
Photo Credits: Beatrice Speranza (c)

M.M.: Lei ha scritto libri per bambini, ricordiamo, pubblicati dall’editore Gallucci in cui unisce la bellezza dell’arte alla parola come mezzo per raccontare storie. Nei suoi progetti futuri c’è l’eventualità di dedicarsi, nuovamente, alla letteratura per l’infanzia?

Margherita Loy: Ho scritto tre libri di arte per bambini con l’editore Gallucci e uno con Bianconero edizioni. Mi chiedete se nel futuro ho idea di riprendere il tema della letteratura per l’infanzia: certo se avessi una commissione di una storia di arte per i bambini mi metterei all’opera. Ho sempre tante idee, ma per ora restano tali. 

M.M.: Nel romanzo Delia o un mattino di giugno si affronta il tema della solitudine: da un lato una donna che cerca di sopravvivere, dall’altro un uomo che ha quasi accettato la sua condizione. Queste figure così “contrarie” che messaggio vogliono veicolare al lettore?

Margherita Loy: Le due figure del mio romanzo Delia o un mattino di giugno sono opposte ma speculari: nel senso che sono entrambe persone ferite dalla vita e dall’abbandono, ma l’uomo vive queste tempeste passate con serenità, è riuscito a trasformarle in speranza e ricerca. Delia ne è stata travolta. Non penso mai a un “messaggio” per il lettore; quando scrivo penso a quello che voglio tirar fuori, in questo caso volevo darmi una speranza, dire a me stessa che c’è una possibilità di affrontare il proprio passato che è piena di luce, una speranza realizzabile.

Il senso dell’attesa e la genesi dell’ ”Uomo-Pinguino”

M.M.: I protagonisti del romanzo sono Delia e l’enigmatico “Uomo-Pinguino” che personifica l’attesa di qualcosa; secondo lei ha sempre senso aspettare, quasi come fosse una sorta di “occupazione” per parafrasare Cesare Pavese, oppure a volte attesa è sinonimo di illusione e dolore?

Margherita Loy: L’attesa è a mio parere una inesauribile fonte di osservazione di ciò che ci circonda, è l’unica attività, o occupazione, che ci permette di riflettere. Di osservare i nostri stati d’animo, la delusione, la smania, l’impazienza, la rabbia, la delusione… Oggi più che mai. Purtroppo oggi riempiamo l’attesa con il conforto di un passaggio sui social, uno scambio di messaggi, una telefonata… ma trovo che attendere sia una straordinaria occasione per parlare con se stessi, per ragionare su cosa accada nel tempo vuoto, visto che il tempo libero ormai lo riempiamo di cose. 

M.M.: Come mai ha scelto l’appellativo “Uomo-Pinguino” per il suo personaggio? Si ispira a una figura concreta della sua realtà?

Margherita Loy: Ho scelto “uomo-pinguino” perché l’uomo che vedevo all’incrocio aveva questa magnifica pancia, una mezzaluna perfetta che ricorda le pance splendide dei pinguini. Inoltre i pinguini hanno la capacità di attendere per giorni, pazientemente, la schiusa delle loro uova. 

Il rapporto di Delia con il cibo e il personaggio di Rosa

M.M.: Nel romanzo Delia ha un rapporto molto conflittuale con il cibo che rappresenta una consolazione ma anche una condanna; lei mostra la parte ingannevole di questo aspetto che è simbolo di un consolarsi effimero: cosa l’ha portata a occuparsi di questa tematica?

Margherita Loy: Ho visto Delia come una donna che riversa nel cibo i suoi dolori, le sue delusioni. Quello che ho capito di questo circolo vizioso è quanto siano dannose le consolazioni fasulle, quelle che ci portano momentaneamente un sollievo per poi ributtarci giù, ancora più a fondo di prima, con ancora più disperazione sulle spalle, e, nel caso di Delia, con ancora più chili addosso. Non ho esperienza diretta di questo infernale meccanismo ma l’ho visto spesso all’opera, anche nelle persone care.

M.M.: C’è un personaggio specifico del suo romanzo a cui si sente particolarmente legata?

Margherita Loy: Sono molto legata al personaggio di Rosa, la giovane brillante pediatra di Lecce che negli anni Sessanta lavora all’ospedale di quella città e che sposa l’uomo pinguino, giovane medico anche lui; Rosa è per l’epoca, soprattutto al Sud, un’eccezione. Ma poi la bella e combattiva ragazza rimane intrappolata in una mentalità ancora antica, dove la donna che non ha figli è per la famiglia da nascondere come un’onta.

Margherita Loy, influenze letterarie e progetti futuri

M.M.: Quali sono gli autori che hanno segnato il suo destino da scrittrice e a cui si è ispirata?

Margherita Loy: Gli autori che hanno segnato il mio percorso di scrittrice sono prima di tutto lo scrittore brasiliano Guimaraes Rosa, poco conosciuto in Italia, ma che ho amato e amo, letto e riletto, molte volte, come se i suoi libri fossero sempre nuovi. Lui è capace di dare voce all’infanzia e all’innocenza, all’amore e alla paura come pochi altri. Ma non ho mai pensato, leggendolo, “voglio scrivere”. Per me il desiderio di scrivere nasce unicamente dalla necessità di dare un senso a ciò che mi circonda. Gli autori che amo e che leggo assiduamente hanno soprattutto la capacità di non farmi sentire sola, sento la loro voce sincera, profonda, sapiente.

Ecco chi sono, oltre quello citato sopra: Vassilj Grossmann, scrittore russo morto nel 1969 e autore di libri straordinari, in primis Vita e destino. Marina Cvetaeva, poetessa e autrice di un bellissimo piccolo romanzo dal titolo Sonecka. Natalia Ginzburg delle Piccole virtù e di Lessico famigliare. Irene Nemirovsky, tutti romanzi e i racconti; W.G. Sebald bellissimi i suoi racconti Gli Emigranti, e il romanzo Austerlitz. Ultimamente rileggo Katherine Mansfield, Anton Čecov, Annamaria Ortese, Elsa Morante, Raymond Carver, Beppe Fenoglio, Horacio Quiroga, e per andare ai contemporanei italiani mi piace molto lo stile attento e preciso di Emanuele Trevi, Pia Pera. Non mi fermerei più, ma per concludere aggiungerei che quando apro un romanzo e trovo uno stile sciatto, frasi generiche, parole vuote, lo chiudo subito, senza incertezze. Per me lo stile è importantissimo.

M.M.: Può accennarci se nei suoi progetti futuri è in vista un nuovo romanzo e, eventualmente, che temi affronterà?

Margherita Loy: Progetti futuri? Sto scrivendo un romanzo su un poeta dalla vita tragica, un poeta inventato ma non poi così tanto. La poesia rimane per me una lettura fondamentale.   

Stella Grillo

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