Sta andando in scena in questi giorni lo scontro istituzionale tra il Partito Democratico, il Governo e il Quirinale sui futuri vertici di Bankitalia. Ma la questione è più ampia.

Il PD, su impulso del suo segretario Matteo Renzi, parte all’attacco di Bankitalia con una mozione di sfiducia in Parlamento contro il suo Governatore Ignazio Visco. Le accuse da cui ha preso il via la mozione di sfiducia riguardano prevalentemente le crisi bancarie degli ultimi anni. Banca Etruria, MPS, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, senza tralasciare i casi più “locali” come Spoleto, Teramo e Bari. In tutti questi casi la Vigilanza di Palazzo Koch è stata accusata di non essersi mossa per tempo, oppure di aver “soprasseduto” in nome della stabilità del sistema bancario nel suo insieme. Stabilità che è stata comunque minata in una fase successiva, con costi molto più alti per i risparmiatori e i contribuenti rispetto ad un intervento molto più anticipato. Ovviamente va sottolineato come ogni crisi faccia storia a se, con centinaia di pagine di inchiesta in cui vengono fuori anche i numerosi ostacoli frapposti dai banchieri alla Vigilanza di Palazzo Koch. Ma ciò non toglie comunque peso all’accusa.

Il detonatore di questo scontro istituzionale è stato il rinnovo del mandato del Governatore di Bankitalia, Vincenzo Visco, in scadenza a fine mese. Di fronte alle accuse, il numero uno di Via Nazionale, come comunicano da Bankitalia è pronto ad essere sentito dalla Commissione d’inchiesta parlamentare sul sistema bancario. «La Banca d’Italia sottometterà ogni documento rilevante per i lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta e il Governatore Ignazio Visco è pronto a essere ascoltato dalla Commissione quando essa vorrà», è il commento al riguardo.

In questa vicenda si intrecciano due scontri, che le danno un sapore ancora più amaro. Uno tutto elettorale, con la manovra renziana che ha tutta l’aria di una tardiva controffensiva contro gli attacchi del Movimento 5 Stelle, sempre in prima linea nell’attaccare il Governo ed il PD sulle banche (il caso Etruria – Boschi docet), soprattutto ora che le elezioni politiche si avvicinano a grandi passi. Dall’altra vi è lo scontro tra PD e Governo, che rischia di esplodere con la mozione di sfiducia al governatore Visco. Come testimoniato da un retroscena di Repubblica, le divisioni sono molto marcate all’interno del gruppo parlamentare dem sulla questione, tanto che sarà necessario limare fino all’ultimo la mozione di sfiducia per far si che possa essere votata dal gruppo parlamentare e non sia un boomerang per la stabilità del Governo a trazione renziana.

Su tutto ciò aleggia, mastodontico, l’alone della credibilità sempre più intaccata di Bankitalia. Come riportato sopra, nonostante le accuse ai banchieri di ostacolo alla Vigilanza bancaria, è indubbio come gli anni di Visco alla guida di Via Nazionale verranno ricordati tra i peggiori nella storia di Palazzo Koch, con crisi bancarie di peso quasi mai prese in tempo, bensì lasciate arrivare al punto di non ritorno. Un duro colpo alla credibilità di Bankitalia è giunto proprio da Bankitalia stessa, con la sua tardiva azione.

Come ha scritto puntualmente MIchele Boldrin su Linkiesta, «Nella situazione in cui viviamo questo richiedeva saper agire da argine all’attività predatoria esercitata, sul sistema creditizio, da gruppi d’interesse politico ed economico. Nella misura in cui tale ruolo non è stato adeguatamente esercitato la Banca d’Italia ha fallito tecnicamente ed ha svilito la propria indipendenza». Adesso si attende di conoscere se il Governo e il Quirinale decideranno di confermare Visco alla guida di Palazzo Koch o meno: ma è indubbio che, se si optasse per la riconferma (o anche per la scelta di qualcun altro del gruppo dirigente attuale della Vigilanza), non vi sarà alcuna inversione di rotta sostanziale. Sia pur mantenendo una formale “Indipendenza” della Banca d’Italia dal potere politico.

Lorenzo Spizzirri