Esce oggi il nuovissimo e attesissimo film Netflix Il Fabbricante di lacrime, l’adattamento cinematografico del libro diventato un vero e proprio caso letterario. Fabbricante di lacrime è una produzione Colorado Film ed è prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai. Il film è scritto da Eleonora Fiorini e Alessandro Genovesi, che ne è anche il regista. Perché guardare questo film? Ecco la recensione.

Fabbricante di lacrime: la sinossi

Il libro, edito da Magazzini Salani, è stato il libro più venduto in Italia nel 2022. Nel cast, accanto ai protagonisti Caterina Ferioli (Nica) e Simone Baldasseroni (Rigel), anche la tiktoker Nicky Passarella (Billie) e Alessandro Bedetti (Lionel). Partiamo subito dalla sinossi rilasciata da Netflix.

“Tra le mura del Grave, l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una leggenda: quella del cosiddetto Fabbricante di Lacrime, un misterioso artigiano. Colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo.

Rigel è intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare. Anche se Nica e Rigel sono uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra impossibile… ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda. Al Fabbricante non puoi mentire e loro dovranno trovare il coraggio di accettare quella forza che li attrae che si chiama amore.”

Perché vederlo?

Rilanciamo con la stessa domanda: perché vederlo? Per chi è figlio della generazione Moccia questo potrebbe sembrare il film del secolo. L’idea, di base non è male: la sofferenza, l’infanzia rubata, l’amore tormentato e proibito. Ciò di cui pecca questo film è, purtroppo, il non chiudere quasi mai il cerchio, aprendo tante trame che, purtroppo raramente vengono chiuse (Billy, lo so, non ti hanno dato lo spazio che meritavi). Con, invece, grande stupore, gli attori si meritano un bel 6: è vero che Nica parla in 0,5, ma la sua espressività da attrice esordiente è comunque superiore a tante attrici navigate.

Un grande tasto dolente sono, purtroppo, i dialoghi: non c’è sostanza, un’ora e 45 di singole frasi che lasciano indietro tantissime situazioni (ad esempio, la storia della loro famiglia). La produzione ha poi ritenuto giustissimo mettere italianissimi attori a recitare in una scuola con divise e armadietti: orfanotrofio Grave in provincia di Novara, dato l’accento? La regola non scritta delle fan fiction vede Hope, con le sue converse e lo chignon fatto a caso, scendere le scale mentre si trova gli One Direction pronti a rapirla a San Felice a Cancello in provincia di Caserta, e a quanto pare le cose non sono per niente cambiate. E noi, cresciuti con le storie di Efp, ne siamo ben felici.

Cosa abbiamo amato

Si meritano invece un bel 9 ambientazioni, fotografia e scenografia. L’attenzione per i dettagli è evidente dalla cura dei costumi. Nonostante la scelta di rendere la pioggia co protagonista, catapultandoci nell’universo di Forks con Bella Swan e Edward Cullen… No, quello era un altro film. Dicevamo: Nica e Rigel, oltre ai loro demoni, devono combattere con i malanni da maltempo. Curiosa, però, la scena della pioggia con il sole. Surreale, invece, la mancanza costante di figure adulte che possano interrompere pratiche fuori logica, soprattutto per quanto riguarda l’adozione.

Insomma, non è semplice adattare una storia del genere a una trasposizione cinematografica. Sicuramente, i potenti mezzi Netflix hanno contribuito alla realizzazione di una pellicola che è esteticamente perfetta: ogni cosa al suo posto. Bonus, poi, il fatto di essere stata girata totalmente in Italia. La casa dei Milligan è stata girata a Bracciano, la scena del ponte a Pescara, le riprese della scuola sono state fatte in un liceo di Roma così come l’orfanatrofio che è un ospedale romano abbandonato, il Forlanini.

E, per rispondere alla domanda iniziale: perché guardarlo? Perché, in fondo in fondo, in questa ora e 45 minuti il film tocca le corde adolescenziali di chi è cresciuto con Step e Babi o Edward e Bella. Due ragazzi giovani e tormentati cercheranno di riunirsi e di ritrovare il loro posto nel mondo. La varietà di personaggi, poi, permette a tutti di immedesimarsi in qualche modo. E poi, diventerà sicuramente il film del momento e quindi, perché restare indietro?

Marianna Soru

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