Meglio 30 fps o 60 fps? Cosa è davvero meglio? Ne sa qualcosa Capcom, che dopo la pubblicazione di Dragon’s Dogma 2 si è dovuta difendere da più di un’accusa “fantasiosa”, scatenando un mare di polemiche… per lo più sterili. Non che questo abbia in qualche modo arrestato davvero l’avanzata del titolo negli shop di tutto il mondo, visto che dopo anni di attesa i giocatori hanno potuto tornare nel regno di Gransys e imbarcarsi in un’epica avventura dai ritmi totalmente differenti dagli altri action RPG in commercio. Insomma, il titolo conserva le unicità del predecessore e ne raffina la resa e rende l’esperienza più piacevole e interessante. Sì, anche a 30 fps. 

A quanto pare, però, questo non è sufficiente. Allora, con la scusa di raccontarvi alcuni dei commenti più fantasiosi del web e smentire le fake news una volta del tutte, vogliamo provare a raccontarvi la nostra reale esperienza con Dragon’s Dogma 2!

Polemiche sterili e dove trovarle (su internet)

La quasi totalità delle critiche mosse post lancio, non solo quelle relative il framerate “giusto” per godere al meglio del titolo, a ben vederle da subito non avrebbero meritato alcuna attenzione. Eppure, gli utenti si sono davvero scatenati contro l’action RPG, arrivando ad usufruire del “review bombing” per abbassare le valutazioni online. Inutile dire che oggi, dopo diverse settimane dal lancio, la strategia ha ovviamente fallito. Ma resta stampato nella storia del web ogni tentativo con annesse, a volte folli, motivazioni. 

Ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori al riguardo, spaziando ben oltre il confine della ragionevolezza. C’è stato per esempio chi prendeva Dragon’s Dogma 2 a esempio di “malpractice” che avrebbe influenzato ogni produzione a venire. Come? Imponendo microtransazioni come modus operandi di base e rendendo impossibile agli sviluppatori non sfruttarle. Come se dopo decenni in cui le microtransazioni si sono diffuse a macchia d’olio con modalità, lo ripetiamo, seriamente criminali rispetto a quelle di Dragon’s Dogma 2, possa essere proprio quest’ultimo la causa della definitiva morte dei giochi “senza DLC”. Speriamo non fossero seri, ma tant’è: non ci stupirebbe.

Perciò abbiamo cercato di rintracciare e raggruppare le più grandi baggianate in macrogruppi, spiegandole e contestualizzandole nella realtà. Non è stato facile, ve lo premettiamo. Ma per favore, non veniteci a dire che siamo dalla parte delle multinazionali, che ce ne freghiamo dei gamer squattrinati e simili. Ribadiamo con forza che combattere per un gaming migliore è sempre positivo… se ci si muove con cognizione e corrispondenza alla realtà. Altrimenti, si finisce per perdere credibilità e screditare anche chi si esprime avendone gli strumenti e le motivazioni. Impedendo di fatto al pubblico che si voleva (forse) aiutare di farsi un’idea corretta sull’argomento. 

Cercare da più fonti possibili è sempre una buona idea in questo caso. O almeno, evitate di fidarvi ciecamente della prima opinione ascoltata per correre a scriverne di cotte e di crude, solo perché magari un’idea fa più rumore delle altre e ci piace sentirci ascoltati. Non serve a niente far girare tutti quanti quando parliamo, se stiamo urlando cose a caso. 

“Il salvataggio è unico??? E se volessi fare settordici personaggi???”

La prima delle lamentele che abbiamo deciso di smontare è quella relativa l’impossibilità di creare salvataggi multipli (quindi più personaggi diversi) che a quanto pare è una vera e propria feature irrinunciabile per tutti i giocatori di ruolo. Sarcasmo a parte, in effetti poter effettuare test e iniziare run diverse con differenti specializzazioni è utile e divertente, non ci sono dubbi. Il fatto è che dall’ammettere questo al denunciare Dragon’s Dogma 2 per non consentire questa dinamica, al grido di “l’hanno tolta per introdurla poi come DLC, vedrete” è pura follia e complottismo. 

La realtà è ben diversa, dal momento che quella di Capcom in questo caso è stata una ragionata scelta di design. Controtendenza, di sicuro, ma di certo non lesiva nei confronti dei player o con spietati sottotesti capitalistici. Già Dragon’s Dogma, il primo, era infatti caratterizzato da questa unicità, il cui scopo è aumentare il grado di immersione del player nella storia che sta vivendo, facendogliela percepire come “irripetibile”. In questo modo, accadrà meno spesso di buttarsi senza ragionare in rischi e possibili quest “monodirezionali”, che potrebbero alterare per sempre il mondo di gioco (vi ricordiamo a tal propositochr gli NPC hanno tutti la permadeath: se muoiono non respawnano).

“30 fps obbligati nel 2024??? Manco la PS2!!!”

Eccoci qua, giunti al capitolo cardine che ha ispirato tutto il pezzo, tale è la quantità di disinformazione e pressapochismo diffusa da fin troppi elementi sia tra il pubblico, che tra specialisti della stampa e dei social. Dragon’s Dogma 2 e il nuovo capitolo di Senua’s Sacrifice hanno fornito l’assist, e la macchina del fango ne ha approfittato: “nel 2024 non si possono accettare giochi bliccati a 30 fps!”. 

Potremmo dilungarci in spiegazioni lunghe e tecniche al riguardo, ma non vigliamo sembri che abbiamo “copiato e incollato” una risposta a caso (qualcuno potrebbe pensarlo a quanto pare). Ci limiteremo al più semplice ed evidente a tutti “effetto telenovela” per confermare che sì, anche in questo caso scendere a 30 dai canonici 60 fps è una scelta precisa. Che ovviamente, perché negarlo, da un lato semplifica parzialmente il processo di ottimizzazione, ma dall’altro può arrivare, come per DD2, addirittura a complicate lo sviluppo.

Vi siete mai chiesti come mai, guardando Beautiful o una qualunque altra telenovela a caso, l’impatto delle immagini sia tanto diverso da quello dei film da cinema? Sono gli fps. I frame per secondo che caratterizzano le telenovela sono superiori a quelli dei film al cinema, che di solito si fermano a 24 (li standard e questo, per lo meno). 

Non c’è bisogno di proseguire oltre, è così semplice, così ovvio ed evidente che non capirlo significa non volerlo capire. Ed è perfettamente in linea con la scelta del salvataggio unico, del voler costruire un feeling “narrativo” (cinematografico) per il titolo. Ecco anche perchè vi dicevamo che questo approccio può “complicare” lo sviluppo. Dato che porta con sé un aumento del livello di dettaglio quasi indispensabile con il rallentamento del pacing. Più si va “piano”, più ci si sofferma su quella pianta a birdo strada, sulla texture dell’erba ecc.. 

Stupisce pensare che tutti gli esperti che nel frattempo si sono lamentati della mancata fluidità, non si accorgano della differenza. Evidente, tra un titolo pensato per esaltare il gameplay, che quindi a 60 fps da per forza di cose il meglio e offre al giocatore un controllo maggiore sull’azione. E uno come DD2 che fa volutamente l’opposto. 

“LE MICROTRANSAZIONI danno il cattivo esempio, qualcuno pensi ai bambini!!!”

Altro giro, altra lamentela parziale e persino spacciata per “sociale”: quella sulle microtransazioni. “Rovinano il futuro del videogioco, tutti le metteranno se funzionano su DD2!” Gridano alcuni. “Impensabile pagare per avere feature che dovrebbero essere basilari in un single player!” Sproloquiano altri. I più smaliziati staranno già ridacchiando pensando alle risposte possibili a queste baggianate e ai loro corollari. 

Di fatto, tanto per cominciare, le microtransazioni sono una realtà consolidata. Tanto nei single player quanto nei multiplayer, nei free to play come nei giochi one time purchase. Di natura estetica, strutturali o sotto forma di DLC con finali alternativi, ne abbiamo viste di cotte e di crude da anni. Il che smonta agilmente la prima lamentela: non sarà certo Dragon’s Dogma 2 a produrre un cattivo esempio per il mondo videoludico. Semmai, è l’ennesima vittima dell’insostenibilità economica dei tripla A. Ormai troppo ambiziosi, complessi e costosi per costare solo 80 euro, e garantire profitti per chi investe nella produzione e pagamenti onesti agli sviluppatori. 

Schivando anche in questo caso i discorsi troppo complicati e tecnici, semplicemente viviamo in una realtà dove le microtransazioni esistono. Dove sono una possibile, facile fonte di proventi e, va detto, non sono sempre il male assoluto. Come tutti gli strumenti si possono adoprare bene o male, approfittandosi dei player appassionati. O semplicemente offrendo un’opzione di semplificazione ai più pigri, o a quelli con meno tempo per giocare. Si pensi ad Assassin’s Creed Odissey, che di fatto consentiva addirittura di saltare a piè pari parti della campagna. 

Mettendolo sotto questa lente, Dragon’s Dogma 2 cosa fa di così criminale? Permette di ottenere oggetti e feature pagando un obolo di massimo 3 euro ciascuno. Per elementi che si possono comunque ottenere facilmente in gioco, volendo. Per di più, in un single player dove ognuno vive da solo la propria esperienza e non c’è nemmeno rischio di contaminazione di PVP o simili interazioni fra player.

Meglio 30 fps o 60 fps? Dragon’s Dogma 2 ha ben altri problemi (reali)…

In definitiva, ormai è passato abbastanza tempo e la proverbiale acqua sotto ai ponti ha lavato via molte polemiche definitivamente. Alcune, ciclicamente, tornano e torneranno sempre a presentarsi. Come quella sugli fps, salita agli onori della cronaca di recente per via di Senua’s Sacrifice 2, e ai video sui social. Sia di “big” che di canali più piccoli che ne sono scaturiti. Ma, come abbiamo già detto, sono queste lamentele la vera disinformazione, il motivo per cui non si riesce a mettere a fuoco un gioco in fase di recensione e si perdono spesso i pezzi importanti. Che, invece, raccontano le reali criticità e potenzialità di un prodotto. 

Dire che è uno scandalo avere un Dragon’s Dogma 2 a 30 fps adombra il reale difetto di stabilità. Che Capcom sta man mano risolvendo con patch e update solo settimane dopo il lancio, per esempio. Mentre lagnarsi delle microtransazioni ingiuste e del cattivo esempio oscura il discorso che abbiamo solo toccato dell’insostenibilità dei tripla A. O del crunch negli studi di sviluppo e simili. 

Infine, anche se poi, con il tempo, le ferite del review bombing si sanano, l’impatto iniziale della disinformazione può essere irrimediabilmente dannoso e scoraggiare giocatori che, in balia delle malelingue, non dicono la verità, ma ne creano una dal niente.

… e solidi punti di forza!

Dragon’s Dogma 2 non sarà il capolavoro del millennio, ma ha tanti, tantissimi punti di forza e ci sono infinite ragioni per cui se la batte ad armi pari con mostri sacri del genere action rpg. Il suo mondo è vastissimo e dettagliato, reso vivo da quest dinamiche, città brulicanti di NPC. Peraltro, è caratterizzato da una percorribilità eccellente, dovuta a panorami altimetricamente vari e bellissimi da osservare. 

Che dire poi del combat system, così accessibile eppure così complesso e sfaccettato? Con tutto un nuovo sistema di pedine alleate da creare e gestire, assoldare e sfruttare in combo e interazioni fichissime. I mostri nemici poi, dai più grandi ai più piccini, sino una gioia da sconfiggere e affrontare. Mossi da moveset vari e IA forse non sempre iper intelligenti, ma coerenti e contestualizzate nella maggior parte dei casi. Senza tirare in ballo le Boss fight: gioielli di game design che citano spesso mostri sacri inaspettati come “Shadow of the Colossus”, o strizzano l’occhio ai Souls e soprattutto a Monster Hunter. 

Lo avete capito ormai, oppure vi siete indignati e non siete arrivati a leggere fin qui. Non ve ne fate nulla  degli sproloqui e delle lamentele vacue dei social. Dragon’s Dogma 2 è solo un esempio, ma potremmo farne molti altri simili. La disinformazione è sempre dietro l’angolo e può colpire inaspettata. Non sarà questo pezzo a convincere i dissidenti. O a impedire che succeda di nuovo in passato, per esempio in Stellar Blade: un gioco action complesso e divertente (almeno a giudicare dalla Demo) che rischia di ricevere un trattamento ingiusto perché la protagonista è obiettivamente “sessualizzata”. Almeno, a voler ridurre ai minimi termini ogni spiegazione.

Credo che ne riparleremo in futuro, non fra troppo tempo. Per ora, ci limitiamo a fare spallucce e guardare con tenerezza chi non ha niente di meglio da fare, che scrivere sui social inesattezze e casualità sentite da altri, per 5 miseri minuti di notorietà.

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