Quello della calvizie è sempre stato un problema annoso, per gli uomini, certamente, ma anche per numerose donne, e oggi le opportunità per porvi rimedio non mancano affatto.
Negli ultimi anni questo settore è stato ricco di novità, e tra l’ampio ventaglio di alternative a cui si può oggi far riferimento, l’autotrapianto merita un’attenzione speciale.
L’autotrapianto è una delle soluzioni più gettonate, sia perché, evidentemente, è in grado di garantire dei risultati molto apprezzabili, e sia perché prevede il trapianto di capelli endogeni, ovvero appartenenti al medesimo paziente.
I capelli vengono infatti prelevati dalla cosiddetta zona “donor”, ovvero quella corrispondente alla parte più bassa della testa, dove i capelli non sono soggetti a caduta neppure nei soggetti geneticamente predisposti, per poi essere trasferiti nella parte superiore, su cui è necessario eseguire un infoltimento.
I punti di forza di questa metodologia sono numerosi: il risultato, anzitutto, è molto naturale, inoltre il paziente mantiene alta la sua autostima, riuscendo a migliorare il proprio aspetto senza dover far ricorso ad elementi esogeni, e questo è un aspetto da non sottovalutare.
Sebbene l’impiego di capelli endogeni sia una caratteristica comune a tutte le diverse tipologie di autotrapianto, tale intervento si può eseguire tramite tecniche diverse, andiamo dunque a scoprire le principali.
Autotrapianto con tecnica FUE
FUE è acronimo di Follicolar Unit Excision, e questa tecnica prevede che le unità follicolari da impiantare nelle zone da infoltire siano prelevate, dalla zona donatrice, in modo singolo.
Il prelievo delle unità follicolari viene effettuato con uno strumento apposito chiamato punch, dopodiché esse vengono impiantate nell’area da infoltire in corrispondenza di piccole incisioni che il chirurgo avrà appositamente effettuato.
Sebbene questa tecnica sia laboriosa e richieda dunque delle esecuzioni manuali della durata di alcune ore, variabili in base all’ampiezza dell’area da infoltire e ad altre peculiarità del singolo caso, essa assicura dei vantaggi molto importanti.
Anzitutto il prelievo singolo delle unità follicolari scongiura l’insorgere di cicatrici vistose, le quali potrebbero compromettere il risultato estetico, inoltre, potendo il chirurgo scegliere dove impiantare ogni singola unità follicolare, la tecnica FUE garantisce una precisione ai massimi livelli.
Questa tecnica consente di impiantare quantità di unità follicolari molto variabili, di conseguenza sa essere ideale per porre rimedio sia a dei diradamenti moderati che ad una calvizie in stadio molto avanzato.
Autotrapianto con tecnica DHI
DHI è acronimo di Direct Hair Implantation e può essere definita come una variante della FUE per quanto riguarda l’inserimento delle Unità Follicolari.
Anche in questo caso le unità follicolari vengono prelevate singolarmente dalla zona donatrice, tuttavia, grazie all’utilizzo di speciali strumenti quali il Choi Implanter Pen, possono essere collocate direttamente nell’area da infoltire, senza che sulla stessa venga effettuata alcuna incisione.
Come spiegato nel sito della clinica di chirurgia e medicina estetica Clinic Biorigeneral, clinicbiorigeneral.com, è possibile anche adottare delle tecniche miste FUE – DHI: in questi casi è prevista l’effettuazione di incisioni nella zona ricevente, ma l’inserimento viene eseguito con gli stessi implanter adoperati nella tecnica DHI.
Autotrapianto con tecnica FUT
Un’altra metodologia di effettuazione dell’autotrapianto è quella chiamata FUT, acronimo di Follicolar Unit Transplantation.
In questo caso, dalla zona donatrice non vengono prelevate delle singole unità follicolari, ma delle piccole sezioni di cute, denominate strips, contenenti più unità follicolari, che saranno poi impiantate nell’area da infoltire.
Anche questa tecnica sa essere adatta ad esigenze molto diverse, spaziando dai semplici diradamenti fino ai casi di calvizie avanzata.
A parità di capelli movimentati, la tecnica FUT garantisce forse dei tempi di esecuzione più brevi rispetto alla FUE, per contro però comporta la formazione di cicatrici sull’area donatrice molto piu’ visibili di quelle lasciate dalla FUE (puntiformi), le quali possono tuttavia essere mascherate dagli stessi capelli, se adeguatamente lunghi, oppure facendo ricorso ad una tricopigmentazione.