Il primo ministro israeliano commenta la sospensione da parte degli Usa dell’invio di armi a Israele per evitare l’avanzamento a Rafah. Attesa per il voto sulla Palestina all’Assemblea generale dell’Onu
“Se dobbiamo stare da soli, staremo da soli. Se sarà necessario, combatteremo con le unghie. Ma abbiamo molto di più delle unghie”. Lo ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu giovedì dopo che gli Stati Uniti hanno minacciato di ritirare alcune armi se Israele continuerà la sua offensiva nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Il presidente Joe Biden ha esortato Israele a non procedere con un’operazione di questo tipo per il timore che possa aggravare la catastrofe umanitaria nell’enclave palestinese. Mercoledì, Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti non avrebbero fornito armi offensive per un’offensiva via terra a Rafah, aumentando la pressione su Netanyahu.
Anche il portavoce militare di Israele, il contrammiraglio Daniel Hagari, è sembrato minimizzare l’impatto pratico di un eventuale blocco delle armi. “L’esercito ha munizioni per le missioni che ha in programma, e anche per le missioni a Rafah, abbiamo quello che ci serve”, ha detto in risposta a una domanda durante una conferenza stampa.
“Siamo stati chiari sin dall’inizio nel dire che Israele non doveva lanciare un’ampia offensiva contro Rafah senza tenere in conto e proteggere i civili che si trovano sul campo di battaglia”, ha dichiarato Austin confermando che “mentre valutiamo la situazione, abbiamo fermato un invio di munizioni ad alto carico”. Il capo del Pentagono ha poi precisato che non è stata ancora presa “una decisione finale su come procedere” riguardo a questo invio.
“Abbiamo sospeso una fornitura dell’assistenza a breve termine e stiamo rivedendo altri” aiuti a Israele, poi affermato il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller, precisando che, “detto questo, il nostro impegno a lungo termine per la sicurezza di Israele non è cambiato”. Il portavoce, in un briefing con i giornalisti, non ha voluto precisare di che tipo di aiuti si tratti e la durata della sospensione. “Non ho una data da darvi, ma abbiamo sempre chiarito che le nostre determinazioni politiche dipendono da quelle di Israele“, ha spiegato
Gli Usa bloccano l’invio di armi pesanti a Israele
La spedizione prevedeva l’invio di 1.800 bombe da 900 chilogrammi e 1.700 bombe da 225 chilogrammi. L’attenzione degli Stati Uniti si è concentrata sugli esplosivi più grandi e sul modo in cui potrebbero essere utilizzati in un’area urbana densa.
La notizia giunge anche quando l’amministrazione Biden dovrà emettere, per la prima volta, un verdetto formale sulla questione se i bombardamenti aerei su Gaza e le restrizioni alla consegna degli aiuti abbiano violato le leggi internazionali e statunitensi volte a risparmiare i civili dai peggiori orrori della guerra. Una decisione contro Israele aumenterebbe ulteriormente le pressioni su Biden per frenare il flusso di armi e denaro verso l’esercito israeliano.