Luciano Benetton ha annunciato il suo addio alla presidenza del Gruppo Benetton, da lui fondato nel 1965 insieme ai fratelli Gilberto e Carlo e alla sorella Giuliana. Sabato scorso il manager ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera per motivare la sua decisione: “Qualche mese fa ho capito che c’era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale”.

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L’occasione è l’annuncio di un addio, un’uscita dalla creatura che ha contribuito a far nascere, all’attività imprenditoriale che è diventata una ragione di vita. E che ora, alla luce delle ultime vicende, si è rivelata una delusione. Benetton, 89 anni appena compiuti, tiene a precisare che questa scelta è coerente con “la mia storia”, che ogni decisione è stata presa “per i dipendenti, le famiglie, i tanti che entrano fiduciosi nei negozi, dalla Moldavia a Parigi, da Nuova Delhi a Los Angeles”. Per questo, spiega l’imprenditore trevigiano, “prima di lasciare il gruppo, intendo spiegare con la trasparenza che mi caratterizza cosa è successo, senza per questo sottrarmi alle mie responsabilità”. Come se, non lasciando nulla di intentato, volesse anche togliersi qualche sassolino dalle scarpe

Benetton racconta che alla fine dello scorso anno il management ha presentato un buco di bilancio pari a circa 100 milioni di euro. Il founder ricorda di aver lasciato l’azienda nel 2012 con un fatturato di due miliardi e in utile. Dopo una forte insistenza da parte del fratello Gilberto decide di rientrare nel 2018, poco prima della sua scomparsa. “Edizione (holding finanziaria della famiglia Benetton cui fa capo il Gruppo, ndr) non era riuscita a trovare una compagine manageriale di qualità. La società perdeva parecchio. Appena rientrato cerco di risolvere gli errori più evidenti, verso la fine del 2019 mi suggeriscono una candidatura per il ruolo di amministratore delegato”. Benetton dichiara di essersi sentito “tradito” e di aver sbagliato a fidarsi del management guidato Massimo Renon, da quattro AD del Gruppo. “O sono impreparati al punto da non saper comprendere i fondamentali dell’azienda, quindi in buona fede ma gravemente inadeguati agli incarichi che hanno ricoperto, oppure hanno deciso volontariamente di tenere nascosta la realtà dei fatti quindi omettendo informazioni preziose, fino al punto in cui non hanno più potuto nascondere la verità. Ci sarà un’investigazione a riguardo”.

Il Covid, prosegue l’imprenditore nel suo racconto, ha fatto cambiare i piani, spostando il pareggio di bilancio al 2023, un obiettivo “accettabile”. Benetton ricorda: “Solo il 23 settembre del ‘23 viene accennato a qualche problema ma in modo tenue. E sembrava tutto sotto controllo. Mentre riceviamo in consiglio questi primi segnali, dati in modo assolutamente non preoccupato da parte loro – aggiunge, in riferimento ad alcuni manager -, mi accorgo che i numeri non mi tornano e che il problema va ben oltre a quanto hanno dichiarato a settembre. Tra l’altro, era da parecchio tempo che mi arrivava uno scontento interno ed esterno all’azienda, per l’atteggiamento arrogante e poco capace dei nuovi dirigenti. Frasi del tipo ‘Abbiamo deciso noi e dovete attenervi’ che non siamo abituati né a sentire né ad utilizzare in azienda, danno la levatura della nuova compagine manageriale”.