L’ottimo porting Ghost of Tsushima Director’s Cut è disponibile su PC già da due settimane, ed è ottimo, ma… Dopo mesi di rumor e indiscrezioni, l’IP Sony non poteva certo mancare all’appello su Steam, dove ha trovato ad attenderlo i due The Last of Us e la saga di Horizon, gli Uncharted, Ratchet e Clank, Little Big Planet e God of War. Che fra l’altro a breve avrà entrambi i nuovi capitoli per PS5 riuniti sulla piattaforma di “capitan Gabe Newell”, come rivelato nel corso dell’ultimo evento PlayStation “State of Play”. Una buona notizia, senza dubbio, anzi: una serie di buone notizie: allora perchè quel “ma” introduttivo? Semplicemente, perché Ghost of Tsushima pare essere destinato a diventare preda degli utenti arrabbiati per ragioni che non lo riguardano direttamente. E nonostante questo era ed è un action di pregio sia su PS che su PC.
Ghost of Tsushima Director’s Cut: qualche dato tecnico sul porting
Se non lo aveste ancora fatto, anzitutto vi invitiamo a leggere la recensione di Ghost of Tsushima che scrivemmo all’epoca della prima release. La trovate qui. La maggiorparte dei commenti e delle riflessioni sono infatti ancora validissime pure per la Director’s Cut, a partire da quelli ovviamente immutati sulla narrazione e la componente artistica, fino ad alcuni di natura tecnica. Fermo restando che, ovviamente, su PC il divario tra versioni è tanto più evidente quanto più si possiede una macchina performante, con picchi di eccellenza evidenti che però non spostano di troppo gli equilibri. Il Giappone di Ghost of Tsushima non misura la sua validità in pixel o risoluzione, fps o fluidità in generale.
È sempre stato e sempre sarà più importante il sentimento di comunione con la natura che comunica attraverso colori, composizioni e scorci che di certo giovano dalla maggior potenza di calcolo, ma non ne possono venir stravolti né in positivo, né in negativo.
Posto questo, è opportuno fornire qualche dato di natura tecnica, così da far sapere a ciascuno se Ghost of Tsushima “gira o no” sulla sua macchina e come.
Requisiti minimi:
- Memory: 8 GB
- Graphics Card: NVIDIA GeForce GTX 960 or Radeon RX 5500 XT
- CPU: Intel Core i3-7100 or Ryzen 3 1200
- File Size: 75 GB
- OS: Windows 10 or higher
Requisiti raccomandati:
- Memory: 16 GB
- Graphics Card: NVIDIA GeForce RTX 2060 or Radeon RX 5600 XT
- CPU: Intel Core i5-8600 or Ryzen 5 3600
- File Size: 75 GB
- OS: up to Windows 11
Su Steam Deck, per esempio, ciò significa che Ghost of Tsushima Director’s Cut gira nativamente e senza interventi “intorno” ai 30 fps, con sporadici cali risolvibili giocando con le impostazioni grafiche. Mentre sul Pc usato per la prova da noi di Metronerd, attrezzato con una RTX 3070 e un processore AMD 3700x, i 2K sono possibili rinunciando ai 60 fps stabili, tenendo la grafica con praticamente tutto maxato. Di conseguenza, tirate le somme sui 4K, o sul fullHD per la stessa configurazione.
Alla luce di questo possiamo dire perciò che l’ottimizzazione al lancio ci ha soddisfatti e sorpresi, specialmente ripensando ad altri titoli succitati (il primo Horizon su tutti) che hanno necessitato di parecchi aggiornamenti prima di riuscire ad essere così fluidi anche su macchine molto più performanti.
Confronti (inutili) con Rise of the Ronin
Eccoci qui, giunti al primo dei contenziosi che ci tenevamo a citare in merito alla questione “Ghost of Tsushima”. Per comprendere meglio il nostro prossimo sproloquio però, è opportuno che leggiate la recensione linkata più in alto, quella originale scritta al lancio del gioco base. O che, in breve, vi segnate che Ghost of Tsushima non fu accolto proprio favorevolmente da pubblico e critica, con quest’ultima in particolare abbastanza arrabbiata con la “vecchiaia” di certe meccaniche e scelte ludiche. I combattimenti, dicevano in tanti, erano legnosi e poco stimolanti, l’open world vuoto e poco stimolante, la storia lenta e poco… avete capito: stimolante. Tutto giusto, per carità non secondo noi, ma in assoluto: si trattava di opinioni con un fondo di verità ed elementi a supporto più che riscontrabili. Ma allora perchè, una volta uscito Rise of the Ronin, improvvisamente si è scelto di ignorarli?
La povera creatura nipponica di Team Ninja (che a noi per inciso è piaciuta proprio tanto) è stata apostrofata in ogni modo pur di dirle quanto peggio fosse rispetto al ben più artistico, graficamente bello, “stimolante” Ghost of Tsushima. Che però, con il recente titolo Open World/Action ha davvero ben poco da spartire, a parte il secting e… l’azione? Come dire che allora, potremmo mettere in mezzo nel confronto anche qualche Yakuza, o Fate Samurai Remnant, tanto muliniamo una katana comunque, è la stessa cosa. Solo che no, non lo è affatto.
Ghost of Tsushima è decisamente più cinematografico e riflessivo, concentrato sulle sensazioni e le suggestioni. Su un’immagine del Sol Levante, dei suoi abitanti e dei suoi “cavalieri”, i samurai, presa di peso dai film di Kurosawa, giusto per citare i riferimenti un po’ meno a caso. Rise of the Ronin, invece, pensa di più alla componente ludica, al gioco, ci costruisce intorno uba storia accurata e con riferimenti a eventi, situazioni e persone reali, ma li “esalta” in funzione di un gameplay combattivo decisamente più importante nell’economia del titolo, preso nel suo complesso.
Il caso dell’abbonamento “coatto”
Proviamoci più semplicemente ancora. Ignorando tutto quello che abbiamo scritto qui sopra e guardando alla mera dialettica, comunque… non ha senso. Scegliere di affossare un gioco (Rise of the Ronin) esaltandone un altro che prima di lui era stato affossato a sua volta (Ghost of Tsushima) usando quelli che prima erano visti come “difetti” e trasformandoli in “pregi” è al limite del criminale. Ma nonostante tutto ci viene da ridere. Perchè ripensandoci, solo poco tempo dopo la magia “dell’esaltazione e dell’affossamento” sarebbero entrambe state dimenticate per far fronte a un nuovo “nemico”: l’abbonamento PS Plus. Che è gratis, direte voi, ma…
… non tutti i paesi del mondo possono sottoscriverlo. E da qualche tempo, poco, è necessario per giocare ai titoli Sony che dovessero richiederlo, anche se li acquistiamo su PC e l’ultima Play Station acquistata era una 2 slim. Per esempio, è necessario per Helldivers 2, l’amatissimo shooter che ha macinato giocatori da tutto il mondo e sorpreso non poco critica e pubblico con un’ironia tagliente, un comparto artistico mto buono e un gameplay appassionante. Sarà per questo che il fatto che improvvisamente si sia reso necessario un update non sottoscrivibile da tutto il mondo per giocarlo, ha fatto arrabbiare un po’ tutti.
Chi aveva preso il gioco al lancio e ne è stato tagliato fuori, in primis, ma anche i difensori del “fair game”. Che si erano scordati di leggere i termini in piccolo, dove era specificato che prima o poi questa transizione poteva accadere, ma TANT’È: ci importa il giusto in questa sede. Che vi ricordo, è un articolo su Ghost of Tsushima Director’s Cut. Il punto è che, incredibilmente, anche il gioco nipponico si è trovato preso in mezzo alle proteste, e alle restrizioni di acquisto se ci si trova in paesi senza PS Plus (di nuovo ripetiamo, la versione gratis). E allora giù di review negative, di “non compratelo” di “Sony cosa fai” e altro, tanti altro. Come cambia presti l’umore della folla eh?
Oltre tutto e tutti: è sempre un ottimo gioco Ghost of Tsushima Director’s Cut
Eppure, oltre tutto e tutti, al di là delle critiche giuste e di quelle “ingiuste”, degli abbonamenti coatti e dei confronti innecessari… Ghost of Tsushima Director’s Cut è ancora e sempre un titolo da provare almeno una volta nella vita. Un Action Open World meritevole sotto quasi ogni aspetto, imperfetto ma godibilissimo sia in combattimento che, soprattutto, nelle fasi di esplorazione. La poesia delle cavalcate senza HUD del gioco Sony è quasi inarrivabile, fra tramonti emozionanti, spighe di grano che si piegano al vento, notti di luna piena che filtra fra le fronde di una fitta foresta di bambù. La storia funziona bene, e col dlc annesso e compreso nel prezzo è ancora più longeva e completa.
Che altro possiamo dire? Sarà per quello che anche dopo due settimane il popolo di Steam continua a premiare questa “sfortunata” avventura giapponese single player, che tra alti e bassi ha una base di giocatori attivi oscillante fra i 30.000 e i 20.000 dal lancio. Va da sè, che avrete capito: se non siete fra questi, il nostro consiglio è provarci, con o senza abbonamento, senza aspettarsi un Souls Like e pronti a venir colpiti da una tempesta di emozioni e petali di ciliegio. Pronti a vivere Ghost of Tsushima: e basta.