Lo scorso 13 Novembre è stato firmato l’accordo di cooperazione sulla difesa. La carta coinvolge 23 Paesi tra cui l’Italia, rimane fuori la Gran Bretagna. L’Europa mette la prima pietra per la formazione di un Esercito Europeo. Molti analisti sostengono che tra gli obbiettivi ci sia la ricerca di indipendenza rispetto a Washington nell’ambito della difesa.

Pe.S.Co. (Permanent Structured Cooperation), è questo il nome che viene dato alla carta, la firma è stata accolta trionfalmente da Federica Mogherini e da Jean Claude Juncker. Forse questo entusiasmo è prematuro, se certamente il Pe.S.Co mette le basi per una cooperazione nell’ambito della sicurezza, è altrettanto vero che come è normale che sia, Bruxelles ci va con i piedi di piombo.

Federica Mogherini (Foto dal web)

La partecipazione è volontaria e nei punti non si parla mai di un unico esercito, bensì di cooperazione tra le varie entità di ogni stato. Emerge quello che è sempre stato il problema nel raggiungimento di un intesa in questo campo. Rinunciare a parte della sovranità che sia monetaria o sulle politiche migratorie, è da sempre ciò che crea problemi e rallenta il processo di Unità europea. Se poi si entra nel campo della sicurezza e della difesa la questione si fa ancora più spinosa. Con gli attentati di Parigi e Bruxelles è emersa la falla all’interno degli apparati di sicurezza europei, questa falla si può chiamare “totale mancanza di comunicazione”. Di conseguenza una maggiore cooperazione è quantomeno auspicabile. Per ora l’unico vero risvolto pratico del Pe.S.Co è  “l’aumento regolare dei bilanci della Difesa in termini reali, allo scopo di raggiungere gli obiettivi concordati”. Al netto di tutte queste difficoltà, l’accordo è sicuramente un passo in avanti, la votazione a Bruxelles è prevista per il prossimo 11 Dicembre e l’esito sembra scontato, 23 dei 28 membri U.E entreranno a far parte della nuova struttura europea.

PERCHE’ PROPRIO ADESSO?

Se ne parlava da più di sessant’anni ma solo oggi si pone la prima pietra. Le ragioni del tempismo di Bruxelles vanno ricercate oltreconfine, e questa volta si parla di confine europeo. Il fattore esterno scatenante è stato sicuramente Donald Trump.

Donald Trump (Foto dal web)

Il presidente U.S.A ha più volte fatto pressione sui partner europei per un maggior impegno economico nella NATO, a suo dire eccessivamente gravosa per il bilancio di Washington. Da una parte quindi il ritrovato isolazionismo statunitense e dall’altro l’aumento delle minacce esterne per l’unione, sono stati gli effetti scatenanti per la rispesa dei lavori in questo campo. Non mancano tuttavia motivazioni interne all’europa, prima fra tutte la Brexit. Londra è sempre stata una ferma oppositrice del progetto e il suo veto ha di fatto reso impossibile qualsiasi consultazione negli anni passati. La sua contrarietà era dovuta alla volontà di mantenere il suo status quo di potenza militare egemone del Vecchio continente. Con l’uscita del Regno Unito, un altro ostacolo è stato superato, per quanto la Brexit non sia ancora “operativa” gli inglesi non sono stati considerati nel progetto, come se fossero già fuori dai giochi. 

QUALI SONO LE REAZIONI DELLA NATO?

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha accolto di buon grado il Pe.S.Co affermando: “Sono un fermo sostenitore di una più forte difesa europea, quindi accolgo con favore la PESCO perché credo che possa rafforzare la difesa europea, che è un bene per l’Europa ma anche per la NATO”.

Il segretario generale della NATO Stoltenberg (Foto dal web)

Leggendo tra le righe, emerge una certa apprensione nei vertici NATO. Sicuramente ad oggi un europa forte può voler dire un’alleanza atlantica forte ma, se l’accordo fosse solo l’inizio di un percorso che porterà l’europa a tagliare il cordone ombelicale che dal dopoguerra la lega a Washington, qualcosa si romperebbe. Verrebbe meno quella dipendenza che ha assicurato agli Stati Uniti appoggio logistico per tutte le operazioni in medio oriente, potrebbe incrinarsi anche la cooperazione sulla questione russa (scudo missilistico). Sono tutte ipotesi che ad oggi possono sembrare inverosimili ma, qualora il Pe.S.Co non si dovesse fermare al suo attuale stato embrionale, sicuramente andrebbe ad intaccare equilibri pluridecennali. Che sia l’inizio di una riscossa europea nei confronti dei “cugini” d’oltreoceano?