I consultori in Calabria vengono descritti come “scatole vuote” ed è una descrizione calzante per via delle condizioni scarse e dei servizi essenziali ridotti al minimo.
I consultori familiari in Calabria versano in una situazione particolarmente drammatica. Come mai? Un’analisi condotta dal Coordinamento regionale Pari opportunità della Uil Calabria ha evidenziato una realtà allarmante: molti consultori, pur essendo presenti sulla carta, risultano operativi solo formalmente. Questo è il risultato di anni di tagli al welfare e di una scarsa attenzione alle necessità sanitarie del territorio.
Consultori in Calabria come “scatole vuote” perché sono letteralmente vuoti, dentro non c’è personale:
Attualmente, in Calabria ci sono 62 consultori familiari operativi, un numero significativamente inferiore rispetto a quanto previsto dalla legge nazionale del 1975 e dalla successiva legge regionale del 1977, che richiederebbero un consultorio ogni 20.000 abitanti, ossia circa 93 per l’intera regione. La distribuzione dei consultori è profondamente sbilanciata: 12 a Catanzaro, 23 a Cosenza, 20 a Reggio Calabria, 3 a Vibo Valentia e 4 a Crotone.
Nonostante la loro presenza, molti di questi centri funzionano solo come ambulatori a causa della cronica mancanza di personale qualificato, tra cui ginecologi, ostetriche, assistenti sociali e psicologi. Questo problema è accentuato dal fatto che il personale disponibile spesso deve dividere le ore lavorative tra più consultori, riducendo drasticamente il tempo e la qualità del servizio offerto in ciascun centro. Ad esempio, lo stesso ginecologo potrebbe essere visto sia a Villa San Giovanni che a Reggio Calabria, diminuendo la sua capacità di dedicare attenzione specifica e continuativa ai pazienti di entrambi i luoghi.
Il problema dei medici obiettori:
La carenza di personale è ulteriormente aggravata dall’elevato numero di medici obiettori di coscienza che rifiutano di praticare interruzioni di gravidanza, limitando ancora di più l’accesso ai servizi necessari. Questo fenomeno è particolarmente diffuso in Calabria, dove le strutture sanitarie devono fare i conti con risorse limitate e una gestione inefficace. Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria, ha sollevato questa questione, evidenziando come la presenza massiccia di obiettori renda ancora più difficoltoso per le donne ottenere assistenza completa e tempestiva.
I consultori in Calabria non possono continuare così, servono nuove prospettive:
Il Coordinamento Pari opportunità della Uil Calabria ha presentato varie proposte per risollevare questi centri vitali. Tra queste:
- l’estensione degli orari di apertura per includere le sere e i weekend
- la creazione di sportelli mobili per le aree rurali
- collaborazioni con le scuole per attività di educazione e prevenzione.
L’obiettivo è trasformare i consultori in veri punti di riferimento, capaci di rispondere alle esigenze di tutte le fasce di età, soprattutto dei giovani.
Ma allora si può dire che questi consultori “esistono”?
Le conseguenze di questa situazione sono gravi e si riflettono in un accesso limitato ai servizi essenziali per la salute delle donne, non solo per quanto riguarda la gravidanza e l’interruzione di gravidanza, ma anche per la salute sessuale e riproduttiva in generale. I consultori dovrebbero essere punti di riferimento fondamentali per l’educazione sessuale, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e il supporto psicologico e sociale, ma in Calabria questi compiti rimangono disattesi. I consultori esistono sono nella forma, lì.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea l’importanza di avere consultori ben funzionanti, dotati di personale qualificato e risorse adeguate per garantire una copertura sanitaria completa ed efficace. Secondo l’OMS, i consultori svolgono un ruolo cruciale nella promozione della salute delle donne e nella prevenzione di molte problematiche di salute pubblica, offrendo non solo servizi clinici ma anche educazione e supporto continuo.
Basterebbe poco per i consultori in Calabria:
La crisi dei consultori in Calabria non è solo una questione di numeri e risorse; è una questione di diritti fondamentali. Il diritto all’assistenza medica per le donne non può essere trascurato. I consultori, in questo contesto, dovrebbero essere baluardi di supporto e cura, non gusci vuoti senza anima né funzione. Cheris Kramarae (studiosa nel campo degli studi e della comunicazione delle donne) scrive che:
“il femminismo è la nozione radicale che le donne sono persone”
e in quanto persone necessitiamo degli stessi diritti sanitari degli uomini, diritti che spesso vengono disattesi.
Questa crisi dei consultori in Calabria richiede interventi immediati e strutturali, solo così si potrà garantire un accesso equo e universale ai servizi di salute riproduttiva, rispettando i diritti fondamentali delle donne e migliorando complessivamente la qualità della vita nella regione. Innanzitutto, è necessario un aumento del personale qualificato. Ma anche:
- incremento di risorse finanziarie per incentivi economici e professionali per attirare specialisti nella regione
- a programmi di formazione e aggiornamento per il personale già in servizio
- implementare un sistema di rotazione del personale tra i vari consultori per garantire una copertura uniforme sul territorio.
In conclusione bisogna potenziare le strutture, materiali e immateriali:
Il potenziamento delle strutture fisiche dei consultori è un altro passo fondamentale. Investire nella ristrutturazione e modernizzazione degli edifici esistenti, così come nella costruzione di nuove strutture dove necessario, è cruciale. In un futuro, quando si sarò attuato il resto (che, ricordiamo, dovrebbe essere la base), anche l’implementazione di tecnologie digitali per la gestione dei pazienti e la telemedicina potrebbe contribuire a migliorare l’accessibilità e l’efficienza dei consultori.
Non possiamo permettere che la Calabria resti indietro in questa battaglia fondamentale per i diritti delle donne. Come femministe, è nostro dovere assicurare che ogni donna, indipendentemente dalla sua posizione geografica, abbia accesso a cure mediche adeguate e a servizi di supporto. Ma più di tutto, è una questione di giustizia e equità politica: non possiamo accettare che una parte del paese sia lasciata indietro. Dobbiamo unire le forze e lottare per un futuro in cui ogni consultorio familiare sia funzionante, a servizio sostegno per tutte le cittadine (comprese le cittadine calabresi).
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine