Non è più come prima? La situazione per questi saldi 2024 sembrava essere partita benissimo. Eppure, non c’è più l’entusiasmo di prima. Infatti, nonostante la partenza che sembrava essere andata bene, i dati sono calati. E ci sono tre fattori scatenanti dovuti a questo scarso decollo. Si tratta della riduzione del potere di acquisto delle famiglie, la situazione climatica e le promozioni online. Tra i tre, la riduzione del potere d’acquisto è il fattore che ha maggiormente impattato le vendite per il 67% degli intervistati. Nel settore abbigliamento-accessori, tuttavia, la causa più rilevante è stata il clima e dinamiche stagionali (85%), con il clima avverso di queste ultime settimane.

Saldi 2024, sembravano essere partiti bene

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Confimprese ha pubblicato alcuni dati. Il nord Italia comprende le tre regioni più coinvolte. Sono Lombardia (63%), Piemonte (33%), Veneto (26%). Più variegata la distribuzione delle regioni meno performanti. La maggior parte dei rispondenti ha infatti indicato la Sicilia (22%), seguita da Lombardia (15%), Lazio e Campania (11%). Mentre lo scontrino medio registra un trend positivo soprattutto in altro retail (63%), e inferiore in abbigliamento-accessori (36%). Quanto ai canali di vendita, sono i centri commerciali indicati al 50% delle insegne come il canale con le migliori performance, a seguire i retail park con il 14%.

Mario Resca, presidente di Confimprese, ha dichiarato che “In Italia è finita l’euforia dei saldi che c’era in passato. Scarso potere d’acquisto, cambiamenti climatici e online hanno determinato uno scarso interesse da parte dei consumatori. Inoltre, l’effetto dell’inflazione che anche in giugno è in frenata per il 3° mese consecutivo.” Il presidente infatti sostiene “il valore delle vendite ma non quello dei volumi, che risentono di un calo persistente dei pezzi venduti”.

E non solo: anche la capacità di spesa è ancora diluita delle famiglie italiane. A confermarlo un rallentamento dei saldi. Infatti, per il 46% delle aziende, quasi 1 su 2 dichiara un aumento delle visite, che non necessariamente si traduce in un incremento degli scontrini. E aggiunge: “il 29% ha avuto visite in diminuzione con un picco del 43% nell’abbigliamento. Da ciò si evince che il panorama non è piatto, ma ci sono insegne che attirano più visitatori. Mentre altre, purtroppo, faticano ad avanzare. Con una conseguente diminuzione degli afflussi in punto vendita e delle battute di cassa”. 

Marianna Soru

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