L’abbiamo vista tutti, quella scena di Emily in Paris dove Mindy si rivolge a Vestiaire Collective. Che, oltre a essere una raffinata operazione di placement, è anche uno dei siti di second hand luxury più utilizzati e sicuri nel mercato del second hand, che sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni. Si tratta di una piattaforma, tra le prime del settore, con una lunga storia alle spalle e una crescita imponente, nonostante il mercato del fast fashion. Il funzionamento è molto semplice: si crea un profilo, si cercano capi da acquistare (o vendere!), e si trovano le novità. Un po’ come Vinted, con la differenza che si tratta di oggetti e capi di lusso, molto spesso valutati da esperti.

Perché Vestiaire Collective è finito in Emily in Paris?

«Siamo davvero entusiasti di collaborare con una serie TV così iconica che celebra la moda», ha spiegato in una nota stampa Fanny Moizant, cofondatrice e presidentessa di Vestiaire Collective. «Questa partnership segna una tappa significativa verso l’integrazione del second-hand nei programmi tradizionali e riflette l’importanza dell’odierno mercato della rivendita di moda. Attraverso una tale visibilità globale, speriamo di motivare ancora più persone ad abbracciare la moda second-hand e a contribuire a un futuro più sostenibile».

Questo è sicuramente un bene in quanto, fortunatamente, il second hand comincia a prendere sempre più piede. Se fino a qualche anno fa comprare di seconda mano era visto come “cheap” e poco rispettabile, ora (grazie anche alle nuove generazioni), c’è una forte presa di coscienza soprattutto sul fast fashion. Che sta contribuendo sia a un mercato di iper sfruttamento di popolazioni in condizioni di povertà, donne e bambini in particolare, ma anche al pesante inquinamento dovuto all’ultra fast fashion di siti come Shein o Temu.

Marianna Soru

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