Era il 23 agosto 1913 quando, all’ingresso del porto di Copenaghen, la celeberrima statua raffigurante La Sirenetta venne mostrata per la prima volta al pubblico. La scultura bronzea, alta circa 1,25 metri, ispirata alla protagonista della fiaba di Hans Christian Andersen, fu realizzata dall’artista danese naturalizzato islandese Edvard Eriksen. A commissionarla, nel 1909, Carl Jacobsen, figlio del fondatore dell’azienda produttrice di birra Carlsberg. L’uomo era rimasto rapito dall’adattamento teatrale dell’opera dello scrittore messo in scena da Hans Beck, che ne aveva ricavato un balletto di successo.
In quattro anni, Eriksen diede vita alla malinconica fanciulla, seppur con qualche difficoltà. Avrebbe voluto, come modella, la ballerina di danza classica Ellen Price, famosa proprio per aver interpretato il personaggio della Sirenetta. La danzatrice, però, si rifiutò di posare nuda, ripiegò sul corpo di sua moglie, usando solo il viso della musa mancata per riprodurre il volto. Il bronzo fu collocato sul molo di Langelinie, non lontano dal Kastellet, nella zona a nord del centro storico della capitale, offrendoci la visione di una sirena che sta gradualmente diventando donna, mentre osserva, colma di tristezza, i visitatori che giungono al porto.
La Sirenetta: la fiaba di Hans Christian Andersen
La storia originale, in effetti, è molto lontana dalla versione allegra e disneyana che tutti conosciamo. La Sirenetta (chiamata Ariel nel classico Disney) vive insieme al padre, il Re del Mare, alla nonna e alle cinque sorelle. Al suo quindicesimo compleanno, come da tradizione, ha per la prima volta il permesso di nuotare in superficie, dove vede una nave capitanata da un bellissimo principe, del quale s’innamora. Una tempesta travolge l’imbarcazione e il giovane, ma lei lo salva portandolo, privo di sensi, a riva. Decisa a conquistarlo, si rivolge alla terribile Strega del mare (nel film, Ursula), che prepara una pozione che le donerà delle gambe, in cambio della sua voce. Il sortilegio, tuttavia, porta con sé delle controindicazioni: se la ragazza farà capitolare l’amato, otterrà un’anima e vivrà felice e contenta insieme a lui; se, invece, egli sposerà un’altra, il mattino dopo le nozze lei morirà di crepacuore trasformandosi in schiuma di mare.
La Sirenetta beve l’intruglio e incontra il principe, che rimane affascinato dalla sua bellezza. Poiché, però, ella non può parlare, l’attrazione nei suoi confronti non diviene sentimento. Il rampollo si reca in un regno vicino in cerca di moglie; lì scopre che la figlia del re è colei che l’aveva ritrovato sulla spiaggia dopo il naufragio. Convintosi erroneamente che sia stata proprio la principessa ad aiutarlo, se ne invaghisce e annuncia le nozze.
Le sorelle della sirena cercano di risolvere la disperata situazione consegnanole un pugnale magico. Se la fanciulla ucciderà il giovanotto e bagnerà i piedi con il sangue del medesimo prima del sorgere del sole, tornerà a vivere negli abissi senza alcun problema. La Sirenetta, però, lo ama troppo e si sacrifica, buttando l’arma in acqua e accettando il suo amaro destino. Anziché schiuma, infine, premiata per la sua bontà, diventa una figlia dell’aria, che potrà volare in Paradiso dopo trecento anni di buone azioni. Un lieto fine a metà.
Tutte le vicissitudini della statua
Come la sua fonte d’ispirazione, anche la statua non ha avuto vita facile. Oltre sessant’anni dopo l’installazione, infatti, Jørgen Nash e altri esponenti del movimento situazionista danese la decapitarono, occultandone la testa. Testa che non restituirono mai più, tanto che fu necessario sostituirla con una copia fedele. Il 22 luglio del 1984, invece, due vandali le tranciarono il braccio destro, prima di riconsegnarlo poche ore più tardi braccio che fu riconsegnato poche ore più tardi.
Negli anni Novanta tentarono di rubarle nuovamente il capo, ma la mutilazione si bloccò a metà. Il taglio di 18 centimetri già effettuato, però, obbligò l’amministrazione a ricrearne il viso ancora una volta. Per evitare ulteriori danni, tuttavia, alla fine rimpiazzarono l’intera scultura con una riproduzione in metallo. Questo non bastò ad evitare altre manomissioni: la testa sparì e ricomparve di nuovo nel 1998. Nel 2003 usarono addirittura l’esplosivo per staccarla dal sasso sul quale posa, mentre nel 2004 l’avvolsero in un burqa, in segno di protesta. Sfregiata, dipinta e massacrata in ogni modo possibile, utilizzata per lanciare messaggi sociali e politici. Eppure, la povera sirena resiste, silenziosa e indomita, sopravvivendo, più o meno, a ogni attacco.
La Sirenetta: curiosità sulla statua
Al di là di queste tribolazioni, non si può dire che questo bronzo di poco più di un metro abbia mai provato il lusso di annoiarsi. Nel 2010, ad esempio, viaggiò fino a Shanghai, per rappresentare la Danimarca all’Expo Universale. Durante i sei mesi di assenza, sullo scoglio vuoto il governo collocò uno schermo che proiettava in diretta immagini della sua trasferta cinese. La Sirenetta vanta inoltre diverse riproduzioni, più o meno simili, soarse per il mondo. Una di queste si trova a Solvang, in California, un’altra a Napier, in Nuova Zelanda. L’Italia ospita ben tre copie; una si trova a Lacco Ameno, sull’isola di Ischia, mentre le altre due sono in Sicilia: la prima sul lungomare di Giardini-Naxos; la seconda, a 18 metri sotto il mare all’interno dell’area protetta del Plemmirio.
Tornando in Danimarca, infine, nel porto di Helsingør troviamo la Little Mermaid Brother: un sirenetto rivolto proprio in direzione della sorella di Copenaghen. Il suo nome è Ian ed è fatto con diversi metalli, che gli donano un effetto a specchio; ha, inoltre, un complesso meccanismo che gli fa sbattere le ciglia ogni ora. Sicuramente divertente da vedere e un’ottima compagnia per la povera Sirenetta che, da oltre un secolo, se ne sta lì, malinconica, adagiata su una roccia, a scrutare il mare in attesa di turisti, viaggiatori e -chi lo sa?- magari il ritorno del suo bel principe.
Federica Checchia
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