Il nuovo modello di lusso che lo guida nella crescita produttiva riguarda soprattutto il tema dello spazio. La scenografia mutevole del luxury diviene fondamentale per narrare una collezione ed il concetto che vi è dietro, perché lo interpreta nuovamente. A tal riguardo il programma di Milano approfondisce la connessione spaziale dei brand mostrando i luoghi simbolo della città.
Lusso: la scenografia dell’abito
Il lavoro, che porta avanti il lusso, riguarda le interazioni tra luogo e brand. Le maison ad ora vivono degli spazi dedicati alle collezioni, sia nel digitale che nella fisicità degli store. Così, tempo prima che le nuove collezioni tornino a Milano, la città si riscopre in una nuova simbologia di luoghi ed istituzioni che consolidano il loro rapporto con i grandi nomi del fashion. Insieme a questo un programma di appuntamenti riporta l’attenzione del fashion sulla fisicità degli abiti e dello spazio che vestono.
Lo spazio di movimento
Il tema della localizzazione di un brand è ancora fondante per la storica e per la nuova generazione creativa. Questo lo si vede a Milano che diviene un spazio comune dove la progettazione è protagonista del contesto paesaggistico. A tal riguardo il direttore creativo Gucci, in occasione della presentazione della sua prossima collezione, dice:
‘’stiamo lavorando ad uno storytelling visivo. Quello è fondamentale per me che immagino l’abito muoversi nello spazio. Da qui il concetto di Ancora per quell’idea di continuo divenire ed incessante attività. Dovremmo riscoprire il nostro spazio, quello che abbiamo davanti’’
ribadendo il rapporto millenario tra abito e contesto. Il primo viene ideato per narrare del secondo, e grazie a quello mostrarsi.
Il ruolo del digitale
Il digitale è ad ora uno contenitore fondamentale per l’industria. Un luogo aperto al più ampio pubblico dove l’abito è protagonista. Ma questo deve essere visto come un servizio rivolto ai brand e voluto da questi per raggiungere il suo consumatore in tutto. E se l’obiettivo è questo, il luogo contribuisce attivamente alla narrazione che si ha dell’abito.
Luca Cioffi
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