Le pale eoliche, che grande invenzione. L’energia rinnovabile è, fortunatamente, un tema ampiamente discusso a livello locale, nazionale, europeo e anche mondiale. Nonostante sia passato quasi in sordina ai principali media nazionali, in Sardegna è nata una vera e propria protesta che ha un nome e un cognome. Si chiama Pratobello 24, ed è una legge che potrebbe ribaltare una situazione di grave disagio che la regione sta vivendo. La raccolta firme è infatti un primo passo che i sardi hanno fatto, e stanno facendo. E non è finita: il malcontento ha reso inquieti i cittadini. Che hanno cominciato a sabotare letteralmente gli impianti, come accaduto anche pochi giorni fa nel sito delle Vestas, nella zona di Villacidro. Qui, sono stati incendiati i teli di protezione dell’impianto. A dirla così, può sembrare che il popolo sardo si sia scagliato senza motivo contro le pale eoliche: ma procediamo con ordine e analizziamo gli avvenimenti.

Che cos’è la Pratobello 24?

Facendo una rapida ricerca su Google, alla voce Pratobello 24 compare un avviso di tantissimi comuni dell’isola, che la presenta come una “Proposta di legge urbanistica della Regione Autonoma della Sardegna. Norme urbanistiche in applicazione dell’articolo 3, lettera f, dello Statuto Autonomo della Sardegna (Legge Costituzionale 3 del 26 febbraio del 1948). Disposizioni normative urbanistiche relative all’insediamento di impianti fotovoltaici industriali a terra e eolici terrestri con recepimento di principi e obblighi di tutela e valorizzazione contenuti in programmi sovranazionali, nazionali e regionali”.

L’art. 3 dello Statuto della Regione conferisce infatti alla Sardegna competenza primaria in materia di edilizia e urbanistica. Ed è proprio a questo articolo che il popolo si appella, proponendo la creazione di una mappa delle aree idonee all’installazione di impianti rinnovabili. Il vero obiettivo, tuttavia, è quello di escludere da queste mappe zone ad alto valore paesaggistico, culturale e ambientale. A discapito di quanto si possa erroneamente pensare, il territorio sardo è ricco di aree archeologiche ad alto valore culturale e antropologico. Ma anche di zone marine protette (come, ad esempio, l’isola di Malu Entu) e uniche per il loro ecosistema.

Ma perché Pratobello 24?

All’interno della proposta sono presenti anche soluzioni strategiche innovative, tra cui quelle basate sull’energia a idrogeno, ma anche la promozione delle comunità energetiche comunali, intercomunali, provinciali e regionali. Questa proposta di legge non ha un nome a caso. Prende infatti il nome da un episodio accaduto tra il 6 e il 9 giugno del 1969. In quell’anno, la popolazione di Orgosolo si oppose alla creazione di un poligono militare nell’altopiano di Pratobello. Questa, la “Rivolta di Pratobello”, è l’ispirazione da parte dei comitati che si sono spesi per la causa, che cercano di far valere i propri diritti di cittadini. E non solo: nell’isola, un’imponente campagna mediatica ha permesso di raccogliere in pochi giorni molto più delle diecimila firme necessarie per sottoporre il testo al vaglio del consiglio regionale. L’obiettivo dei promotori ora è quello di raggiungere le 50 mila sottoscrizioni: i cittadini interessati si recano ai banchetti preposti dai vari Comuni.

La mobilitazione della Regione e le parole della neo Presidente Alessandra Todde

La rivolta è partita a seguito dell’installazione di ben 37 impianti nel giro di pochissimo tempo. Sollevato il problema, lo scorso 3 luglio la giunta Todde, si è appellata alla legge regionale n. 5/2024, provando a frenare le nuove installazioni. Il primo passo è stato approvare la sospensione, della durata di 18 mesi, di nuovi progetti legati a produzione e accumulo di energia rinnovabile. L’iniziativa però è stata recentemente impugnata dal governo Meloni davanti alla Corte Costituzionale, perché eccederebbe le competenze attribuite alla Sardegna, entrando in conflitto con le leggi nazionali ed europee.

In realtà, tutti gli impianti autorizzati che hanno iniziato i lavori prima del 3 luglio, e pertanto non sono al momento bloccati dalla legge 5/2024, sono 37 di cui 4 progetti eolici (1 autorizzato nel 2015, 1 nel 2020, 1 nel 2021, 1 nel 2022) e 33 progetti fotovoltaici (1 autorizzato nel 2019, 3 nel 2020, 21 nel 2021, 7 nel 2022, 1 nel 2023). Il corpo forestale sta, inoltre, procedendo col verificare quanti abbiano realmente iniziato i lavori e se siano presenti violazioni.

«Leggendo la delibera di impugnazione proposta dal CdM contro la nostra legge regionale mi colpisce particolarmente una frase: la legge approvata lo scorso 3 luglio dal consiglio regionale “sta generando dubbi tra gli operatori del settore”. Quindi sorge spontanea una riflessione. Al governo Meloni non interessa la tutela del paesaggio, la salvaguardia ambientale o le lecite preoccupazioni dei cittadini spaventati dall’impatto della speculazione sul nostro territorio. No. Sono prioritari i dubbi sorti tra i vari operatori del settore infastiditi dalla scelta della Sardegna di dotarsi di una legge – evidentemente molto efficace vista la richiesta di sospensione immediata – che mette ordine al caos ereditato da anni di immobilismo della precedente giunta». Queste le parole della Presidente Todde.

Ma vale davvero la pena protestare così sonoramente?

Per chi si fosse preso la briga e la pazienza di leggere queste parole e di arrivare fino a questo punto, complimenti. La questione, vista dall’esterno, può sembrare squisitamente polemica e inutile, anzi dannosa. Come recitano alcuni articoli sul web, questa legge sarebbe addirittura “incostituzionale”. Non esiste una verità assoluta, ma esiste la libertà che permette al popolo di manifestare un dissenso. I sardi non sono contro le pale eoliche. I sardi tutelano il loro territorio, terra antica e crocevia di culture, che rischiano di essere contaminate da puri interessi economici.

Come previsto dalla nostra Costituzione, è diritto e dovere del nostro Stato tutelare il patrimonio artistico e culturale, come previsto dall’articolo 9 della nostra Costituzione. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Se questo implica anche unirsi -per una volta- per la causa, i cittadini sardi devono alzare la voce.

Marianna Soru

Seguici su Google News