Un nuovo attacco russo ha commesso una strage, ieri due missili balistici hanno colpito la città di Poltava, a circa 120 chilometri da Kharkiv, lontana quindi dal fronte ma sede di una importante scuola militare. I razzi si sono abbattuti su un istituto scolastico e un ospedale che si trovava nelle vicinanze e hanno distrutto parzialmente uno degli edifici dell’istituto di telecomunicazioni. Il bilancio è tragico e, ancora una volta, a pagare sono soprattutto i civili: 53 morti e 219 feriti, secondo il ministero della Difesa. Il presidente Zelensky, che ieri ha dovuto fare i conti anche con le dimissioni di tre ministri, ha dichiarato tre giorni di lutto.

Nella notte in totale la Russia ha lanciato 42 missili contro l’Ucraina, tra cui missili ipersonici e da crociera. Di questi, 29 sono stati abbattuti. Lo afferma l’Aeronautica delle Forze Armate dell’Ucraina in un post sui social. Almeno sei droni sono andati perduti sul posto, mentre un altro è volato in Bielorussia.

L’attacco russo nella notte a Leopoli in Ucraina, ha ucciso sette persone, tra cui tre bambini. Lo riferiscono fonti ministeriali di Kiev.

Kuleba si dimette da ministro degli Esteri, dopo l’attacco russo

Il ministro degli Affari esteri dell’Ucraina, Dmitro Kuleba, ha presentato le sue dimissioni in una lettera indirizzata alla Verkhovna Rada (il Parlamento), come annunciato dal capo della Camera, Ruslan Stefanchuk, sul suo account Facebook. “La Verkhovna Rada ha ricevuto una dichiarazione dal Ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina sulle sue dimissioni”, ha scritto Stefanchuk, il quale ha anche annunciato che le dimissioni saranno discusse in una delle prossime sessioni plenarie del Parlamento.

Secondo Ukrayinska Pravda il suo posto potrebbe essere preso dal primo vice ministro degli Esteri Andrei Sibiga. Fonti citate dal quotidiano dicono che il governo sta preparando altri licenziamenti, ma che il primo ministro Denis Shmygal rimane in carica. Almeno sei politici ucraini, compresi alcuni ministri, avevano rimesso le loro deleghe dopo il licenziamento di un consigliere presidenziale nel più importante rimpasto di governo in due anni e mezzo di guerra.