Oggi il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato primo ministro l’ex commissario europeo Michel Barnier, dopo settimane di stallo e discussioni tra le principali forze politiche francesi. Barnier ha 73 anni ed è un conservatore: è membro dei Repubblicani, e nel 2022 si era candidato alle primarie del partito per le elezioni presidenziali, dopo essere stato più volte commissario europeo. Dal 2016 al 2021 aveva ricoperto il ruolo di Capo negoziatore dell’Unione Europea per l’attuazione di Brexit.
“Questa nomina – si legge nel comunicato – arriva dopo un ciclo inedito di consultazioni nel corso delle quali, in conformità al suo dovere costituzionale, il presidente si è assicurato che il premier e il governo che verrà soddisferanno le condizioni per essere il più stabile possibile e avere le possibilità di unire il più ampiamente possibile”.
Esponente della destra neogollista, appassionato di montagna (è nato a La Tronche, nelle Alpi francesi, vicino Grenoble, non lontano dall’Italia), Barnier si è sempre definito come “patriota ed europeo”. A 73 anni, diventa il più anziano primo ministro nella storia della Quinta Repubblica francese e per una strana ironia della sorte prenderà il posto del premier più giovane Gabriel Attal, nell’imminente passaggio di consegne a Matignon.
Il nome di Barnier era iniziato a circolare ieri sera dopo che negli ultimi giorni erano stati considerati come nomi papabili il Socialista Bernard Cazeneuve, che era già stato primo ministro durante la presidenza di François Hollande, e il Repubblicano Xavier Bertrand. Martedì scorso Macron aveva escluso di nominare una persona propostagli dal Nuovo Fronte Popolare perché qualsiasi nome proveniente da quello schieramento politico non avrebbe ottenuto l’appoggio degli altri partiti, che avrebbero subito votato a favore di una mozione di sfiducia.
Michel Barnier è stato per la prima volta ministro nel 1993, poi tre volte durante le presidenze di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy. E’ stato due volte commissario europeo a Bruxelles, poi, tra il 2016 e il 2021, ha guidato le trattative per l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, un compito difficilissimo, nel quale ha dimostrato le sue doti di negoziatore su scala continentale, suscitando fiducia e apprezzamento tra molti Stati membri.