Ce ne sono ancora e altre ce ne saranno se non lo fermiamo: le bombe di Israele su Gaza non si fermano.

Le tensioni tra Israele e Palestina non accennano a diminuire, con l’escalation militare in corso sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza. Dopo aver smentito il ritiro dalla città di Jenin, le forze di difesa israeliane (IDF) continuano a condurre operazioni militari che stanno causando un bilancio devastante di vittime civili, soprattutto a Gaza. Parallelamente, le trattative per una tregua sono in stallo, mentre cresce la pressione internazionale per trovare una soluzione a questo conflitto.

Operazioni militari e bombe di Israele su Jenin e Gaza

Israele ha recentemente smentito la notizia di un possibile ritiro delle sue truppe dalla città di Jenin, in Cisgiordania, confermando invece l’intensificazione delle operazioni militari. Queste azioni, secondo l’IDF, continueranno finché gli obiettivi prefissati non saranno raggiunti. Negli ultimi giorni, sono stati segnalati numerosi scontri che hanno portato alla morte di almeno 14 militanti, tra cui un alto comandante di Hamas. Tuttavia, secondo le fonti palestinesi, le vittime complessive a Jenin includono anche civili, tra cui bambini.

Parallelamente, le forze israeliane hanno condotto attacchi aerei su Gaza City, in particolare nei quartieri di Zaytun e Sabra, causando la morte di almeno nove persone e lasciando decine di feriti. Secondo le stime delle Nazioni Unite e del Ministero della Sanità palestinese, il bilancio totale delle vittime nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’escalation ha superato le 40.000 persone, con oltre 94.000 feriti. La situazione umanitaria è “oltre la catastrofe”, con circa un milione di persone che non ricevono assistenza alimentare

La crisi umanitaria, la tensione internazionale, 40 mila morti: ma qui parliamo solo degli ostaggi

Le Nazioni Unite hanno lanciato un allarme sulla situazione umanitaria a Gaza, con molte aree che sono prive di risorse essenziali e migliaia di persone sfollate. Oltre ai bombardamenti, il blocco delle forniture umanitarie peggiora ulteriormente la crisi. Le dichiarazioni dell’IDF ribadiscono che le operazioni continueranno finché non verranno neutralizzati i membri di Hamas e delle altre fazioni militanti. Tuttavia, la comunità internazionale, incluse le famiglie degli ostaggi israeliani, chiede un cessate il fuoco immediato e sollecita una risoluzione diplomatica.

Ma l’attenione internazionale è altrove. Hamas ha rilasciato un video di uno degli ostaggi israeliani morti a Rafah, tra cui il giovane Hersh Goldberg-Polin, i cui appelli sono stati rivolti al governo degli Stati Uniti e alla comunità internazionale per fermare il conflitto. La famiglia chiede un’azione urgente per evitare ulteriori tragedie (tragedie che chiaramente sono a senso unico) e per favorire la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Però a gaza, dal 2024 sono morti 40 mila civili.

Le bombe di israele su Gaza non smuovono abbastanza il nostro diritto internazionale, sembra

Le prospettive di pace tra Israele e Palestina restano incerte, con la diplomazia internazionale che fatica a ottenere una tregua duratura. Dei 40 mila morti tra i civili, vittime del genocidio di israele il 42% minimo sono minorenni (fonte: ISPI). Questo significa che sono morti circa 17 mila bambini e ragazzi a Gaza fino ad oggi. Per essere comprensibili, si tratta dell’intera popolazione di Cuneo, oppure l’intera popolazione di Prato. Se l’intero teatro Nazionale di Milano fosse stato riempito di bambini e ragazzi, ora tutti cadaveri, sarebbe il bilancio delle giovani vittime uccise a Gaza. Invece il bilancio totale delle vittime è più simile all’intera capienza del Coachella o del Comicon di Sandiego: se questi due festival fossero pieni di corpi senza vita invece che di utenti, sarebbero lo stesso numero (circa) dei civili morti in Palestina. Gli ostaggi del 7 ottobre, da cui è nato tutto, sono 251. A voi le conclusioni.

Mentre le operazioni militari proseguono e il bilancio delle vittime continua ad aumentare, il conflitto è intrappolato in una spirale di violenza. A complicare ulteriormente il quadro, le istituzioni internazionali faticano a imporre il rispetto del diritto internazionale, in particolare quando coinvolgono Stati potenti come Israele. Questo indebolisce la credibilità di organismi che dovrebbero essere i garanti della giustizia globale. Anche se la pressione internazionale potrebbe portare a una mediazione, la sensazione è che il diritto internazionale sia applicato in modo selettivo. Tale discrepanza non solo alimenta ulteriori tensioni, ma mina anche la fiducia nel sistema globale, rendendolo inefficace quando serve di più.

Maria Paola Pizzonia