Ieri, l’attivista filopalestinese turco-americana Aysrnur Egzi Eygi è stata uccisa mentre partecipava a una protesta in difesa di agricoltori palestinesi a Beita, a sud di Nablus. L’esercito israeliano ha ammesso che suoi «soldati hanno aperto il fuoco contro un provocatore che lanciava pietre contro le nostre forze», ma «i dettagli dell’incidente sono attualmente oggetto di indagine».

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha deplorato la «tragica» morte della cittadina americana in Cisgiordania e ha promesso di agire «se necessario». Alla domanda se gli USA intraprenderanno azioni contro Israele, il capo della diplomazia di Washington ha risposto: «Prima di tutto dobbiamo scoprire esattamente cosa è successo», poi «ne trarremo le necessarie conclusioni e conseguenze».

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato di «barbaro intervento di Israele su una protesta civile contro l’occupazione in Cisgiordania» e promesso che Ankara userà «ogni piattaforma per porre fine alla politica di occupazione e genocidio di Israele».

La 26enne Aysrnur Egzi Eygi, uccisa mentre protestava nella Cisgiordania occupata, è stata ricordata da amici ed ex professori come una persona impegnata che sentiva il forte obbligo morale di portare l’attenzione sulla condizione dei palestinesi. «L’ho pregata di non andare, ma lei aveva questa profonda convinzione di voler partecipare alla tradizione di testimoniare l’oppressione delle persone e la loro dignitosa resilienza», ha detto al Guardian Aria Fani, docente di lingue e culture mediorientali all’Università di Washington a Seattle, che Eygi frequentava. «Combatteva veramente l’ingiustizia ovunque fosse».

Eygi si è laureata all’inizio di quest’anno con una specializzazione in psicologia e una minore in lingue e cultura del Medio Oriente, ha aggiunto Fani. Durante la cerimonia è salita sul palco con una grande bandiera della «Palestina libera».

Eygi era un’organizzatrice della Popular University for Gaza Liberated Zone nel campus dell’università, una delle decine di accampamenti pro-palestinesi creati durante le proteste della primavera. «È stata in prima linea nelle proteste contro i legami dell’università con Boeing e Israele e nel condurre il dialogo con l’ateneo», ha aggiunto il professore. «Era una causa molto importante per lei. A volte la vedevo dopo che aveva dormito solo un’ora o due. Le dicevo di fare un pisolino. E lei rispondeva: «No, ho altre cose da fare». Si è impegnata così tanto ed è riuscita a laurearsi, il che è davvero sbalorditivo».

Aysenur Ezgi Eygi non è la prima attivista di ISM uccisa dall’esercito israeliano: Rachel Corrie, 23 anni, è stata uccisa a Rafah, nella striscia di Gaza, nel 2003 da un bulldozer israeliano e Tom Hurndall è stato ucciso a Gaza nel 2004, all’età di 22 anni.

Gli attacchi, gli arresti e la repressione nei confronti degli attivisti internazionali in Cisgiordania sono aumentati esponenzialmente dall’inizio dell’offensiva a Gaza ad oggi e fanno parte di un piano più ampio che, secondo gli attivisti che da anni lavorano in quel territorio, vorrebbe scoraggiare sempre più persone a recarsi in Palestina. “Vogliono che nessuno testimoni la violazione dei diritti umani che Israele compie in questa terra”, ha spiegato un attivista di Faz3a, campagna internazionale  in solidarietà con i palestinesi nelle aree C della Cisgiordania occupata, di cui anche ISM fa parte.