La cucina di Verona è un florilegio di sapori e profumi che vale la pena di scoprire in ogni occasione in cui ci si conceda una trasferta nella città scaligera. Fra le specialità locali una menzione è doverosa per il pan de Verona, che vanta un sapore unico grazie al grano scelto con cui è realizzato. Anche la pasticceria veronese offre, come si suol dire, l’imbarazzo della scelta: si pensi per esempio al mandorlato di Cologna Veneta, ma anche alle sfogliatine di Villafranca o all’Offella di Bovolone, senza dimenticare il Nadalin. Insomma, regalarsi un pranzo o una cena in un ristorante tipico a Verona permette di tuffarsi tra dolci memorabili.
I formaggi, i salumi e i vini
Non meno ampia e variegata è la rappresentanza dei formaggi, a cominciare dal Monte Veronese DOP, a cui si attribuiscono origini niente meno che medievali. Tra i salumi, invece, occorre per forza provare la soppressa, magari accompagnata da un calice di qualità. E non c’è città come Verona che sappia accontentare tutti i gusti dal punto di vista enologico. Chiunque conosce l’Amarone, e tra gli appassionati sono amati anche il Custoza, il Recioto, il Soave e il Bardolino. Stiamo parlando, d’altro canto, del territorio della Valpolicella.
Le torte tipiche di Verona
Nella ricca gamma di dolci caratteristici della città di Verona si fa notare la torta puina. L’ingrediente più importante di questo dolce è la ricotta, che non viene usata per la farcitura ma come elemento dell’impasto. Molto gustosi sono anche i crostoli, vale a dire le chiacchiere che vengono tipicamente preparate per il Carnevale. A Natale, invece, il dolce tipico della città di Romeo e Giulietta – ma mangiato in tutta Italia – è ovviamente il pandoro. Si può assaporare in qualunque mese dell’anno la torta di Verona, conosciuta anche come torta russa: dolce tra i più celebri del Veneto, deve la propria denominazione al fatto che la sua forma ricorda quella di un colbacco russo. Il suo sapore particolare deriva dalla contemporanea presenza delle mandorle e del rum, che lascia un aroma speciale.
A proposito di Pandoro
Il pandoro è una vera e propria leggenda, la cui nascita viene fatta risalire al lontano 1894. Merito di Domenico Melegatti: e il luogo in cui era situato il suo negozio riporta ancora oggi l’insegna dell’epoca, a ricordo e testimonianza di tale evento. Il nadalin, invece, viene ritenuto l’antenato del pandoro: la leggenda vuole che sia stato creato addirittura da un milite lanzichenecco.
Il bollito con la pearà
In una ideale classifica delle specialità di Verona, una menzione d’onore è d’obbligo per il bollito con la pearà, che consiste in una salsa tipica del territorio, denominata anche pepata. Per realizzarla, si fa sciogliere il midollo nel brodo, per poi unire sale, pepe, olio e pane grattugiato. La pearà può accompagnare non solo il bollito, ma anche altre tipologie di carne. E rimanendo in tema di carne, ecco la pastissada de caval, un invitante spezzatino che di solito viene servito con la polenta. Come il nome lascia intuire, si tratta di un piatto a base di cavallo. A tal proposito, si racconta che nel 489, in seguito a una battaglia sanguinosa fra Odoacre e Teodorico, i veronesi cucinarono le carni dei tanti cavalli che erano caduti nel corso del combattimento, speziandole con verdure e aromi e insaporendole con il vino rosso della Valpolicella.
I primi
Li abbiamo lasciati per ultimi, ma solo per dar loro il giusto risalto che meritano: parliamo dei primi piatti della cucina veronese. Iniziamo dalla pasta e fasoi, cioè la pasta e fagioli, e proseguiamo con il risotto al tastasal, che è l’impasto di carne con il quale si prepara il salame. Per questo risotto, è obbligatorio impiegare il vialone nano veronese IGP, qualità di riso che si può sfruttare anche per i risotti all’Amarone. La tradizione della pasta fatta in casa include i tortellini di Valeggio sul Mincio, con il ripieno di carne e una sfoglia estremamente sottile. Da provare a Verona anche i bigoli con le sarde, un piatto dalle origini povere che però, al giorno d’oggi, è uno dei protagonisti della gastronomia della città. Buon appetito a tutti, dunque!