Il presidente Kais Saied ha ottenuto una schiacciante vittoria alle elezioni tunisine di lunedì, mantenendo il potere dopo un primo mandato in cui gli oppositori sono stati imprigionati e le istituzioni del paese sono state riformate per conferirgli maggiore autorità.
Se le prime parole del presidente tracciano un continuum con quello che è diventato il suo mantra, ovvero una «lotta di liberazione nazionale» per «ripulire il paese da corrotti e cospiratori», i suoi avversari non sembrano accettare cosi facilmente l’esito delle urne. Zouhair Meghzaoui – che stando alle proiezioni si aggirerebbe intorno al 1,97% – ha dichiarato subito dopo la loro pubblicazione che le cifre sono erronee e ha invitato le forze dell’ordine a vegliare sul corretto scrutinio.
Un plebiscito, quello del presidente in carica, che era annunciato già fin dalla vigilia, ma che è stato legittimato da solamente il 28,8% degli elettori. Una percentuale che rappresenta un record negativo per le elezioni presidenziali e anche per Saied, che nonostante l’ampio margine di vittoria ha visto ridurre notevolmente il suo elettorato diretto.
“Ripuliremo il paese da tutti i corrotti e gli imbroglioni”, ha detto il populista 66enne in un discorso al quartier generale della campagna. Ha promesso di difendere la Tunisia dalle minacce straniere e nazionali.
Ciò ha suscitato allarme tra i critici del presidente, tra cui il professore di giurisprudenza dell’Università di Tunisi Sghayer Zakraoui, il quale ha affermato che la politica tunisina riguarda ancora una volta “il potere assoluto di un singolo uomo che si pone al di sopra di tutti gli altri e crede di essere investito di un messaggio messianico”.
La repressione messa in atto da Saied, ulteriormente intensificata in un clima elettorale segnato da vessazioni nei confronti di oppositori politici, giornalisti e ONG per i diritti umani, rischia di mettere in imbarazzo Bruxelles, che con il presidente tunisino ha rafforzato i legami e ha firmato nell’estate dell’anno scorso un partenariato globale e inclusivo, garantendo a Saied oltre un miliardo di euro, nel tentativo di stabilizzare il Paese colpito da una crisi economica molto profonda e di fermare le partenze dei migranti subsahariani dalle coste tunisine verso l’Europa.
Solo dieci giorni fa, il Parlamento di Tunisi ha approvato la riforma voluta dal governo, che prevede il trasferimento della giurisdizione sulle controversie dal Tribunale amministrativo ai tribunali ordinari. In sostanza, qualsiasi ricorso da parte dei candidati contro le decisioni dell’ISIE dovrà essere presentato direttamente alla Corte d’appello e alla Corte suprema. In base alla nuova legge, i risultati preliminari delle elezioni presidenziali possono essere contestati solo dinanzi al Tribunale di primo grado di Tunisi . Questa modifica ha scatenato le proteste dell’opposizione e della società civile, che si sono radunate fuori dal Parlamento di Tunisi lo scorso 27 settembre.