Una scelta difficile quella di ritirarsi per Rafael Nadal, maturata negli ultimi mesi, con tutti i dubbi, umani, che non fanno mettere d’accordo il corpo e la mente. Un equilibrio che oggi, 10 ottobre 2024, gli ha consentito di mettere alle spalle l’utopia di tornare in campo con la forza, la fame, la grinta che lo ha reso uno dei più grandi tennisti della storia del tennis. Quel Nadal non potrà più calcare i campi da tennis e quindi volta pagina.

La decisione di ritirarsi arriva dopo un lungo periodo segnato da infortuni, in particolare quello alla gamba sinistra, che lo hanno tenuto fuori per quasi tutta la stagione 2023. “La realtà è che gli ultimi anni sono stati difficili, soprattutto gli ultimi due. Non credo di essere stato in grado di giocare senza limitazioni e questo mi ha portato a prendere questa decisione”, dice ancora Nadal su Instagram.  

Lo spagnolo, vincitore di 14 Roland Garros, quattro Us Open, due Wimbledon e due Australian Open, ha compiuto 37 anni il 3 giugno e  negli ultimi tempi ha convissuto con una serie di infortuni, undici infortuni in tutto, uno diverso dall’altro. Per uno che ha vinto qualsiasi cosa dal 2009 al 2022, è una via crucis a ostacoli. Si è lesionato l’addome due volte, una frattura a una costola, i cronici problemi ai piedi, ma nell’elenco a ritroso c’è un manuale di anatomia patologica: spalla, scafoide, tendini, gluteo, quadricipiti, artrite traumatica, la rottura parziale di un tendine rotuleo. Un martirio.

Cinque minuti di video in cui il maiorchino ringrazia chi lo ha accompagnato in questi anni, oltre 20, ma è quando arriva a elencare i familiari che il sorriso, posticcio e tremolante, viene sopraffatto da un velo di lacrime. Quelle più vere e profonde di un ragazzo che taglia il filo, l’unico, che ha seguito sin da bambino e che adesso può solo riavvolgere per cercarne un altro da intessere con la stessa intensità.

Il tennis ci sarà ancora per un po’, sogna un addio vincente nella finale della Coppa Davis in casa, come nel 2004 quando, 17enne, contribuì in maniera decisiva alla conquista del trofeo per la Spagna, battendo Andy Roddick a Siviglia. Da Siviglia a Malaga sono trascorsi 17 anni, oltre mille incontri vinti, 209 settimane da numero 1. Risultati ottenuti in compresenza di due rivali-amici giganteschi come Roger Federer e Novak Djokovic. Nemesi dello svizzero e quasi in parità negli scontri col serbo, è stato forse il pendolo fra due mondi, in mezzo ai due per titoli Slam ma con una sua unicità. Catalizzatore di un tifo caliente e passionale, come il suo angolo, sempre pieno di amore perché prolungamento di casa, di famiglia. Quella a cui si è aggrappato anche oggi per trattenere le lacrime che, a telecamera spenta, saranno cadute a profusione fino a terra, una terra rossa, quella di cui sarà per sempre il re.